19 Novembre 2014, 06:55
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PALERMO – Una famiglia decimata dagli arresti. Il clan Messina Denaro perde un altro pezzo. Stavolta in carcere finisce Girolamo Bellomo, 37 anni, detto Luca, nipote acquisito del numero uno dei ricercati. È il marito di Lorenza Guttadauro, avvocatessa e figlia di Filippo e Rosalia Messina Denaro, sorella del latitante di Castelvetrano.
Bellomo, reduce da una trasferta in Francia, è stato arrestato assieme ad altre quindici persone. Si trovava a Palermo dove vive con la moglie, in via Benedetto Marcello. Il blitz è dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, coordinati dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Maurizio Agnello e Carlo Marzella. Che ora sperano di avere scovato, durante la perquisizione nell’abitazione di Bellomo, un indizio che porti al superlatitante.
Bellomo avrebbe aiutato il cognato, Francesco Guttadauro, e Patrizia Messina Denaro a mandare avanti gli affari della cosca. Quando nel dicembre 2013 per entrambi scattarono le manette, Bellomo si sarebbe sobbarcato il peso del lavoro sporco. Un lavoro sporco che ha consentito e consente a Matteo Messina Denaro di restare latitante, potendo contare su una fitta rete di protezione. Anche in questa operazione ci sono i segni della presenza del padrino corleonese sul territorio. Segni impalpabili rappresentati da pizzini e conversazioni via Skype.
Bellomo avrebbe contribuito a garantire ad imprese riconducibili o vicine alla famiglia mafiosa il controllo di importanti commesse edilizie. Ad esempio quelle nell’ambito della costruzione del centro commerciale Aventinove di Castelvetrano. Dall’operazione viene fuori lo spaccato di una mafia trapanese forte che dialoga con le cosche palermitane, in particolare con quelle di Brancaccio e Bagheria, storicamente legate al latitante che in quei territori ha trascorso alcune parentesi della sua latitanza.
Di fatto Bellomo sarebbe stato il leader di un braccio armato a disposizione di Francesco Guttadauro. Un braccio armato e pronto a tutto. Anche alla violenza. Dall’assalto ad un deposito in amministrazione giudiziaria a Campobello di Mazara alla spedizione punitiva per recuperare il bottino di una rapina. Quando c’era da fare valere il peso della famiglia mafiosa Bellomo sarebbe intervenuto alla testa di un gruppo di cui avrebbero fatto parte uomini di Corso dei Mille e Brancaccio. Tra questi Leonardo e Rosario Cacioppo, Salvatore D’Angelo e Calogero Giambalvo.
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19 Novembre 2014, 06:55