15 Dicembre 2012, 20:48
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TRENTO – “Io credo nell’educazione, credo nella scuola e nella formazione delle giovani coscienze”. Così Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, oggi a Trento. “Un giorno – ha detto davanti a centinaia di studenti riuniti alla Federazione delle cooperative per l’incontro – qualcuno disse che la mafia sarà debellata da uno sterminato esercito di maestri elementari. È l’immagine giusta per descrivere l’importanza che hanno i vostri insegnanti, i vostri temi in classe, ma soprattutto quel che vi nasce in fondo al cuore: l’amore per la giustizia e per il nostro Paese, che dev’essere testimoniato nel grande o nel piccolo da ognuno”.
“È questa, in definitiva, l’eredità – ha sottolineato – che ci hanno lasciato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche i moltissimi servitori dello Stato caduti in questi decenni sotto i colpi delle organizzazioni criminali”.
“Dopo la tragedia di Capaci ebbi un attimo di scoramento – ha proseguito -. Non preoccuparti, mi disse Paolo Borsellino, ci penserò io a proseguire il lavoro di Giovanni. Due mesi dopo la mafia uccise anche lui e la sua scorta e mi sentii persa. Di lì a qualche giorno però ci fu la svolta: fu una mia amica a portarmi un biglietto trovato ai piedi dell’albero piantato a Palermo in ricordo di mio fratello. Era stato scritto da un abitante del quartiere palermitano di Ballarò, una zona povera: ‘Non siete morti invano, c’era scritto, il vostro sangue sarà per noi concime per far crescere la rivolta civile!’. Ecco, se i siciliani più emarginati la pensavano così, voleva dire che qualcosa s’era spezzato nell’indifferenza e nell’omertà della mia isola, significava che le cose potevano cambiare. Da lì sono partita, da lì siamo partiti”.
“Ho letto che il nuovo presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Giovanni Ardizzone, da poco rieletto, ha chiuso il suo discorso d’insediamento con una dedica particolare ai giudici, a quei giganti sulle cui spalle noi siciliani siamo seduti”.
Nel discorso “ha ricordato anche Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che hanno pagato con la vita – ha evidenziato Maria Falcone – la devozione per la loro terra, per il loro Stato. Aggiungo mio. Ecco: se dopo vent’anni il presidente dell’assemblea legislativa siciliana dice queste cose, significa che anche il lavoro della Fondazione intitolata a mio fratello e a sua moglie ha avuto un senso, significa che la mia presenza qui tra di voi, in Trentino, è una delle mille tappe che ho percorso in questi anni, incontrandomi con centinaia e centinaia di scolaresche per parlare di legalità e per far capire che tutti, dal più grande al più piccolo, possono dare il loro contributo”.
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15 Dicembre 2012, 20:48