20 Gennaio 2010, 16:53
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Figura il nome di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, tra gli indagati, una ventina, di una inchiesta delle Procura di Ferrara che ipotizza truffa ai danni dello Stato, associazione a delinquere, falsità in scrittura privata, distruzione di documenti contabili, mendacio bancario. L’inchiesta, condotta dai Pm Nicola Proto e Barbara Cavallo e che di recente ha ottenuto una rogatoria nella Repubblica di San Marino, si è occupata di un commercio di materiale ferroso con una gigantesca evasione dell’Iva, messa in atto inizialmente con una società, la Errelle srl con sede a Reggio Emilia, poi trasferita formalmente a Panama: da un primo calcolo il volume di affari della società nel periodo giugno 2008-gennaio 2009 attraverso la commercializzazione dell’acciaio è stato superiore ai 10 milioni, con 1.693.000 di euro di imposta che non sarebbe stata versata all’erario. Secondo quanto ipotizza l’inchiesta oltre a fatture per operazioni inesistenti, ci sarebbe anche una falsa attestazione di “esportatore abituale”, ottenuta con l’emissione di false dichiarazioni d’intenti: l’essere esportatori abituali permette di usufruire di agevolazioni fiscali. In pratica la qualifica avrebbe consentito di non assoggettare all’Iva le cessioni di ferro e acciaio. Inoltre in questo modo si sarebbe creata una condizione di vantaggio nel mercato, vista la riduzione del prezzo di commercializzazione della merce, resa possibile dall’indebita appropriazione dell’Iva. Infatti con la vendita dei beni l’Iva incassata non è mai stata versata. Poi sono state costituite una dozzina di società, con sedi in varie zone dell’Italia centro-settentrionale, intestate a ‘teste di legno’ che si sono rese disponibili a sottoscrivere atti notarili e contratti di conto corrente con concessioni di credito e affidamenti bancari, esibendo falsa documentazione, costituita da bilanci e documenti che attestavano una situazione economico bancaria non veritiera. Ciancimino insieme ad una cinquantatreenne di Sassuolo – per la Procura – sarebbe amministratore di fatto delle società e al vertice dell’associazione. Ferrara sarebbe stata – secondo il Nucleo di polizia Tributaria della Finanza di Ferrara – la sede dell’associazione criminale. E ieri tramite rogatoria concessa dal Commissario della legge Rita Vannucci del Tribunale commissariale penale della Repubblica di San Marino è stata perquisita una società, la Soc.Int. srl, legata all’associazione. Il gruppo interforze della polizia giudiziaria di San marino ha portato via 10 scatole di documenti, ma anche denaro contante e assegni e matrici di assegni. (Ansa)
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20 Gennaio 2010, 16:53