23 Maggio 2009, 15:36
2 min di lettura
Solo con la formazione bergamasca è riuscito davvero Doni è riuscito a esprimere il proprio talento. A Bergamo lo chiamano anche MaraDoni. Irriverenti, certo. Ma il fantasista romano (nato da genitori liguri) nel 2000 ha trascinato la Dea, allora allenata da Vavassori, in serie A, ha sempre fatto la differenza, si è fatto amare come nessuno dalla curva nerazzurra, che l’ha riaccolto anche in quello che sembrava l’autunno della sua stagione, dopo le esperienze in blucerchiato e al Maiorca. Niente a che vedere con i mugugni che fin da adesso stanno riaccompagnando Cannavaro alla Juve. La gente di Bergamo non ha mai dimenticato Doni, ricambiata alla perfezione. Non a parole, ma in campo. La gente di Bergamo ha goduto e gode della sua tecnica, dei suoi assist, delle sue punizioni, di una certa continuità. Doni si è rimesso in gioco anche negli schemi di Del Neri, ha esaltato le doti realizzative di Floccari che, infortunato, l’ha lasciato “orfano” in queste ultime giornate.
È in casa di questo campioncino della periferia dell’impero calcistico che i rosanero cercano l’ennesimo slancio verso il futuro e una vittoria in trasferta che faciliterebbe tutto. Il capitano dei nerazzurri sarà il primo pericolo e l’ultimo ad arrendersi se i rosanero riusciranno a imporre il loro ritmo. La difesa di Ballardini è avvisata…
Pubblicato il
23 Maggio 2009, 15:36