24 Marzo 2013, 17:00
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CATANIA – Sono due delle donne “forti” della Procura di Catania, rispettivamente coordinatore del pool antipedofilia e sostituto alla Dda. Sono Marisa Scavo e Iole Boscarino che, in una intervista di Elena Giordano, si raccontano sul numero in edicola di I love Sicilia. Tra pubblico e privato.
Agli antipodi per temperamento, abitudini, visione della vita, le due “magistrate” catanesi si occupano “insieme a ottimi colleghi” di delicatissime indagini che riguardano da una parte (Marisa Scavo) pedofilia, stalking, violenze sessuali, femminicidi e reati contro la famiglia, dall’altra (Iole Boscarino) mafia e quindi omicidi, estorsioni, concussione, e tutto quello che riguarda “i reati attinenti alla limitazione della libertà personale in tutte le sue forme, dalla violenza privata fino all’uso distorto del potere pubblico”. Pronte a festeggiare l’anniversario dei 50 anni dal primo concorso per le donne italiane in magistratura (era il 1965 quando, dopo un concorso con 5.600 candidati, vennero nominate le prime otto donne magistrato), Marisa Scavo e Iole Boscarino hanno una certezza: “Le donne hanno una marcia in più”. E non si riferiscono alla “congenita” competizione tra uomini e donne, ma al fatto che l’ambiente circostante “anche fuori dal tribunale” per una donna non è sempre favorevole e che “per fare qualunque mestiere devi avere tanta forza e tanta determinazione”. Caratteristica che a loro di certo non manca. E ricetta contro ogni forma di diffidenza.
Così sono andate avanti e oggi si occupano di inchieste delicate. Qualche esempio? Iole Boscarino ha in mano uno dei grandi processi catanesi degli ultimi anni: Iblis, l’inchiesta che vede imputati Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo. E con loro altri politici, imprenditori, colletti bianchi, ma anche decine di boss dal pedigree di tutto rispetto. A Marisa Scavo, invece, il difficilissimo compito di occuparsi di bambini violati: “Un bambino che ha subito violenze da piccolo sarà un adulto con problemi molto seri”. Sono sue, tra le altre, la recente maxi operazione Rescue che ha visto indagati 459 pedofili in tutto il mondo tra cui 71 italiani; l’indagine su una madre che abusava del figlioletto con oggetti sacri e vestita da suora; quella dell’insospettabile marito e padre sieropositivo che adescava (e dunque contagiava) ragazzini su internet per poche decine di euro; l’ultima, di pochi giorni fa, di quell’affermato ematologo che effettuava in ospedale visite particolarmente approfondite sulle pazienti più giovani.
Ha iniziato presto la Scavo. Nel 1980, a soli 33 anni, era già Pretore a Gela e “già prima che arrivassi mi dicevano che non avrei potuto esercitare perché mi sarei messa subito in maternità. Pensi che proprio per smontare queste dicerie aspettai ben sei anni prima di decidere di fare il primo figlio”. Legge i classici della letteratura europea, ama Tracy Chevalier, cucina “tutti i giorni per la mia famiglia” e sostiene che “il mondo non si può cambiare, ma ognuno di noi può dare un contributo per migliorarlo”. Ama la sua città “che però vive nel totale disprezzo delle regole” e adora viaggiare “con i miei ragazzi e mio marito” al quale è legata da quando aveva 15 anni.
Iole Boscarino, giovane donna e mamma di due piccoli di 6 e 8 anni, è affezionata al suo profilo basso “perché di estetiste e belletti non me ne frega niente”. In più è tifosa sfegatata del Catania e “se il lavoro e i bambini lo permettono” lascia tutti la domenica per scappare allo stadio. A 35 anni era già alla Dda: “Non sono una persona che perde la calma facilmente e non credo di aver mai accusato qualcuno ingiustamente. I processi lo confermano”. La sicurezza? “Non mi sono mai posta il problema di quella mia personale – spiega – ho la scorta ma quando posso ne faccio a meno. Tutti noi, qui dentro, diamo per scontato che il nostro è un lavoro rischioso, ma la spinta verso la verità è sempre più forte”. Oltre al processo Iblis, su cui è concentrata ma di cui non vuol parlare, ricorda Cherubino “in cui ho ottenuto il sequestro di tutto, un enorme patrimonio immobiliare e societario. Questo processo ha sconfitto il monopolio nel settore delle pompe funebri della famiglia D’Emanuele, cugini di primo grado di Nitto Santapaola”, ma anche l’arresto del boss Lucio Tusa, con l’operazione Gabel “appartenente alla famiglia dei Madonia, unico e importante elemento di raccordo tra i catanesi e Cosa Nostra palermitana anche grazie al fratello Francesco che vive a Bagheria”.
Quindi, entrambe, quasi a bocca chiusa, ammettono che “nessuna critica è da fare ai magistrati che scelgono la politica. È un loro diritto costituzionalmente garantito, purché si faccia una scelta chiara e precisa”. Finché si è magistrati, insomma, non è opportuno esprimersi, ed “è evidente che – spiega la Boscarino – non deve trapelare in alcun modo ciò che personalmente pensiamo anche nelle azioni quotidiane”.
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24 Marzo 2013, 17:00