01 Dicembre 2022, 09:39
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PALERMO – Due gruppi controllavano altrettante piazze di spaccio a Mazara del Vallo. Marito e moglie, padre e madre, figli e cugini: la droga era un affare di famiglia. Un intero nucleo, quello degli Addolorato, fa parte dell’elenco dei 21 indagati, di cui sette mentre spacciavano crack, marijuana, hashish e cocaina percepivano il reddito di cittadinanza.
Su richiesta della Procura di Palermo, il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Jannelli ha imposto a 13 persone il divieto di dimora nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Per altri 8 indagati è scattata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
A guidare i due gruppi sarebbero stati i cugini Salvatore e Rachele Maria Addolorato, di 47 e 46 anni. La donna, assieme ad altri familiari, percepiva il reddito di cittadinanza che le sarà revocato. L’inchiesta coinvolge il marito Pietro Perniciaro, i figli Giuseppe e Paola, la madre Clara Policardo, il fratello Salvatore Addolorato e la compagna Francesca Pizzo.
Gli indagati usavano un linguaggio criptico. Lo stratagemma di chiamare le dosi “ricci”, “pesci” e “magliette” non è servito a coprire gli affari illeciti. A proposito di pesce, Salvatore Addolorato avrebbe riciclato i soldi dello spaccio nell’acquisto di un motopeschereccio che, molto probabilmente, doveva servire per allargare il raggio di azione dei traffico di droga.
L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti Federica La Chioma e Calogero Ferarra (oggi in servizio alla Procura europea). I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, agli ordini del colonnello Gianluca Angelini, hanno monitorato le due piazze all’interno del quartiere popolare “Mazara 2”.
Si sono appostati nei pressi di un magazzino e di un garage abusivi in viale 7 giugno 1981, scelti come base operativa dai due gruppi, per seguire l’arrivo dei corrieri in macchina e il viavai di clienti. Un giro di affari da mezzo milione di euro all’anno.
I magazzini-garage erano sempre aperti. I pusher garantivano un servizio h24. Che lo cocaina venga tagliata con lo zucchero non è una novità. Lo è che venisse utilizzato il ketchup per i cristalli del crack. Agli indagati, nonostante venga contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, non sono state applicate misure cautelari più afflittive. L’inchiesta è del 2019, ma l’ufficio gip di Palermo, sotto organico, è ingolfato.
“L’odierna attività testimonia la costante attenzione e il perdurante impegno della Guardia di Finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Direzione distrettuale antimafia – si legge in una nota del comando provinciale, guidato dal generale Domenico Napolitano – nel contrasto del traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti e nella conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, a tutela della salute pubblica e dei cittadini onesti”.
Divieto di dimora per i mazaresi Salvatore, Francesco e Gianluca Addolorato (46, 22 e 30 anni); Francesca Nadia Barbera, 34 anni, Diego Addolorato, 43 anni; Cristian Vito Peraino, 34 anni di Marsala, Alessandro Accardi, 40 anni, di Mazara del Vallo, Michele Alfano, 52 anni, di Palermo. Ed ancora stessa misura per i mazaresi Rachela Maria Addolorato, 47 anni, Pietro Perniciaro, 48 anni, Clara Policardo, 71 anni, Salvatore Addolorato, 27 anni.
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per i mazaresi Mario Carmelo Addolorato, 23 anni, Alex Salerno, 22 anni, Pietro Cannavo, 39 anni, Stefan Daniel Mihaescu, 27 anni, Roberto Culiccia, 42 anni, Giuseppe Perniziaro, 22 anni, Paola Perniciaro, 24 anni, Francesca Pizzo, 24 anni.
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01 Dicembre 2022, 09:39
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