Arrestati Bosco e Costanzo |Coinvolti imprenditori siciliani - Live Sicilia

Arrestati Bosco e Costanzo |Coinvolti imprenditori siciliani

Perquisizioni in corso in Sicilia, nel mirino l'appalto della SS 117 cofinanziata dalla Regione siciliana. Attilio Floresta, legale di fiducia di Mimmo Costanzo, sottolinea l'estraneità del proprio assistito. TUTTI I NOMI- IN AGGIORNAMENTO

corruzione all'anas
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ROMA- Ottocentomila euro di tangenti all’Anas. Nuovo terremoto in Sicilia, la Procura romana ha e arrestato esponenti di spicco dell’imprenditoria siciliana, a partire da Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, già ai domiciliari per la prima tranche dell’operazione Dama Nera. Insieme a loro sono stati arrestati anche Giuseppe Ricciardello, imprenditore, padre del sindaco di Brolo e suocero dell’onorevole Nino Germanà e Sergio Vittadello, fondatore del noto colosso delle costruzioni. Nel mirino degli inquirenti c’è la SS 117 Centrale Sicula, incompiuta da 57milioni di euro, cofinanziata con fondi regionali.

Ben 250 uomini della Guardia di Finanza sono stati impiegati nella maxi operazione che ha coinvolto la cosiddetta “cricca” degli appalti dell’Anas, seconda tranche dopo la maxi inchiesta che, nell’ottobre del 2015, condusse all’arresto di alti funzionari statali e imprenditori.

Secondo gli investigatori coordinati dal procuratore Pignatone di Roma, “la comparazione degli elementi indiziari scaturenti dalle indagini tecniche e dall’esame del copioso materiale probatorio sequestrato durante le operazioni di polizia effettuate nell’ottobre dello scorso anno consentiva di accertare come il sistema corruttivo individuato non si limitasse agli imprenditori e dirigenti Anas già arrestati, bensì potesse agevolmente considerarsi “sistemico”, arricchendosi di nuovi ed inquietanti episodi”.

In totale ci sono 36 indagati, tra i quali spiccano dirigenti e funzionari Anas Spa, “coinvolti, a vario titolo ed in accordo con importanti imprenditori di caratura nazionale, in fattispecie criminose di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio e favoreggiamento personale”.

L’APPALTO IN SICILIA. Antonella Accroglianò, dirigente Anas ribattezzata “Dama Nera”, per favorire Giuseppe Ricciardello nel recupero dei soldi di una penale, avrebbe organizzato un cincontro con il deputato di Forza Italia Marco Martinelli, che “avrebbe garantito la nomina di un presidente di gara “non ostile” per un appalto in Sicilia”. Secondo la Guardia di Finanza il deputato avrebbe favorito l’aggiudicazione di un appalto a un imprenditore. Un ruolo di intermediazione viene contestato anche ad un avvocato romano oggi arrestato, il quale, sempre secondo l’accusa, avrebbe fatto da intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione alla Dama Nera di una mazzetta da 10 mila euro in cambio della facilitazione nell’erogazione di pagamenti e nello sblocco di contenziosi tra l’impresa e l’Anas.

LE ACCUSE- “In cambio degli illeciti servizi prestati -scrivono gli investigatori- abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto, i dirigenti Anas Spa e gli esponenti politici indagati hanno ottenuto utilità e/o provviste corruttive dai titolari di aziende, affidatarie di commesse di opere pubbliche di interesse nazionale”.

Le investigazioni hanno consentito di accertare, tra l’altro, come siano stati falsati importanti appalti pubblici: dall’itinerario basentano (compreso il raccordo autostradale Sicignano- Potenza) alla SS 117 Centrale Sicula – quest’ultima cofinanziata dalla Regione Sicilia – entrambi aggiudicati nel 2014, alla SS 96 Barese e alla SS 268 del Vesuvio, arterie stradali aggiudicate nel 2012, arrivando sino a turbare la gara per la realizzazione della nuova sede ANAS di Campobasso, opera aggiudicata nel 2011.

In tale articolato illecito contesto, secondo ipotesi investigativa, il politico indagato, in virtù del ruolo istituzionale ricoperto, ha garantito al titolare di un’importante impresa la nomina di un presidente di gara “non ostile”, tant’è che – effettivamente – l’imprenditore si aggiudicava l’importante appalto in Sicilia.

Analogo ruolo di intermediazione è stato contestato ad un legale romano, oggi tratto in arresto, quale intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione all’indagata Antonella Accroglianò di una provvista corruttiva pari a euro 10.000 a fronte della facilitazione nell’erogazione di pagamenti, nonché per lo sblocco di contenziosi in essere con l’Anas.

Il Gip del Tribunale di Roma parla di “un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti”, reso ancora più “sconvolgente” dalla facilità di intervento del sodalizio per eliminare una penale, aumentare interessi e facilitare il pagamento di riserve, nonché, ancora più grave, far vincere un appalto ad una società “amica”, a discapito di altre risultate più meritevoli.

I magistrati parlano di “consistenti elementi probatori raccolti”, che hanno consentito l’esecuzione dei provvedimenti emessi dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica di Roma.

Attilio Floresta, legale di fiducia di Mimmo Costanzo, sottolinea l’estraneità del proprio assistito: “Si tratta di un fatto già affrontato e chiarito, del quale Mimmo Costanzo non si è mai occupato. La Tecnis aveva vinto la gara, anche volendo, in astratto, quindi, non aveva bisogno di pagare”.

TUTTI GLI INDAGATI. Nell’inchiesta Dama Nera 2 diciannove, tra imprenditori e funzionari Anas, sono stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari. In totale gli indagati sono 36. Tutti i nomi.

Antonella Accroglianò, domiciliari; Oreste De Grossi, custodia in carcere; Sergio La Grotteria, carcere; Giovanni Parlato, carcere; Antonino Ferrante, domiciliari; Giuseppe Silvagni, indagato; Saverio Silvagni, indagato; Eugenio Battaglia, indagato; Concetto Bosco Lo Giudice, domiciliari; Mimmo Costanzo, domiciliari, Luigi Meduri, indagato, Girolamo De Sanctis, indagato; Francesca De Sanctis, indagata; Giuliano Vidoni, indagato, Pasquale Perri, indagato; Alberto Buffone, indagato; Giuseppe Ricciardello, domiciliari; Giuseppe Barilà, indagato; Elisabetta Parise, domiciliari; Marco Martinelli, indagato; Giulia Serrao Ciriaco, indagata; Stefano Liani, indagato; Alberto Brandani, indagato; Vito Rossi, domiciliari; Giuseppe Colafelice, domiciliari; Paolo Tarditi, domiciliari; Andrea Musenga, domiciliari; Giovanni Spinosa, domiciliari; Vincenzo Loconte, domiciliari; Sergio Vittadello, domiciliari; Nicola Rubino, indagato; Carmelo Misseri, domiciliari; Antonio Valente, domiciliari; Roberto Fioravanti, indagato; Emiliano Cerasi, domiciliari; Maurizio Cicconetti, indagato.


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