17 Ottobre 2024, 11:07
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CATANIA – Sono quindici gli indagati nell’inchiesta delle Fiamme Gialle del comando provinciale di Catania. Un gruppo criminale avrebbe venduto, evadendo l’iva e le accuse, ingenti quantitativi di diesel agricolo. L’operazione è coordinata dalla Procura di Catania.
A compierla anche i funzionari della direzione territoriale Sicilia, gruppo antifrode e ufficio delle dogane di Catania, che hanno dato esecuzione ai provvedimenti nelle province di Catania, Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Ragusa.
Per gli indagati sono ipotizzate accuse a vario titolo di associazione a delinquere, sottrazione fraudolenta all’accertamento e al pagamento delle accise su prodotti energetici, emissione di fatture per operazioni inesistenti, frode in commercio e autoriciclaggio.
Le indagini del nucleo di polizia Economico-finanziaria catanese, hanno riguardato un gruppo operante, secondo gli inquirenti su vasta scala e in tutto il territorio della Regione Sicilia. È consistita in attività tecniche, osservazione, pedinamenti, controlli, accertamenti bancari e analisi di documentazione contabile e extracontabile.
Sarebbe emerso un sistema fraudolento promosso e organizzato da un catanese di 41 anni, ritenuto l’ideatore del giro, operando come amministratore di fatto di una società di Palermo e di una ditta individuale di Catania, legalmente rappresentate da altri indagati.
Lo avrebbe fatto per acquistare gasolio a uso agricolo per poi destinarlo ad usi soggetti a maggiore imposta (uso autotrazione), con sensibili guadagni illeciti. Difatti, il prodotto energetico destinato all’agricoltura sconta un’aliquota ridotta rispetto a quella ordinaria sia per l’IVA (10% anziché 22%) che per le accise (- 50 cent. al litro).
Più in dettaglio, sarebbe stato ricostruito un sistema fraudolento per mezzo del quale l’impresa palermitana, una volta acquistato il prodotto agevolato, avrebbe provveduto alla sistematica cessione, solo formale, a favore della ditta individuale etnea, risultata una mera “cartiera”, priva di deposito e struttura organizzativa.
In realtà, il prodotto sarebbe stato invece destinato a 4 diversi depositi situati principalmente nell’agrigentino, gestiti da altrettanti membri del sodalizio criminale che avrebbero provveduto alla rivendita “in nero” come gasolio da autotrazione.
Peraltro, allo scopo di evitare il rischio di sequestri e sanzioni nel corso di eventuali controlli su strada delle autobotti, la società palermitana sarebbe stata solita emettere apposito documento di trasporto (e-das), successivamente distrutto o occultato una volta raggiunta la destinazione concordata.
Allo stesso tempo, la ditta individuale catanese, formale ricevente del gasolio agricolo, risulterebbe non aver emesso alcuna fattura di rivendita nei confronti degli effettivi destinatari e utilizzatori in modo da far perdere le tracce del prodotto energetico.
Nella presunta associazione a delinquere, sarebbe inoltre emersa la figura di un soggetto di origine paternese il quale, titolare di società di trasporti, avrebbe messo a disposizione del promotore le autobotti utilizzate per il trasferimento delle partite di carburante verso i suddetti depositi.
Assieme al presunto ideatore del sodalizio, avrebbe avuto un ruolo di organizzatore, impartendo ordini e disposizioni a 3 autisti ritenuti coinvolti nella frode. I proventi illeciti accumulati a seguito della rivendita del prodotto energetico sarebbero stati riciclati mediante trasferimento operato a favore della società di Palermo in modo da perpetuare il meccanismo di frode e al contempo ostacolare l’identificazione della provenienza illecita della provvista.
Infine, sarebbe stato appurato che tale ultima impresa, allo scopo di abbattere i ricavi e il debito IVA sorti per effetto delle vendite fittizie alla ditta individuale di Catania, in aggiunta alle fatture reali di acquisto di prodotti energetici da altri operatori economici, avrebbe ricevuto da altre società, gestite sempre da presunti membri dell’associazione a delinquere, anche fatture per operazioni inesistenti, accompagnate da numerosi documenti di trasporto falsi, per attestare l’acquisizione, mai avvenuta, di ulteriori quantitativi di gasolio agricolo.
Nel corso dell’attività investigativa, a riscontro delle evidenze raccolte, sono stati effettuati tre distinti interventi che hanno portato al sequestro di 41.000 litri di prodotto energetico a uso agricolo, 4 autocisterne, un semirimorchio e altre attrezzature utilizzate per il trasporto e la commercializzazione illecita del carburante.
I provvedimenti restrittivi, si sottolinea in un comunicato della Procura di Catania, sono stati emessi dal gip, in applicazione della riforma Nordio, dopo gli interrogatori preventivi degli indagati destinatari dell’ordinanza. Il gip ha disposto gli arresti in carcere Salvatore ‘Giovanni’ Giuffrida, di 41 anni, di Catania, e Andrea Russo, di 47 anni, di Paternò.
Gli arresti domiciliari sono stati disposti per: Salvatore Gresta, di 57 anni, di Catania; Marco Guarnaccia, di 40 anni, di Catania, Giuseppe Pietro La Quatra, di 34 anni, di Licata; e Marco Lo Cascio, di 35 anni, di Partinico.
Il gip disposto l’obbligo di dimora per: Rosario Falco, di 48 anni di Agrigento; Alfonso Farruggia, di 60 anni, di Agrigento; Salvatore Incardona, di 45 anni, di Palma di Montechiaro; Calogero Sambito, di 64 anni, di Palma di Montechiaro; Rocco Ferracane, di 55 anni, di Gela; Salvatore Chimenti, di 66 anni, di Valledolmo; Sciara Gianluca Valuto, di 43 anni, di Catania; e per un indagato per cui non sono state rese note le generalità, ma soltanto l’anno di nascita: il 1983.
Quest’ultimo, assieme a Ferracane, è stato anche sottoposto al provvedimento della sospensione dall’esercizio di imprese per un anno; mentre Chimenti e Valuto anche all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. All’alba di questa mattina era scattata l’operazione delle Fiamme Gialle nelle cinque province siciliane.
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17 Ottobre 2024, 11:07