“Mannino temeva per la sua vita”

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13 Febbraio 2014, 12:44

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PALERMO– “Dopo l’omicidio Lima l’on. Mannino temeva per la sua vita. Disse a mio padre: ‘Il prossimo potrei essere io'”. Lo ha raccontato, deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, Riccardo Guazzelli, figlio di Giuliano Guazzelli, il maresciallo dell’Arma ucciso il 4 aprile del ’92 ad Agrigento. La testimonianza, per i pm, proverebbe i timori che avrebbero indotto l’ex ministro Dc Calogero Mannino a spingere l’allora capo del Ros, Antonio Subranni, ad avviare un dialogo con Cosa Nostra tramite l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. Il trait d’union tra Subranni, che è tra gli imputati del processo con l’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato, e Mannino, processato separatamente in abbreviato sempre per la trattativa, sarebbe stato proprio il maresciallo Guazzelli convocato più volte dall’ex ministro, preoccupato per la sua vita.

Il primo incontro tra i due avvenne a Palermo nella segreteria politica di Mannino a febbraio del ’92. Il politico raccontò al maresciallo di avere subito un’intimidazione. Poi si videro dopo l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, avvenuto a marzo dello stesso anno, e in quel caso Mannino esplicitò in modo netto i timori per la sua vita. Al processo sono imputati oltre a Subranni, i militari Mario Mori e Giuseppe De Tonno, Giovanni Brusca, Massimo Ciancimino, i boss Totò Riina, Antonino Cinà e Leoluca Bagarella, l’ex senatore Marcello Dell’Utri e l’ex ministro Nicola Mancino che risponde di falsa testimonianza. Il testimone ha poi parlato delle indagini che il padre svolse su Mannino, accusato di collusioni mafiose dal pentito Rosario Spatola, e del rapporto di amicizia tra il padre e Subranni. Il processo è stato rinviato al 27 febbraio prossimo per la conclusione dell’esame del collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo.

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(Fonte ANSA)

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13 Febbraio 2014, 12:44

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