19 Novembre 2023, 05:01
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PATERNÒ (CATANIA) – Tra le lettere che Giuliano Salpietro ha inviato, ai suoi amici ed alla fidanzata, ci sono stralci che ti strappano il cuore. “Spero di non dover passare un altro natale in questo inferno perché già sto soffrendo tanto e sto subendo cose che non merito assolutamente…non dovrei stare qui nemmeno per un minuto e invece sono qui rinchiuso da innocente!!! Questo mi fa stare male. Mi angoscia, mi toglie ogni speranza, ogni giorno che passo qui. Mi logora dentro questa situazione e mi sento in un limbo come se la mia vita non ci fosse più… mentre tutto quello che c’è fuori da questo inferno va avanti..io resto fermo qui ad appassire sia fisicamente che mentalmente.
Sono stanco e non riesco più a sopportare questa ingiustizia…qui dentro si diventa sterili ad ogni emozione si subisce passivamente si può solo pregare e sperare che le cose si sblocchino.”
Ed ancora: “Spero un giorno che esca fuori la verità e che sia fatta giustizia, lotterò fino all’ultimo giorno della mia vita per dimostrare la mia innocenza. purtroppo devo affrontare questo inferno, spero di uscire da qui il più presto possibile”.
E poi: “Ogni giorno che passa è un macigno sulle spalle, è vita in meno camminando sempre con più fatica. Stare qui è sofferenza. Regna solo malessere spero che tutto questo patimento da innocente finisca al più presto..sarà rinascere una seconda volta, e quando la sofferenza provata tornerà a bussare grazie al vostro amore riuscirò a cancellarla. Amore e libertà un connubio perfetto che mi porta alla felicità!”.
Lo abbiamo già raccontato e scritto: il sospetto che si possa essere in presenza di un tremendo errore giudiziario è forte. E, forse, è ancor più angosciante immaginare che possa essere davvero così. Quello del 36enne farmacista Giuliano Salpietro è un caso giudiziario che sfugge alle consuete pieghe di una normale ricostruzione dei fatti e si perde tra le contraddizioni di un racconto che va bel oltre le consuete fasi istruttorie. Dove le prove sembrano essersi tramutate in ipotesi. E viceversa.
Ieri pomeriggio, la famiglia di Giuliano con mamma Maria ed i fratelli Alessandro e Riccardo, i suoi amici ed anche tantissima gente che non lo ha mai conosciuto ma che si è immedesimata in una storia dai contorni ferocemente pirandelliani, ha dato vita ad una fiaccolata silenziosa e pacifica per sensibilizzare sulla vicenda. Una marcia che ha coinvolto centinaia di cittadini – presenti anche diversi consiglieri comunali ed il sindaco Naso – che non è stata pensata per andare contro qualcuno o qualcosa: bensì è stato un appello accorato a parlare di un caso torbido e colmo di gravi lacune. Nonostante un iter processuale che ha già conosciuto i tre gradi di giudizio.
La famiglia di Salpietro si aggrappa in queste ore all’ultima fiammella di speranza: le carte sono affidate al legale Rocco Di Dio. Possibile che nei prossimi giorni possa spuntare fuori qualche novità capace di riaccendere i riflettori sulla condanna di Giuliano. Che si professa da sempre innocente.
Parte tutto da una notte di fine luglio del 2016. Giuliano Salpietro a quel tempo ha 29 anni ed assieme al fratello Alessandro e un amico, concludono la loro serata taorminese. Vanno a piedi verso il parcheggio dove hanno lasciato la vettura incrociando una ragazza che li supera lasciandoli alle proprie spalle.
A distanza di qualche minuto, ma da tutt’altra parte rispetto alla strada che li aveva visti incontrare ed al percorso fatto, la stessa ragazza subisce una meschina aggressione a sfondo sessuale. Un fatto meschino, quanto grave.
Ma nel mezzo di una sintesi estrema dei fatti, c’è da dire del raffronto tra una foto scattata all’aggressore e le riprese delle telecamere a circuito chiuso che riprendono il gruppetto dei tre (dove c’è anche Giuliano) che prosegue per la sua strada, come detto, verso il parcheggio. Aggressore e Giuliano hanno incredibilmente un abbigliamento molto simile: persino nei colori. Scatta da qui la suggestione di un iter giudiziario che porta alla condanna di Salpietro a 5 anni e 3 mesi da parte del Tribunale di Messina.
E poi restano quella lettere dal carcere: “Mi manca ridere, scherzare, semplicemente stare assieme anche senza fare niente. Penso che non c’è cosa più bella di avere degli amici veri che ti vogliono bene sempre e che non ti abbandonano nei momenti più difficili della vita”. Come chi ieri ha partecipato alla fiaccolata scandendo l’unica frase coniugabile con la verità: “Giustizia per Giuliano”.
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19 Novembre 2023, 05:01