12 Giugno 2012, 07:30
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Marco Venturi, assessore alle Attività produttive del governo Lombardo, lascia cadere qualche battuta, goccia a goccia. In sottofondo, al telefono, rumori sparsi e il gracidare degli altoparlanti. Il classico vocio da aeroporto. La storia dei co-inquilini di Palazzo d’Orleans somiglia a “Dieci piccoli indiani”, giallo a scomparsa, in cui si assiste alla sparizione dei protagonisti dalla scena – per episodi in verità cruenti – uno a uno. Mario Centorrino è già un ex, anche se ha domandato a Raffaele la grazia di un differimento in qualità di amico del Pd, giusto per la cortesia dovuta agli ex alleati. Chissà se Marco Venturi – brillante figura di Confindustria, col peccato originale di una presunta vicinanza a Beppe Lumia – cova la stessa apprensione psicologica di uno degli ultimi indiani.
Assessore, come sta?
“Sono in partenza”.
Pure lei?
“All’aeroporto”.
Ah, ecco. Resiste, insomma.
“Ci sono delle cose importanti da fare, delle riforme da portare a termine. Tutto qui”.
Saprà già dell’assessore Centorrino. Lei al suo posto come si comporterebbe, se il governatore le chiedesse di dimettersi?
“Non me lo farei certo dire a mezzo stampa. Penso che avrei l’opportunità di parlarne con lui”.
Ma lei rimane o va via?
“Come le ho detto, ci sono cose importantissime sul tavolo”.
Per esempio?
“Solo per il mio assessorato, l’elenco è lungo”.
Citando a saltare.
“La Fiat, Fincantieri, Italcementi, le Asi…”.
Non è un po’, magari oggettivamente, imbarazzato?
“Perché?”.
Vanno via tutti.
“Guardi, quando ho cominciato il mio cammino, tre anni fa, il governo era essenzialmente politico. Poi è diventato tecnico. Ora assume di nuovo una fisionomia più politica”.
Tutto nella norma.
“Penso a condurre nel modo migliore il mio lavoro. Ci sono le riforme”.
Se il governatore, per ipotesi, le chiedesse un passo indietro?
“Non mi pare un argomento d’attualità”.
E se glielo chiedesse sul serio?
“Non ne abbiamo parlato. Scusi, è tardi”.
Buon viaggio, assessore.
“Grazie”.
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12 Giugno 2012, 07:30