02 Settembre 2015, 06:02
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PALERMO – Atti giudiziari, verbali di identificazione e il contenuto di diverse e mail. Il fascicolo su Matteo Tutino si ingrossa a sorpresa e svela intrecci degni di una spy story su cui adesso indagano magistrati e carabinieri.
Parecchi documenti sono stati trovati da due medici nella stanza occupata dall’ex primario della Chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo prima che finisse agli arresti domiciliari per peculato, truffa, falso e abuso d’ufficio. Il pubblico ministero Luca Battinieri ne ha disposto il sequestro che è stato eseguito dai carabinieri del Nucleo antisofisticazioni.
Tra i documenti c’era una carpetta, una sorte di dossier sul caso Mesia. È una storia tragica quella di Giovanna Mesia, pensionata di 68 anni deceduta nel reparto di Rianimazione dopo che i medici avevano tentato di ricostruirle la parte della gamba dove un mese e mezzo prima le era stata asportata una piaga da decubito. La gamba non guariva e la signora era tornata al pronto soccorso. Da qui il ricovero nel reparto di Chirurgia plastica diretto da Tutino per un innesto cutaneo, la diagnosi di setticemia, l’aggravamento e la morte.
A trovare le carte in quella che è stata per anni la stanza di Tutino sono stati i chirurghi plastici Dario Sajeva e Francesco Mazzola. Il primo è il collega contro cui Tutino ha presentato una serie di denunce per la presunta gestione illegale del reparto. Denunce definite “strampalate” dal giudice che le ha archiviate facendo scattare una parallela indagine per valutare se a Tutino debba essere contestata l’ipotesi di calunnia. Mazzola, invece, è uno dei medici coinvolti nella vicenda Mesia. Era stato sospeso, infatti, per sei mesi senza stipendio. L’ipotesi di abuso d’ufficio, però, alla fine fu archiviata. A Mazzola, l’allora commissario straordinario dell’ospedale, Giacomo Sampieri, sotto inchiesta assieme a Tutino, contestò la violazione del contratto di lavoro. Il chirurgo avrebbe eseguito un intervento fuori dalle mura dell’ospedale senza alcuna autorizzazione. Si trattava dell’escarectomia eseguita, a casa della paziente, sulla gamba della pensionata. “Una prestazione occasionale urgente che non necessita di alcuna autorizzazione da parte dell’azienda”, si era difeso Mazzola. Archiviata l’ipotesi abuso d’ufficio, resta aperta, invece, l’inchiesta per l’omicidio colposo della donna. Anche in questo caso Mazzola ha sempre sostenuto la sua correttezza invitando a cercare eventuali responsabilità altrove e non nel suo operato. C’è da attendersi un epilogo inaspettato dell’indagine.
La stanza di Tutino è tornata nella disponibilità di Sajeva dal primo agosto scorso. Pochi giorni fa, al rientro dalle ferie, il chirurgo, assieme a Mazzola, ha trovato il dossier che conterebbe non solo atti giudiziari. Dentro vi sarebbero, infatti, anche le relazioni che Anna Maria Martorana, ex direttore sanitario dell’ospedale palermitano e pure lei sotto inchiesta con Tutino, aveva chiesto ad alcuni colleghi sul caso Mesi e le richieste di Tutino affinché nei confronti di Mazzola venissero avviati dei provvedimenti disciplinari e delle indagini penali, ancora prima del decesso della paziente. Dalle e mail emergerebbero i rapporti tra il chirurgo e medico personale di Rosario Crocetta e l’ispettore della Digos Giuseppe Scaletta, indagato assieme alla moglie, la biologa Mirta Bajamonte, per abuso d’ufficio nella stessa inchiesta che ha portato all’arresto di Tutino. Il troncone che li riguarda è quello sulla “banca dei tessuti”. Secondo gli inquirenti, Tutino avrebbe stretto un accordo con l’Ivf mediterranean center della biologa Bajamonte e Scaletta si sarebbe dato da fare affinché l’affare andasse in porto al più presto, ma il progetto fu bloccato dall’ex assessore Lucia Borsellino: il partner andava scelto con una gara pubblica. E sempre nella stessa carpetta ci sarebbe anche la corrispondenza fra Tutino e due rappresentanti delle forze dell’ordine ai quali il medico segnalava presunte attività illecite organizzate da Sajeva e Mazzola.
Il materiale cartaceo era sfuggito ai precedenti sequestri. In ospedale sono intervenuti i carabinieri dopo che il primario facente funzioni è stato avvertito dai due medici, i quali si chiedono a che titolo Tutino avesse a disposizione gli atti investigativi e se gli stessi fossero o meno riservati. Due giorni fa l’ex primario ha chiesto tramite il suo legale, l’avvocato Daniele Livreri, di potere ritirare gli effetti personali e alcuni documenti nella sua vecchia stanza. All’appello mancheranno, però, le carte finite sotto sequestro e andate ad ingrossare il fascicolo su Tutino e la gestione dell’ospedale palermitano sul tavolo del procuratore aggiunto Leonardo Agueci.
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02 Settembre 2015, 06:02