L’ultimatum di Mattarella| “Soluzione entro 5 giorni”

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22 Agosto 2019, 16:20

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PALERMO – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella da cinque giorni di tempo ai partiti per risolvere la crisi di governo. Martedì prossimo il Capo dello Stato svolgerà nuove consultazioni per comprendere se al crisi di governo potrà essere risolta.

Durante il suo intervento il presidente della Repubblica, sembra confermare che i partiti mantengono più strade aperte, una circostanza di emersa in tutto il pomeriggio sia dalle dichiarazioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il M5s nell’assemblea dei suoi parlamentari, però avrebbe dato mandato ai suoi leader di trattare con il Partito democratico. Insomma, sembrerebbe che il M5s tiene aperti due forni.

“Mi è stato comunicato – ha detto Sergio Mattarella – che sono state avviate iniziative per un’intesa in Parlamento per un nuovo governo e mi è stata avanzata la richiesta di tempo per sviluppare questo confronto. Anche da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche”.

“Il presidente della Repubblica – ha continuato, Mattarella con toni visibilmente perentori – ha il dovere non eludibile di non precludere l’espressione di una volontà maggioritarie in Parlamento come avvenuto lo scorso anno. Ma – ha proseguito Sergio Mattarella – ho il dovere di richiedere nell’interesse del paese di richiedere decisioni sollecite”.

Poco prima infatti il presidente Mattarella ha fissato alcuni dati che ritiene fondamentali. “La crisi – ha spiegato l’inquilino del Quirinale – va risolta all’insegna di decisioni chiare e in tempi brevi. Lo richiede l’esigenza di governo di un grande paese come il nostro. Lo richiede il ruolo che l’Italia deve avere nell’importante momento di avvio della vita delle istituzioni europee per il prossimo quinquennio. Lo richiedono le incertezze politiche ed economiche a livello internazionale. Di fronte a queste esigenze – ha concluso Mattarella – sono possibile soltanto governi che ottengono la fiducia del parlamento in base a valutazioni e accordi politici su un programma per governare il paese. In mancanza di queste condizioni l’unica strada è quella delle elezioni”. Il presidente della Repubblica chiarisce che decidere di convocare le elezioni “è una decisione da non assumere alla leggera dopo più di un anno di vita della legislatura”, il presidente Mattarella ha pure ricordato, infatti, che la Costituzione fissa la regola che gli elettori votino una volta ogni cinque anni.

Il decalogo di Luigi Di Maio

“Per il governo 5 stelle, stare al governo ha significato perdere consensi.Siamo stati tentati da disimpegnare il M5s per evitare una possibile ulteriore perdita di consenso. Il coraggio non è di chi scappa ma di chi continua a provare a cambiare le cose”. Insomma il M5s vuole rimanere al governo e con queste parole Luigi Di Maio ha chiarito che “in queste ore sono state avviate tutte le interlocuzioni per trovare una maggioranza solida anche se Di Maio dice afferma che “l’ipotesi del voto non spaventa affatto”.

“La crisi di governo – ha commentato Luigi Di Maio – ha fatto piombare nell’incertezza milioni d’italiani . Il Consiglio dei ministri non riesce ad approvare le leggi per salvare migliaia di posti di lavoro. Quota cento e il reddito di cittadinanza rischiano di saltare a fine anno. Tutto questo perché potremmo non aver un nuovo governo prima degli inizi di dicembre. Qui non si rischia di portare il paese al 4 marzo 2018. Qui si rischia di portare l’Italia a una condizione non diversa da quella della crisi del 2008. Non è giusto.”

“Il M5s – ha ricordato Di Maio – ha la maggioranza relativa in Parlamento. Gli italiani ci hanno chiesto di cambiare l’Italia e non di assecondare i capricci estivi di qualcuno. Così abbiamo informato il Capo dello Stato degli obiettivi per l’Italia, dieci impegni che abbiamo preso con gli italiani e che devono essere portati a termini”.

Il leader dei M5s ha enunciato, così,  il decalogo del movimento. Si parte dal taglio dei parlamentari, “Non la daremo vinta – ha detto Di Maio – a chi vuole tenersi 345 parlamentari”. Poi il capo politico del M5s ha indicato la missione di elaborare una manovra equa: evitando di pagare l’Iva e introducendo il salario minimo, ed eliminando alcune norme fiscali inutili. Il decalogo continua con il cambio di paradigma sull’ambiente, la legge sul conflitto d’interesse e riforma della Rai, la riforma dei tempi della giustizia, l’autonomia differenziata, un piano straordinario per gli investimenti per il sud, una riforma del sistema bancario per separare le banche d’investimenti dalle banche commerciali, la tutela dei beni comuni: scuola, acqua, sanità, infrastrutture. Fra le priorità anche la legalità declinata come carcere per i grandi evasori e lotta alle mafia. Insomma un programma che strizza l’occhio a tutti e due i possibili interlocutori: il Pd per alcuni versi e la Lega per altri.

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Una situazione quanto mai poco chiara che così ha portato il presidente della Repubblica a rimandare di qualche ora il consueto intervento del Capo dello Stato dopo l’ultima consultazione. Mattarella ha infatti preso qualche ora di riflessione per commentare quanto sta accadendo. Per questo il capo dello stato parlerà attorno alle 20.00.

La posizione della Lega

Prima del M5s, è salito al Quirinale Matteo Salvini che appena uscito dall’incontro con il presidente della Repubblica ha lanciato il suo ultimo appello: “Se i ‘no’ diventano ‘sì’ allora sono pronto per andare avanti”.

Alla fine dell’incontro con Mattarella, Matteo Salvini ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa. “L’Italia – ha iniziato – non ha bisogno di perdere tempo, non può avere un governo che litiga, non può avere governo con posizioni distanti e per questo abbiamo deciso di chiudere l’esperienza di governo”.

Poi Salvini ha commentato l’ipotesi di un’intesa fra Pd e M5s: “Oggi la via maestra non possono essere i giochini di palazzo, oggi la via maestra sono le elezioni. Abbiamo sentito – ha continuato – ipotesi di governo non per fare qualcosa ma per andare contro qualcuno: per mettere da parte Salvini, per cancellare quello che è stato fatto in questi mesi, come ad esempio il decreto sicurezza. Io – ha chiosato – farò di tutto perché questo non accada”. Poi Salvini ha affondato: “Leggo che il Partito democratico non ne vuole sapere di tagliare le poltrone e invece anche nei giorni più neri della crisi siamo pronti a votare per la quarta volta il taglio dei parlamentari”.

La strada delle elezioni è la prima via indicata dal leghista, ma poi c’è l’ultimo appello ai pentastellati per riprendere l’esperienza del governo gialloverde: “Ho scoperto che i ‘sì’ sono diventati ‘no’. Aver scoperchiato il vaso è servito agli italiani per capire e così ho scoperto che c’è una disponibilità a realizzare una manovra espansiva. Se qualcuno – ha ribadito Salvini – mi dice che i no diventano sì allora io dico: ‘miglioriamo la squadra, allora sono per andare avanti’.Non porto rancore, guardo avanti. Ritengo che Luigi Di Maio abbia lavorato bene negli interessi del paese. Sarebbe irrispettoso nei confronti del popolo italiano – ha concluso – vedere rientrare dalla porta le persone che sono state mandate a casa”.

Le consultazione della mattinata

Nella mattinata il presidente della Repubblica  ha ascoltato le delegazioni dei partiti più grandi a partire dalla posizione di Fratelli d’Italia, che con Giorgia Meloni ha parlato di elezioni come “l’unico esito possibile”. Forza Italia, invece, ha chiesto  un governo del centrodestra, o in alternativa il voto. Poi è stato il turno del Partito democratico.

E dopo aver sentito la posizione dei democratici sembrerebbe che la possibilità di un governo giallorosso sia in salita. Dai Dem è arrivata la disponibilità “a verificare la formazione di una diversa maggioranza e l’avvio di una fase nuova e di un governo nel segno della discontinuità politica e programmatica”, ma “non a qualsiasi costo”. Il segretario dem Nicola Zingaretti appena uscito dall’incontro con Mattarella ha infatti ribadito le condizioni non contrattabili perchè il Partito democratico partecipi. I cinque punti di Zingaretti per “un governo di svolta sono”: un impegno europeista indiscusso, la centralità del Parlamento, una politica economica fatta di politiche redistributive e investimenti, e una svolta nella gestione dell’immigrazione.

Fra i Dem però è partita la discussione con alcuni distinguo, fra cui quello di Andrea Orlando che avrebbe chiesto: “Via il dl sicurezza, è imprescindibile. Taglio dei parlamentari sì ma in un quadro bilanciato”. Per la renzianissima Anna Ascani, qualcuno vuol far saltare accordo con M5s. Un susseguirsi di commenti che ha portato Matteo Orfini a scrivere su Twitter: “Lo dico a tutto il Pd: a consultazioni aperte non ci si parla con veline e contro veline. Non si fanno esegesi anonime. Non si gioca con le dichiarazioni fatte da ‘fonti vicine a”.

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22 Agosto 2019, 16:20

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