11 Marzo 2015, 17:07
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PALERMO – Si sarebbe dovuto parlare di testo unico delle attività produttive, ma questo pomeriggio a farla da padrone a sala d’Ercole è stato il duro botta e risposta tra Antonello Cracolici e la giunta della Camera di Commercio di Palermo. A prendere la parola per primo, il deputato pentastellato Giancarlo Cancelleri, che a nome dell’intero gruppo si è accodato all’appello di Cracolici affinché il governo regionale proceda al commissariamento della Camera di commercio e anche della Gesap. “Dobbiamo mandare un segnale chiaro, diverso – ha detto Cancelleri -. Lo dobbiamo non soltanto ai siciliani, ma anche agli italiani che guardano alla Sicilia come a una terra che sta costruendo la sua possibilità di riscatto”. A fargli eco, immediatamente dopo, il deputato del Megafono Antonio Malafarina, che si è rivolto all’assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri, chiedendo ancora una volta di azzerare la governance della camera di Commercio del capoluogo.
Ma la Vancheri ha subito precisato di aver avviato già nel giorno dell’arresto dell’ex presidente, Roberto Helg, un’ispezione “che si concluderà nelle prossime 48 ore. Il governo – ha aggiunto – sostiene la posizione del commissariamento come ipotesi più giusta per garantire la trasparenza e le imprese”. Mentre in Aula prosegue il dibattito, anche il governatore Rosario Crocetta è intervenuto sul tema, con una nota che annuncia il commissariamento come “unica soluzione possibile”. “Mi meraviglia – ha sottolineato Crocetta – la resistenza che i dirigenti della Camera di commercio di Palermo manifestano rispetto al possibile commissariamento dell’ente. Occorre capire che nella situazione attuale un bravo commissario potrebbe contribuire, dopo una fase di ricerca della verità, a una riorganizzazione efficiente e trasparente. Per quel che ci riguarda, stiamo aspettando l’esito della commissione ispettiva, ma in ogni caso un commissariamento mi sembra l’unica soluzione”.
Ma Cracolici rincara la dose: ”il governo – ha detto – avrebbe già dovuto commissariare ieri, in senso metaforico. Perché la governance era già comunque delegittimata. Non si capisce la gravità di quello che è avvenuto. Il problema non sono i ladri – ha aggiunto in Aula -. Qui si pone un problema. La Camera di commercio, ente di diritto pubblico, non può avere un Presidente che è un imprenditore fallito, al di là del suo arresto”.
Insomma, un dibattito dai toni accesi, che secondo il presidente della Commissione Antimafia, Nello Musumeci, è stato invece “infelice e grigio”. Secondo Musumeci, “con gente come Helg certa politica ha determinato candidature ed elezioni, appoggi e sostegni concreti”. “Mi indigno di fronte all’antimafia del giorno dopo – ha aggiunto il presidente della commissione d’inchiesta sulla criminalità organizzata -, quando qualcuno pensa di difendere la dignità di questo parlamento e lo fa a fronte di un comunicato della Camera di Commercio, ma non ha avvertito lo stesso bisogno quando il presidente della Regione ha sostenuto che in quest’Aula c’erano deputati eletti con il sostegno della mafia. Silenzio assoluto, mentre il presidente della Regione, a conoscenza di notizie di reato, non ha informato la procura della Repubblica né la commissione antimafia”.
A replicare invece alle parole del governatore è stato invece il Presidente della Camera di commercio facente funzioni Alessandro Albanese, che all’Adnkronos ha ammesso: “dopo il fattaccio, cioè l’arresto di Roberto Helg, abbiamo auspicato noi stessi l’invio degli ispettori della Regione siciliana alla Camera di commercio che sono arrivati subito e stanno facendo il loro lavoro. Per quanto ci riguarda, nessuno è arroccato sulle proprie posizioni, ma auspichiamo da tutti il rispetto delle regole, le procedure e le leggi. Abbiamo il massimo rispetto per le istituzioni – ha concluso – lo stesso rispetto che chiediamo a tutti”.
Già prima dell’inizio dell’Aula a intervenire sulla querelle era stato presidente della commissione Attività Produttive all’Ars, Bruno Marziano, secondo cui ”la reazione della giunta della Camera di Commercio di Palermo rispetto alla presa di posizione di chi, giustamente, ha rilevato la inadeguatezza dell’organismo a continuare a portare avanti il proprio ruolo, è l’ennesimo elemento che dovrebbe spingere il governo regionale a procedere senza indugio al commissariamento”. “Quando di fronte ad un presidente che si macchia di un reato grave e infamante – ha aggiunto -, la giunta della Camera di Commercio non è in grado di comprendere la gravità della situazione, il commissariamento diventa un atto dovuto. Anche a tutela di commercianti, artigiani agricoltori e imprenditori che non possono essere rappresentati da un organismo che appare impegnato conservare le proprie poltrone più che a tutelare che gli interessi delle categorie produttive. Alla luce di quanto accaduto – conclude Marziano – chiederò all’assessore regionale alle Attività produttive Linda Vancheri di riferire in commissione sulla gravissima situazione che si è determinate alla Camera di Commercio di Palermo”.
Dello stesso avviso anche la Cna regionale. “Il governo regionale in questi anni ha commissariato ben quattro Camere di Commercio in Sicilia per ‘motivi burocratici’: non si comprende come mai di fronte a quello che è successo a Palermo si perda ancora tempo. Bisogna intervenire subito e rimuovere una governance che appare oggettivamente inadeguata a rappresentare artigiani, imprenditori e commercianti. E in assenza di una governance adeguata, serve un commissario di alto profilo”. Lo dice Mario Filippello, segretario regionale della Cna Sicilia (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa). “La recente inchiesta che ha portato all’arresto del presidente della Camera di Commercio – aggiunge Filippello – evidenzia ogni giorno di più elementi inquietanti, che sembrano dimostrare l’esistenza di un meccanismo non riferibile alla responsabilità di un singolo. E tutto questo preoccupa parecchio, anche alla luce dei progetti di privatizzazione della Gesap”. “Il governo regionale – conclude Filippello – deve agire e deve farlo presto, non dimenticando che sono le imprese con i loro versamenti a permettere l’attività delle Camere di Commercio, ed è dunque alle imprese di tutti i settori che il governo deve rispondere del proprio operato”.
Duro il commento di Nello Musumeci: “Sulla vicenda di Helg in quest’Aula è meglio tacere, con gente come Helg certa politica ha determinato candidature ed elezioni, appoggi e sostegni concreti, sia chiaro”. Il presidente dell’Antimafia regionale aggiunge: “Mi indigno di fronte all’antimafia del giorno dopo, quando qualcuno pensa di difendere la dignità di questo parlamento e lo fa a fronte di un comunicato della Camera di Commercio, ma non ha avvertito lo stesso bisogno quando il presidente della Regione ha sostenuto che in quest Aula c’erano deputati eletti con il sostegno della mafia. Silenzio assoluto, mentre il presidente della Regione, a conoscenza di notizie di reato, non ha informato la procura della Repubblica nè la commissione antimafia”. Musumeci ha poi aggiunto: “Mi permetto di chiedere al governo di rendere conto dell’ azione di controllo esercitata sugli enti di funzione pubblica e su che cosa intenda fare per consentire a ognuno di assumere il proprio ruolo. Il parlamento chiede di sapere perché il governo nella qualità dell’assessore, non ha ritenuto di agire ieri e l’altro ieri quando alcune azioni erano già equivoche o degne di approfondimento”.
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11 Marzo 2015, 17:07