Scarpe al chiodo per Mattone |"Un'uscita stile Gianni Rivera" - Live Sicilia

Scarpe al chiodo per Mattone |”Un’uscita stile Gianni Rivera”

Il segretario uscente ripercorre un ventennio alla guida della Uil tra ricordi, sorrisi e difficolta. Nessun consiglio al suo erede, ma ha qualcosa da dire ai sindacalisti passati alla politica. Ed infine: "Il miglior sindaco di Catania in questi 18 anni? Secondo me è..."

L'intervista
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4 min di lettura

CATANIA – Angelo Mattone lascia “in punta di piedi” la guida della Uil di Catania. L’uomo che per quasi un ventennio ha rappresentato il sindacato cambia rotta. 18 anni di lotte, 18 anni di gioie, 18 anni di sconfitte, 18 anni di vittorie, ma soprattutto 18 anni di vita. Perché dietro a Mattone sindacalista, c’è anche Angelo uomo. Due volti che “senza dribbling” il segretario provinciale della Uil decide di mostrare ai lettori di LiveSiciliaCatania.

Segretario, il ricordo più bello di questi 18 anni?

Il ricordo più quello è il primo maggio del 1996. Piazza Duomo stracolma, i tre leader nazionali La Rizza, Dantoni e Cofferati qui e poi il concerto a Piazza del Carmelo con Gino Paoli, Bennato e una folla straripante di catanesi e non solo.

Il momento più difficile?

Sono due. Quello del 1993, quando 35 mila lavoratori furono licenziati a causa del crollo del sistema delle imprese catanesi. Stiamo parlando di Rendo, Parassiniti, Costanze e così via. Ed ora, questo periodo, che è venuto fuori dalla crisi del 2008. Oggi però a differenza del 1993 non abbiamo avuto il supporto dello Stato, perchè allora i 35 mila lavoratori furono tutti accompagnati al pensionamento. Oggi tutto questo non è più possibile e la situazione è ancora più grave perchè i giovani non trovano lavoro. E quello che c’è è sostanzialmente precario.

La cosa che avrebbe voluto fare in questi 18 anni e non è riuscito a fare?

Una scuola per la politica. Una scuola per i giovani in cui si potessero indire dei corsi di formazione per consiglieri di quartiere, per consigliere comunale, per deputato regionale e per deputato nazionale. Con lezioni inerenti la conoscenza dei bilanci dei comuni che sono le cose meno conosciute e apprezzate, soprattutto dai giovani. E poi la conoscenza della macchina amministrativa. Perchè la conoscenza è fondamentalmente una forma di partecipazione.

Lei parla di scuola di politica, ma molte volte il sindacato è usato come viatico per intraprendere la carriera politica. Lei cosa ne pensa?

I sindacati sono un’istanza completamente diversa dalla politica. E la scuola cosiddetta sindacale per poi saltare in politica è la meno adatta: perchè mentre il sindacalista si occupa di politica economica, di redistribuzione del reddito, di produzione di ricchezza, di come salvaguardare i deboli, di come dare lavoro. Si occupa di occupazione, di quello che Federico Caffè chiamava “piena occupazione”. Chi fa politica si occupa di gestire la cosa pubblica e la gestisce con parametri e culture di riferimento che sono completamente diverse da quelle del sindacalista. Il sindacalista è una cosa diversa dal politico. Tutti i sindacalisti che poi vanno in politica cambiano mestiere e, soprattutto, la loro vocazione è totalmente diversa.

Parliamo del suo futuro. Cosa si aspetta?

Intanto mi aspetto che Catania possa risollevarsi da questa crisi, perchè è una delle città che maggiormente rischia. Perchè ha le maggiori potenzialità ma allo stesso tempo patisce la peggiore crisi tra le nove provincie siciliane, proprio per la sua vocazione industriale e commerciale. E poi non ha il terziario classico di Palermo. Il capoluogo siciliano ha tantissimi dipendenti negli uffici che nel bene e nel male riescono ad andare avanti. A Catania sta crollando il sistema dell’artigianato, della piccola impresa e sta crollando anche la grande impresa se non riusciamo a trattenere a Catania la St Microelectronics. Dall’altro lato il mio futuro sarà forse a Roma: sono a disposizione della Uil.Catania, comunque, sarà nel mio cuore e sarà la città sulla quale misureremo la forza dei catanesi per uscire dalla crisi da un lato e anche la forza della Uil per diventare migliore di quello che è oggi.

In questi 18 anni chi è stato, secondo lei, il miglior sindaco di Catania?

Preferirei una domanda di riserva, però visto che coraggio civile è anche quello di esprimersi io dico che il miglior sindaco di Catania è stato Bianco. Nel passato perchè è riuscito a interpretare il nuovo. Oggi, nel presente, perchè è un sindaco capace grazie anche all’esperienza di Ministro dell’Interno e di parlamentare, che gli ha permesso di maturare fortemente sia sul piano individuale che culturle. E, quindi, è l’unico che può dare una mano a Catania per uscire dalla palude. Di questo ne sono abbastanza certo. Un buon sindaco è stato anche il senatore Ziccone nel passato, ma erano tempi diversi e soprattutto situazioni diverse. Anche perchè il cambio della legge elettorale ha creato un terremoto all’interno dei consigli comunali nell’elezione del sindaco, nei poteri di rappresentanza e di esercizio delle richieste che ciascun sindaco ha.

Consigli a chi sarà il suo erede?

Io ho sempre immaginato di uscire di scena così. Ed essendo un grande tifoso di calcio e anche sportivo, ho sempre mitizzato la figura di Giovanni Rivera. Gianni Rivera appese le scarpe al chiodo quando era ancora in condizione di giocare, correre e segnare. Ecco io mi sento in perfetta condizione fisica e mentale in questo momento e sono felice di lasciare la Uil di Catania così. Consigli? Un segretario, uno che ha capacità di leadership all’interno di un’organizzazione con 43 mila iscritti come la Uil di Catania non da mai consigli, anzi esce in punta di piedi.

 

 

 

 

 

 


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