Mattarella, quando i senatori siciliani | lanciarono l’avvertimento ad Alfano

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25 Febbraio 2015, 18:50

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CATANIA – Sul presidente della Repubblica Ncd ha rischiato davvero la spaccatura. E non alla quarta votazione, ma prima. Molto prima. In tutto ciò, manco a dirlo, c’entra proprio la Sicilia. Le polemiche sul voto in extremis a Sergio Mattarella sono infatti solo la punta dell’iceberg di una crisi tutta interna al partito di Angelino Alfano che serpeggiava già da giorni. Insomma, al terzo e al quarto scrutinio qualcosa non torna. La linea ufficiale è votare scheda bianca. Pallottoliere alla mano però alla fine mancano all’appello diciassette voti. Che cadono invece sulle teste del palermitano Marcello Gualdani e del giarrese Giuseppe Pagano. Due “peones”. E non a caso dell’Ncd. Un voto di fronda. Se non addirittura un guanto di sfida. “E’ stato lanciato un segnale”, parla l’ex senatore Pino Firrarello, uomo forte degli alfaniani etnei. Di mestiere fa oggi il sindaco di Bronte, comune noto per il pistacchio. Ma nella vita privata è pur sempre suocero di Giuseppe Castiglione, deputato e attuale sottosegretario all’Agricoltura. Un titolo che gli consente di essere ancora oggi informato sui fatti che contano. E non fa fatica a raccontarli.

E allora, che significano quei voti? “Vogliono dire una cosa semplicissima”, premette Firrarello. E parte il cuntu tra il siciliano e il politichese: “In effetti Renzi, come spesso gli capita, si comporta male. Lui era concorde sul voto a Casini. Era stato deciso così con Berlusconi, Alfano e lo stesso Casini. Poi ha cambiato idea. Ma non lo ha comunicato immediatamente. Così l’interessato, e gli altri due, non ci sono rimasti bene. A quel punto – racconta l’ex senatore – in Ncd si è creato un certo sbandamento. La domanda di tutti era: “Cosa dobbiamo fare?” Così i siciliani e i calabresi hanno fatto presente che comunque non si poteva non votare Sergio Mattarella”.

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Una favola in salsa democristiana, che per Firrarello ha un finale lieto: “Il senso di tutto ciò – spiega ancora – era convinciamoci tutti, perché non è giusto che lo faccia solo una parte”. E scatta dunque la soddisfazione: “Diciamo che quel gesto è servito tutto sommato ad aiutare Alfano affinché ci fosse un ulteriore confronto con il gruppo parlamentare”. Di lì, poi, il cambio di linea durante la quarta votazione. “Insomma – spiega il sindaco di Bronte – Mattarella aveva tutti i requisiti che noi chiedevamo: non è comunista, è cattolico e di altro profilo morale. In più era un candidato siciliano. Evidentemente, non c’erano alternative al suo nome”.

Le vicende presidenziali sono soltanto la cifra dei continui mal di pancia in casa Ncd. Un’entità che per alcuni dovrebbe meglio definire la propria mission. Per altri sarebbe meglio darsene una completamente nuova. In tal senso Firrarello non cela un’allergia verso la dicitura centrodestra: “Quel nome non mi è mai piaciuto, stessa cosa per il simbolo. Entrambi – spiega – avevano una giustificazione se si fosse trattato di una breve parentesi per arrivare a un accordo con il resto della coalizione. Ma ad oggi non vedo alcuna intesa possibile”. Meglio guardare a sinistra? “Berlusconi è un pendolo in cerca di un piedistallo mentre con Salvini non andremo mai”. C’è poi Matteo Renzi. Per lui, Firrarello, lascia la porta se non aperta almeno da aprire: “Non è da condividere tutto quello che fa. La riforma del Senato, faccio un esempio, è una vergogna mondiale. Però sta facendo delle cose importanti che noi, in venti anni di centrodestra, non siamo riusciti a portare avanti. Da questo punto di visto, facendo la somma tra positivo e negativo, Renzi è da prendere per quello che è”.

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25 Febbraio 2015, 18:50

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