Matteo Messina Denaro: dal ritratto stile Wharol alla voce originale

Messina Denaro: dal ritratto stile Wharol alla voce originale

Il Tg1 fa ascoltare una deposizione del 1993 del capomafia di Castelvetrano

PALERMO – Per la prima volta si può ascoltare la voce del boss Matteo Messina Denaro impressa su un nastro magnetico. Il Tg1 ha trasmesso un documento audio esclusivo con la deposizione del latitante di Cosa Nostra più ricercato in Italia.

Il nastro era conservata nell’archivio del Tribunale di Marsala. Era stato chiamato a deporre come teste, il 18 marzo del 1993, l processo Accardo, su uno dei tanti di omicidi di mafia a Partanna, città trapanese che fa parte del mandamento di Castelvetrano.

“Senta, ricorda se fu sentito dalla squadra mobile di Trapani, dopo la morte di un certo Accardo Francesco da Partanna?”, chiede il pubblico ministero. Messina Denaro risponde: “Guardi io, in quel periodo, ho subito decine di interrogatori per ogni omicidio che è successo”.

Due mesi e mezzo dopo diventerà latitante, quando il 2 nel 1993 andarono a casa per notificargli un mandato di arresto per le stragi di Roma e Firenze. E ancora oggi di lui si sono perse le tracce. La cassetta, custodita nell’archivio del Tribunale di Marsala, è stata trovata grazie al lavoro dell’Associazione Antimafie Rita Atria e della testata Le Siciliane.

Gli hanno arrestato tutti i parenti o quasi. Non c’è abitazione, garage, cantina o anfratto che non sia stato perlustrato. Gli investigatori conoscono ogni mattonella del paese in provincia di Trapani. Niente, neppure un pizzino, una letterina, una fotografia che rappresenti una traccia. Il padrino non c’è. È un fantasma, nonostante da anni venga ricondotto alla sua volontà tutto ciò che avviene in provincia di Trapani, dalla disputa per un terreno a pascolo all’apertura di una bottega in paese, alla costruzione di un mega impianto fotovoltaico.

Di lui hanno detto che si è rifatto il volto con una radicale plastica facciale, ha cambiato il tono della voce con un’operazione alle corde vocali. Neppure i polpastrelli per le impronte digitali sono più quelli di una volta. Quando lo scoveranno, si spera prestissimo, potranno confrontare il suo Dna con uno dei tanti parenti che hanno gli hanno arrestato negli ultimi anni. Neppure aiutano gli identikit, sulla cui attendibilità e il modo in cui è stato realizzato ci sarebbe parecchio a ridire

“Sono convinto che lo arresteremo a breve”, ha annunciato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho nel 2019 e nel 2020, ma va sottolineato che si tratta della cattura delle catture, mica una passeggiata.

Sentire la voce di Matteo Messina Denaro è qualcosa di veramente importante”, dice oggi al Tg1 Federico Cafiero De Raho. Che aggiunge: “Nei suoi confronti le indagini, di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza, si sviluppano da oltre un ventennio e quindi è evidente che anche loro hanno documenti comparativi anche sonori, idonei a effettuare comparazioni. Elementi di questo tipo sono quindi importanti proprio per consentire poi il confronto ogni qualvolta fosse necessario”

A casa della madre Lorenza Santangelo c’è un ritratto del figlio Matteo, stile Andy Wharol, con tanto di corona in testa. Ad ogni perquisizione spunta fuori il filmato dell’effigie regalata alla famiglia, pare, da un tatuatore locale. Fa il giro delle prime pagine di televisioni e giornali e il mito dell’imprendibile capomafia si alimenta.

Mettendo da parte le mille segnalazioni suggerite dalla voglia di intascare la taglia che i servizi segreti hanno messo sul capo del latitante, Messina Denaro è uno che avrebbe viaggiato parecchio. Nel 2003 sarebbe andato a Caracas passando da Amsterdam, mentre altre volte sarebbe transitato da Parigi e Bogotà. La sua passione per i viaggi è entrata a far parte di parecchi atti giudiziari. Si è parlato di Austria, Svizzera, Grecia, Spagna e Tunisia.

ASCOLTA LA VOCE DI MESSINA DENARO NELL’ESCLUSIVA DEL TG1


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