Manovra, 'the day after': stupore di Cuffaro e richiesta di dimissioni

‘The day after’: dallo stupore di Cuffaro alla richiesta di dimissioni

Le reazioni dei deputati e il clima nella maggioranza
L'Ars e la manovra
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PALERMO – “Machiavelli professava che il fine giustifica i mezzi. Ma di fronte allo spettacolo offerto ieri dall’Assemblea regionale c’è da riflettere non solo sugli assai discutibili mezzi messi in opera, ma ancora più sul loro reale fine”.

Le parole di Totò Cuffaro, segretario nazionale della Dc, scandiscono il “day after” della manovra quater a metà mattina. Un giorno nero per la maggioranza, colpita dal voto segreto, che ha fatto cadere misure care ad alcuni assessorati.

“Quanto accaduto in Aula – ha aggiunto Cuffaro – lascia attoniti”. Il lessico ha il sapore, amaro, di una resa dei conti tra “alleati”, dei quali l’ex presidente della Regione sottolinea la “totale grettezza sociale prima che politica”. Quindi l’elenco delle bocciature, “norme come quella sulla fiction dedicata a Biagio Conte, quella relativa al South working, i laghetti collinari, la legge sull’editoria, e altre”.

“I falsi amici sono come quei commensali che si sfilano opportunisticamente da un consesso, idealmente condiviso, per aggregarsi ad altro, reputato temporaneamente più vantaggioso”, dice ancora Cuffaro.

La manovra in salita e FdI col ‘cerino’ in mano

Una manovra in salita, avevamo anticipato, durante un’attesa condita da apparenti intese, come la scelta dell’avvocato Pietro Ivan Maravigna alla Corte dei Conti e, soprattutto, colpi di scena, come l’asse per i fondi per l’Ipab di Paternò, la città del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, tra FdI, M5s, Mpa e Pd. Proprio mentre sul partito guidato da Giorgia Meloni, rimasto col ‘cerino’ in mano, si concentravano i sospetti, per il voto dei franchi tiratori.

Non a caso è il capogruppo dei meloniani Giorgio Assenza a intervenire: “Attribuire a Fratelli d’Italia 17 franchi tiratori è una mistificazione della realtà: il fenomeno, infatti, ha evidentemente coinvolto tutti i gruppi di maggioranza”.

Pallottoliere alla mano, Assenza sposta l’attenzione sul “partito del presidente della Regione, quindi come ha giustamente sottolineato il nostro commissario regionale Luca Sbardella, non ci stiamo a passare da capro espiatorio”.

E ancora, “noi di Fratelli d’Italia – insiste Assenza – siamo rimasti in Aula e abbiamo sostenuto la manovra quater. Se altri partiti della maggioranza invece di scegliere l’Aventino si fossero comportati allo stesso modo, probabilmente sarebbero stati approvati più articoli”.

Galvagno: “Ci hanno lasciati soli”

La ‘solitudine’ di Fdi diventa un refrain. “Mi dispiace molto da dirigente di FdI che tutti i deputati di Forza Italia, della Lega e della Democrazia cristiana abbiano lasciato da soli – scrive su Facebook il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno – e ad un triste destino, in aula i deputati di Fratelli d’Italia che hanno difeso, per quello che hanno potuto, gli articoli rimasti nel testo, salvando diverse norme tra cui quella sull’esenzione dei canoni irrigui ma al contempo purtroppo hanno visto bocciare norme che riguardavano proprio gli assessorati di Fratelli d’Italia”.

Il solco tra alleati è profondo. “Assistere a dei teatrini comici e surreali – dice ancora Galvagno – come la richiesta di numero legale, fatta da un importante deputato di Forza Italia, fa riflettere. Probabilmente, se quei deputati che gironzolavano tra i corridoi fossero rientrati, avremmo potuto salvare qualche articolo in più”.

La Regione interviene con una nota, annuncia l’approvazione della manovra quater con 200 milioni di euro di investimenti, ma sottolinea che “le dinamiche d’Aula, e in particolare l’uso del voto segreto, hanno bloccato misure caratterizzanti, fortemente sostenute dal governo”.

Germanà: “C’è un problema di tenuta della maggioranza”

“Il voto segreto c’è sempre stato, ma qui il problema riguarda piuttosto la tenuta della maggioranza. Se i partiti non hanno la forza di guidare le loro truppe quello è un problema. Come Lega siamo sempre stati alleati leali, in ogni occasione”. Nino Germanà, il segretario della Lega, parla di “tensione che si è alzata moltissimo. Quello che è successo va oltre i limiti della decenza”.

“Credo che ieri nel Parlamento regionale – insiste Germanà – sia stata scritta la pagina più brutta di questa legislatura. Le legittime rivendicazioni dei partiti ci possono stare, ma ci sono sedi in cui farle e non si può fare un simile teatrino nella sede parlamentare. Se ci sono cose da chiarire in maggioranza non si fanno sgambetti in Aula, ma ci sono vertici e confronti nelle sedi di partito”. L’opposizione, nel frattempo, affila le armi.

Barbagallo (Pd): “Schifani si dimetta”

“Un terzo della manovra bocciata da metà della maggioranza di Schifani – afferma Anthony Barbagallo, segretario siciliano del Pd – vestita da franchi tiratori. Non servono più ulteriori commenti. Il presidente della Regione ne tragga le conseguenze: non tenga più in ostaggio la sua terra e restituisca la parola agli elettori”.

E ancora: “Il presidente della Regione Schifani prenda atto della crisi irreversibile in cui versa il suo governo. Non ci sono più le condizioni per andare avanti, rassegni le dimissioni e liberi i siciliani dalla cappa di clientele di potere che sta opprimendo la Sicilia. Un guazzabuglio su cui ieri, grazie anche all’azione del gruppo Pd all’Ars, si è materializzata la crisi in cui versa il centrodestra: 15 articoli bocciati, alcuni dei quali da 17 franchi tiratori, cioè la metà dei deputati della presunta maggioranza di centrodestra”.

Di Paola (M5s): “Sonora sberla al cuffarismo e ai suoi ‘figli’

Nuccio Di Paola, coordinatore siciliano del M5s e vicepresidente dell’Ars affonda: “La sonora e clamorosa disfatta del governo a Sala d’Ercole è un avviso di sfratto a Schifani, ma anche una sonora sberla al cuffarismo che, checché se ne dica, al momento è il vero motore della Regione. Dc e Lega, più di Schifani, attualmente fanno il bello e cattivo tempo nei palazzi del potere, inevitabili pertanto i mal di pancia dei loro compagni di cordata, allineati e coperti alla luce del sole (ma neanche troppo, se si pensa alle recenti nomine della sanità) e pronti a levarsi mucchietti di sassolini dalle scarpe al buio del voto segreto in Aula”.

Sempre nel M5s, la deputata Lidia Adorno rincara la dose: “Il poltronificio costruito da Schifani in questi tre anni gli si è rivoltato contro, provocando malumori insanabili persino all’interno di quello stesso centrodestra che lo ha scelto alla guida della Regione”.

Mannino (Cgil): “Preoccupati in vista della finanziaria”

Alfio Mannino, il segretario della Cgil Sicilia, tra i possibili candidati presidente alle regionali 2027, attacca: “Le variazioni di bilancio hanno dato un’ulteriore dimostrazione che siamo di fronte a una maggioranza non unita da un progetto di governo, ma che regge solo quando gli interessi clientelari dei suoi componenti coincidono. Questo ci preoccupa in vista della discussione sulla finanzaria, la Sicilia, essendoci notevoli risorse da indirizzare, potrebbe infatti perdere grandi opportunità”.

“Una manovra sgangherata – conclude il sindacalista – che avevamo criticato già alla prima ora, che non dà risposte a problemi importanti”.

Italia Viva attacca

Fabrizio Micari, componente del direttivo di Italia Viva Sicilia è un fiume in piena: “Quello che è successo e sta ancora succedendo all’Ars è inaudito. Articoli della manovra quater bocciati uno dopo l’altro con il voto segreto. Riunioni febbrili per capire come salvare il salvabile. Interruzioni continue. Schifani che chiede alla maggioranza di abbandonare l’aula, ma è seguito solo da Forza Italia, Lega e DC. Governo completamente allo sbando”.

“E tutto parte, naturalmente, da una questione di nomine e di poltrone. Era il loro collante, l’unico. Basta. La Sicilia non merita tutto questo. I siciliani – conclude l’ex rettore dell’università di Palermo – hanno bisogno di un governo serio. Andate a casa”, conclude.


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