Cronaca

Medico aggredito a Palermo: polizia sulle tracce del paziente violento

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22 Febbraio 2024, 12:29

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PALERMO – È stato operato il medico aggredito ieri all’ospedale Cervello. Dell’uomo che lo ha colpito con un taglierino al momento non c’è traccia. Dovrebbe vivere in provincia di Agrigento. I poliziotti, però, sanno chi sia. Una decina di giorni fa, infatti, era già stato nell’ospedale palermitano.

Avrebbe preteso dei farmaci consigliati da un altro specialista che però il responsabile di Endocrinologia oncologica dell’ospedale, Alfredo Caputo, si è rifiutato di dargli: mancava il documento fondamentale e cioè il piano terapeutico. Caputo avrebbe detto all’uomo che la somministrazione avrebbe richiesto un ricovero in day-hospital.

Ieri è tornato sembrerebbe con l’intenzione di punire il medico, di vendicarsi per il rifiuto ricevuto. Lo ha sorpreso alle spalle e colpito con il taglierino all’orecchio e al braccio provocandogli la lesione dei tendini mentre Caputo si trovava in ambulatorio. Da qui la necessità di sottoporlo ad un intervento chirurgico che è tecnicamente riuscito. Il medico è già stato sentito dai poliziotti della squadra mobile del commissariato San Lorenzo che indagano sul caso.

La solidarietà dell’Ordine dei Medici

“Una brutale aggressione, che ci lascia attoniti e sgomenti, è inconcepibile che un paziente vada armato a una visita programmata: la nostra solidarietà all’endocrinologo dell’Ospedale Cervello. Vicinanza anche ai tre medici del Policlinico sempre di Palermo colpiti la scorsa settimana, al Presidente dell’Ordine Toti Amato, a tutto il Consiglio e ai colleghi dei due ospedali”.

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Così il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta l’ultimo episodio di violenza, perpetrata ai danni di un endocrinologo 64enne dell’Ospedale Cervello di Palermo, colpito con un tirapugni dal paziente che stava visitando in ambulatorio.

“È inconcepibile che un paziente possa presentarsi armato a una visita programmata – continua Anelli – è impensabile che un medico debba aver paura a presentarsi al lavoro. Gli ospedali, gli ambulatori, gli studi medici sono i luoghi della cura, non devono essere teatro di violenza. Occorre agire sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, che è anche presupposto della sicurezza delle cure. In casi come questo, ricordo, i sanitari aggrediti hanno il diritto di chiedere all’azienda il risarcimento per i danni subiti”.

Anelli chiede anche che le aziende adottino protocolli per segnalare alle autorità competenti tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare la procedibilità d’ufficio. Occorre poi, prosegue, “una rivoluzione culturale, per cui il medico torni ad essere visto come attore della relazione di cura, e non come bersaglio da colpire. Occorrono politiche di risk management, di formazione degli operatori, di comunicazione verso i pazienti. Occorre, soprattutto – conclude – applicare sempre e pienamente la Legge 113 del 2020 che ha inasprito le pene ma che oggi è in più parti disattesa”.

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22 Febbraio 2024, 12:29

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