13 Novembre 2013, 10:12
2 min di lettura
CATANIA – Aveva scoperto che invece di buoni fruttiferi aveva in mano carta straccia, così un anno e mezzo fa si è presentato dai Carabinieri per denunciare la presunta truffa. A convincerlo ad investire i suoi risparmi era stato quello che nel paese era diventato una sorta di “brocker” finanziario, l’ex direttore delle Poste Liborio Ferrara, 64 anni, che in poco meno di 18 mesi avrebbe raggranellato un milione e mezzo di euro truffando 15 persone, la maggior parte pensionati che volevano far aumentare in maniera facile e veloce il loro conto in banca. Ferrara, oggi, è stato arrestato con l’accusa di peculato e falso materiale.
Il gruppo di lavoro della Procura di Catania specializzato sui reati della Pubblica Amministrazione, diretto dall’Aggiunto Michelangelo Patanè, ha delegato l’indagine al nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Catania che ha raccolto tutti gli elementi ed è riuscita attraverso una delicata indagine contabile a stabilire il percorso del denaro che finiva dritto nelle tasche dell’ex dirigente delle Poste.
L’ultima denuncia risale ad appena due mesi fa, la Finanza in poco più di un anno ha cristallizzato un quadro indiziario che ha permesso di ricostruire, grazie al supporto delle ispezioni svolte da Poste Spa, il modus operandi usato dal Ferrara per raggirare le 15 vittime.
Il 64enne avrebbe convinto molti clienti dell’ufficio postale ad effettuare investimenti, promettendo anche guadagni facili e interessi maggiori rispetto agli altri operatori finanziari. L’ex direttore aveva creato un legame di fiducia tanto che risulta dalle indagini molte volte la firma della documentazione avveniva direttamente a causa dei truffati. Due erano le modalità con cui agiva: o rilasciava un buono fruttifero regolarmente contabilizzato nel sistema delle Poste, che poi estingueva in maniera illecita e ne incassava il saldo oppure direttamente faceva sottoscrivere titoli completamente falsi.
Una parte del denaro intascato indebitamente è stato riciclato in acquisto di immobili. La Finanza attraverso l’analisi del flusso monetario è riuscita a recuperare una parte della truffa, e in particolare 220 mila euro. Importo che corrisponde ad un vaglia postale servito a comprare una casa di Nicolosi. Individuate le persone beneficiarie delle somme sottratte con l’inganno: le loro posizioni sono al vaglio della Procura. Nessun altro dipendente delle poste risulta, invece, scritto nel registro degli indagati.
Ora si apre lo scenario del risarcimento delle persone truffate, la maggior parte – lo ricordiamo – anziani che hanno messo nelle mani di Ferrara i risparmi di una vita. La Procura ha chiesto e ottenuto dal Gip il sequestro preventivo dei beni mobili e immobili dell’arrestato per un valore monetario corrispondente a quanto ammonta la truffa.
Pubblicato il
13 Novembre 2013, 10:12