08 Giugno 2018, 22:15
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CATANIA – Il Re è morto, lunga vita al Re. I dem si stringono attorno al reggente Maurizio Martina che arriva in città e tira la volata per le elezioni amministrative. Nel Pd nazionale qualcosa bolle in pentola, proprio oggi Martina ha annunciato una fase costituente per rilanciare il partito. Chi invece rimane sempre al proprio posto è il candidato sindaco Enzo Bianco. Trent’anni dopo non ha perso lo smalto e, in barba ai bookmakers, è deciso ad andare fino in fondo e non farsi “rottamare”. Cinque anni dopo il volto di Casa Catania, quartier generale del sindaco è mutato: un’altra sede, più piccola, che non affaccia su una strada principale. In sala ad attendere Martina ci sono molti supporter e candidati. Ma anche diversi big del Pd: il deputato regionale Anthony Barbagallo, il segretario regionale Fausto Raciti, l’eurodeputata Michela Giuffrida, Il segretario provinciale dem Enzo Napoli, le ex deputate Concetta Raia e Luisa Albanella, gli ex assessori Angelo Villari e Luigi Bosco e gli assessori Orazio Licandro e Saro D’Agata. Assenti invece i dioscuri del renzismo etneo: il deputato Luca Sammartino e la senatrice Valeria Sudano. Ma in piena campagna elettorale è meglio non inoltrarsi tra i meandri della dietrologia.
Martina non lesina critiche al nuovo esecutivo gialloverde. E lo fa a modo suo segnando una distanza siderale con i capi politici di Lega e Cinquestelle intervenuti domenica in città. Il tono è pacato e fa da contraltare all’asprezza della contesa politica della fase attuale. “Siamo preoccupati per le continue esternazioni dei ministri, sembrano ancora in campagna elettorale, dobbiamo dire che è finita. Lega e M5s ora hanno una responsabilità di governo: misurino le parole”, argomenta. “E’ il momento di smetterla con proclami quotidiani e concentrarsi sui problemi reali degli italiani. Il messaggio deve essere questo: finitela con questa campagna elettorale permanente, adesso state all’altezza dei problemi e di temi veri che l’Italia ha di fronte a sé”, attacca l’ex ministro. Nel frattempo i dem ripartono dai territori e dalle competizioni amministrative. “Noi stiamo lavorando con grande forza e sostegno per tutti i nostri candidati alle amministrative, come facciamo stasera accanto a Enzo Bianco. L’idea è semplice e decisiva: portare alla guida delle amministrazioni comunali persone capaci, oneste con progetti aperti di rinnovamento. E farlo con chi non specula sui problemi, non getta benzina sul fuoco dei problemi, ma, evitando i proclami, questi problemi li vuole risolvere”, spiega.
Il reggente invita a “pesare le parole” quando si affrontano temi delicati come l’immigrazione. Martina suggerisce a Salvini di prendere spunto dalla “serietà” dimostrata da Bianco quando guidava il medesimo dicastero. La ricetta, ribadita poco dopo anche dal sindaco è semplice: “Meno dirette Facebook e più ore in ufficio”. “Gli darei lo stesso consiglio che gli ha dato il suo compagno di partito ed ex ministro Roberto Maroni”, chiosa Bianco. Sul valore politico in chiave nazionale del voto catanese Martina frena. “Noi dobbiamo sostenere i progetti locali dal basso sostenendoli pensando al futuro della città: non c’è bisogno di mettere cappelli nazionali a vicende che devono rimanere locali e devono viaggiare sulle gambe e l’impegno di chi anche dopo il voto si ritroverà responsabile di una comunità”, dice il reggente dem. “Ho iniziato un progetto 5 anni fa che con grande onestà intellettuale ho definito Catania + 10 perché avevo la consapevolezza che una città che era sprofondata nel buio, non in senso figurato ma letterale, necessitava di un lungo percorso”, spiega Bianco. “Con la mia esperienza posso permettermi un progetto ambizioso” dice indicando la strada della rigenerazione e snocciolando dati e obiettivi raggiunti. Bianco rivendica la veste “civica” della coalizione mutilata del simbolo dem, ma non rinnega l’appartenenza al Pd. “Sono uno dei fondatori del partito e ne sono orgoglioso”, ruggisce.
Il non detto di diversi passaggi richiama a livello carsico una sintonia con l’esperienza di Gentiloni. Bianco cita spesso la metropolitana, la rete fognaria e rivendica che “la St è tornata a investire per il rinnovato senso di fiducia” che si respira in città. Gli abituali colpi di fioretto lasciano il posto a sciabolate in piena regola quando parla dei tredici anni di amministrazione del centrodestra. “Avevano trasformato Catania in una giungla” attacca Bianco che parla di una città allo sbando e senza regole dove “l’abusivismo era considerato una specie di ammortizzatore sociale”. E lancia il guanto di sfida a poche ore dal silenzio elettorale.
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08 Giugno 2018, 22:15