Maroni e la polemica sui migranti | L’altolà tra critiche e sostegni

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09 Giugno 2015, 00:30

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PALERMO – C’è chi, come il prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento per l’Integrazione, cita i numeri dell’emergenza immigrazione e spiega che la Lombardia “ha accolto molti migranti in meno rispetto ad altre regioni”, e chi, come il premier Renzi, ricorda che “bisogna dare degli incentivi” a quei comuni che aiuteranno a risolvere il problema immigrazione. A diverse ore ormai dall’uscita del governatore della Lombardia Roberto Maroni, che ha minacciato di tagliare i trasferimenti a quei comuni che accetteranno di accogliere nuovi immigrati, il tema detta l’agenda della politica italiana.

Morcone snocciola i dati contenuti nell’ultimo report del ministero dell’Interno. A febbraio 2015, su un totale di 67.128 presenze, il 21% dei migranti è stato ospitato in Sicilia, il 13% nel Lazio. Molto più basse le percentuali in Lombardia (9%) e delle altre due regioni i cui governatori hanno fatto da sponda a Maroni: il Veneto di Luca Zaia (4%) e la Liguria di Giovanni Toti (2%). In sostanza, complessivamente le tre regioni “disobbedienti” hanno accolto meno della sola Sicilia. “La Lombardia, rispetto al numero degli abitanti e al Pil regionale – spiega Morcone – è decisamente in debito di accoglienza. L’ex ministro Maroni avrebbe fatto bene a riflettere prima di parlare”.

Renzi, in Germania per partecipare a una riunione del G7, ricorda che “fu proprio Maroni, quando era ministro dell’Interno, a decidere di dividere i migranti per le varie Regioni. È difficile parlare di immigrazione e chiedere un coinvolgimento dell’Ue quando alcune Regioni del tuo stesso Paese – è il pensiero del presidente del Consiglio – dicono che il problema non li riguarda”. Secca anche la replica del Viminale. “Chiediamo un’equa distribuzione dei migranti in Italia, così come in Europa, ed è un atteggiamento insopportabile di odio verso il sud dire ad alcune regioni ‘sbrigatevela da soli’ – sostiene il ministro dell’Interno, Angelino Alfano -. Vorrei che tutti si appropriassero della propria biografia senza ‘sbianchettarne’ pagine: chi è stato ministro dell’Interno deve conservare il senso della propria missione istituzionale, anche se ha cambiato incarico”.

“La Lega continua a scaricare su altri i problemi legati all’immigrazione – afferma governatore siciliano Rosario Crocetta -. La ventilata minaccia del governatore della Lombardia di ridurre i trasferimenti ai comuni che accolgono i migranti è totalmente anti-costituzionale e quindi inefficace – ha aggiunto Crocetta -. Dietro il pensiero di Maroni e della Lega c’è ancora una volta l’idea di penalizzare il Mezzogiorno. La Lega continua a dimostrare di poggiarsi su logiche antimeridionaliste”.

Le parole di Maroni trovano, invece, il sostegno del leader del Caroccio, Matteo Salvini. “Se Renzi e Alfano pensano di prendere il nord come soggiorno per i clandestini hanno sbagliato tutto. Siamo pronti a bloccare le prefetture e a presidiare tutte quelle strutture che a spese degli italiani qualcuno vuole mettere a disposizione di migliaia di immigrati clandestini”. Pronto a seguire l’esempio di Maroni il neo governatore della Liguria Toti. “Il governo deve smetterla di frignare sui profughi. Ha ragione Maroni. Scriverò con ferma cortesia ai prefetti e poi a tutti i sindaci della Liguria per bloccare gli arrivi”. Per Zaia, appena rieletto governatore del Veneto, “siamo una bomba che sta per esplodere”

In Sicilia, oltre a Crocetta, parla anche il presidente regionale dell’Anci, Leoluca Orlando. “Noi sindaci non vogliamo essere considerati complici del genocidio in corso nel Mediterraneo”, afferma bollando come “assurda” la presa di posizione di Maroni. Parole che secondo il sindaco di Palermo “lasciano di sasso non solo per la durezza ma per la totale mancanza di umanità”.

E c’è chi, come il deputato regionale del Pd Fabrizio Ferrandelli, vede una “lucida strategia” dietro la presa di posizione del governatore lombardo. “La minaccia di Maroni arriva ad una settimana dalla discussione e votazione della proposta della Commissione europea che alleggerirebbe l’Italia di 24mila profughi da redistribuire, con un sistema di quote obbligatorie, tra gli altri Paesi europei – spiega Ferrandelli -. Una decisione non scontata e che, con l’iniziativa come quella di Maroni, condivisa pure da Zaia e Toti, potrebbe essere respinta. Se la proposta non passerà, sarò io stesso ad accompagnare i profughi del prossimo sbarco a Palazzo Lombardia”.

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09 Giugno 2015, 00:30

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