Matteo Tutino resta ai domiciliari | Linea dura dei giudici sul chirurgo

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03 Dicembre 2015, 06:00

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PALERMO – Matteo Tutino sconterà fino all’ultimo giorno la custodia cautelare in carcere. La Cassazione ha respinto il ricorso per l’annullamento dell’ordine di arresto. L’ex primario della Chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo e medico personale di Rosario Crocetta è agli arresti domiciliari dal 29 giugno scorso. I termini di carcerazione preventiva scadranno il prossimo 29 dicembre. Prima il giudice per le indagini preliminari, poi il Tribunale delle Libertà e infine i supremi giudici hanno stabilito che la detenzione in casa è necessaria per garantire le esigenze cautelari.

Tecnicamente non ci sono più i tempi per un nuovo ricorso da parte della difesa, così come non ci sono quelli per arrivare in tempo all’eventuale rinvio a giudizio del medico che farebbe scattare un nuovo termine di sei mesi da trascorrere in carcere. I pm, che potrebbero anche risparmiargli qualche giorno di domiciliari chiedendo la scarcerazione, dovrebbero riuscire ad inviare l’avviso di conclusione delle indagini, chiedere il rinvio a giudizio al giudice per l’udienza preliminare e ottenerlo entro il 29 dicembre. Non ci sono né il tempo, né le ragioni cautelari per tenere Tutino ai domiciliari oltre quella data. Finirebbe per apparire un eccesso di durezza, pur di fronte alla solidità dell’impianto accusatorio di cui in Procura sono certi, in un Palazzo attraversato dagli scandali che toccano la magistratura palermitana. Il pensiero va all’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati nell’ambito della quale non sono stati, fino a ora, ritenuti necessari dei provvedimenti cautelari. L’indagine è della Procura di Caltanissetta.

A fine mese il chirurgo plastico ed estetico riceverà l’avviso di conclusione dell’inchiesta che lo vede indagato per peculato, truffa ai danni del servizio sanitario, abuso d’ufficio e falso. Sarà il passaggio propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio. Perché secondo i pubblici ministeri e i carabinieri del Nucleo antisofisticazione, l’impianto accusatorio regge in pieno. Il medico avrebbe eseguito interventi estetici in ospedale, spacciandoli per funzionali e cioè necessari a salvaguardare la salute dei pazienti. Il tutto senza avere scelto il regime di attività intramuraria. Tutino avrebbe dirottato undici pazienti nella struttura pubblica, senza che per altro fossero mai passati dal centro di prenotazione di Villa Sofia. Si sarebbe fatto pagare per operazioni che non avrebbe potuto eseguire in ospedale, incassando soldi che non poteva incassare, falsificando le cartelle cliniche affinché i pazienti ottenessero il rimborso dal servizio sanitario nazionale. I periti nominati dai pubblici ministeri – l’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Luca Battinieri – non hanno avuto dubbio alcuno a definirli “interventi chirurgici di natura estetica” per i quali lo stesso Tutino ha voluto che l’azienda sanitaria acquisisse, in comodato d’uso, un’apparecchiatura – il body jet – di proprietà privata dello stesso Tutino che lo avrebbe utilizzato per le liposuzioni, nonostante avesse detto che servisse per trattamenti con le cellule staminali.

E così nei suoi confronti vengono ipotizzati i reati di truffa, peculato e falso. Come falsa sarebbe stata l’autocertificazione con la quale Tutino, nel momento in cui presentò la domanda per diventare primario, dichiarò di non avere precedenti penali. Ed invece nel suo casellario giudiziale c’è una sentenza irrevocabile con la quale nel 1989 è stato condannato per omicidio colposo.

E poi, ci sono gli abusi d’ufficio: quello che avrebbe commesso assieme all’ex commissario Giacomo Sampieri per evitare che si completasse l’iter del procedimento disciplinare aperto a suo carico quando da Palermo si era trasferito a Caltanissetta e quello che ha avuto come “vittima” Francesco Mazzola. Mazzola è uno dei medici arrivati allo “scontro” con Tutino e Sampieri. Era stato pure sospeso per sei mesi, senza stipendio. In un capitolo delle indagini si fa riferimento ad un “pretestuoso” ordine di servizio: in pratica il primario e la direttrice sanitaria Maria Concetta Martorana si sarebbero messi d’accordo per trasformare la reperibilità di Mazzola durante la notte di capodanno in guardia attiva in reparto.

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Per un’indagine che sarà presto chiusa, ne resta in piedi un’altra. Tutino in questi anni ha presentato una serie di denunce, dipingendo il reparto come il regno del malaffare e delle truffe, pieno di insidie per le casse pubbliche e di pericoli per la salute dei pazienti. Il primario puntava il dito contro il suo predecessore, Dario Sajeva, la cui posizione è stata archiviata. Il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa definì “strampalate” le denunce di Tutino, stravolgendo la prospettiva delle indagini affinché si valutasse se potessero essere contestato al medico il reato di calunnia.

Ed è nell’ambito dei nuovi accertamenti che il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Luca Battinieri hanno delegato i finanzieri per scandagliare anche l’attività professionale privata del medico. E così sono finiti sotto sequestro i computer di Tutino. Lavoro complicato quello degli investigatori che non hanno ancora concluso lo screening. Gli hard disk contengono milioni di file, schede e foto di pazienti incluse. C’è grande mistero sui computer che, probabilmente, oltre ad analizzare il lavoro del chirurgo, offrono agli inquirenti anche la chiave per ricostruire la sua rete di relazioni. Nel suo studio privato di via Sammartino i clienti non mancavano. Uomini e donne. Semplici cittadini, ma anche magistrati, politici e noti imprenditori: il ritocco estetico è una pratica piuttosto diffusa.

In realtà in piedi resta anche un’altra inchiesta, quella in cui Tutino è “vittima” della diffusione di notizia bollata come “falsa” dai magistrati: non disse che Lucia Borsellino andava fatta fuori come il padre, come sostenuto in un articolo de L’Espresso.

Tutino a fine dicembre tornerà in libertà e il suo caso dovrà essere affrontato in sede disciplinare. Il 28 ottobre scorso la direzione generale di Villa Sofia lo ha sospeso per sei mesi. “La decorrenza dovrà essere stabilita con un provvedimento successivo”, si leggeva nella delibera. Cioè quando Tutino lascerà i domiciliari.

 

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03 Dicembre 2015, 06:00

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