19 Ottobre 2021, 11:20
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Massoneria e buona tavola. Un binomio che si sposa benissimo, anche al netto dei sospetti su di un mondo non spesso capito e che altrettanto spesso fa di tutto per non farsi capire e fornire una pessima immagine di sé. Cosa accade nelle Logge è un mistero riservato ai soli iniziati. Ma cosa accade dopo il lavori – beh – è facile scoprirlo: ristorante prenotato e tavolate chilometriche.
Perché quando si parla di pietanze gustose i massoni si sbottonano volentieri. Nel senso letterale che devono allentare la cintura dei pantaloni per favorire la digestione. E poi si sa, tra un bicchiere di vino e l’altro è difficile custodire i segreti, anche i più sacri. Una storia vecchia. Che sa di Tradizione (sì, con la t maiuscola). Mauro Bonanno e Maria Costa hanno messo ordine alla cosa e hanno confezionato un volume croccante sin dal titolo: “Fratelli a tavola. Cibi, menù, vizi e virtù della cucina massonica” (Tipheret, euro 22). Guai però a lasciarsi distrarre dalle suggestioni, perché si tratta di uno studio assai serio.
La dimensione cristiana ce lo insegna da duemila anni: tra le pietanze e la metafisica il passo è breve. Anzi, nei cibi (ma da trasfigurare in chiave teologica, non banalizziamo il tema!) vi è la chiave per la Salvezza dell’anima: il pane, il vino, l’acqua e l’Agnello. Questioni che conosciamo già e che valgono anche sul versante esoterico, con delle chiavi di lettura ben precise. I due autori lo sanno perfettamente e ci conducono dentro sentiero carico di sorprese, saperi e sapori (queste ultime due parole, non a caso, hanno un etimo comune).
“Cucinare è l’arte di produrre cibo; trasformare un elemento in qualcosa di altro, di superiore. La bellezza va interpretata quasi platonicamente (la cosa bella è utile per uno scopo buono o redditizio), senza dissociare i significati relativi alla salute (sicurezza alimentare e nutrizionale), all’etica (intesa come sostenibile e adeguata al sistema di comportamento culturale), all’estetica e all’organolettica poiché l’appetibilità funge da indicatore di convenienza”.
Detta altrimenti: “La cucina è il luogo magico delle trasformazioni, un crogiuolo di rappresentazioni, credenze e pratiche sociali. Il cibo è dunque un intreccio significativo e comunicativo, inoltre riflette l’ambiente circostante che lo attraversa e lo trasforma. La cucina come alchimia: un universo ordinato, un sistema esoterico, dotato di riti e regole”.
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19 Ottobre 2021, 11:20