30 Aprile 2014, 20:51
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PALERMO – Il Megafono, almeno come gruppo parlamentare, sembra avere le ore contate. Dopo i malumori già espressi nei giorni scorsi dal capogruppo Giovanni Di Giacinto e da Nino Oddo, un’altra tegola si abbatte sul gruppo. Giambattista Coltraro, infatti, dichiara “conclusa” la sua esperienza all’interno del gruppo parlamentare. E senza il deputato siracusano, il gruppo scende sotto la soglia minima per la sopravvivenza dei cinque membri.
Coltraro smentisce le voci che lo darebbero in avvicinamento ad Articolo 4, con cui il suo movimento siracusano ha chiuso un accordo elettorale. “Sono interessato ad avviare un nuovo progetto politico di impronta moderata. Alle Europee sosterrò Michela Giuffrida e Marco Zambuto”. Già, Zambuto, ossia il candidato renziano a Bruxelles. E sembra proprio che sia in quella direzione che si muovano i deputati del gruppo fin qui vicino al presidente della Regione.
Oggi c’è stato un incontro a Palermo tra quattro dei cinque deputati del gruppo e Davide Faraone, componente della segreteria nazionale del Pd e luogotenente del premier Matteo Renzi in Sicilia, in un ristorante vicino allo stadio. Il percorso che potrebbe aprirsi nei prossimi giorni è quello della nascita di un nuovo gruppo, di profilo moderato, che faccia direttamente riferimento a Faraone. Nel nome dovrebbero essere presenti i richiami al “socialismo” e al “territorio”. Un progetto per certi versi analoghi a quello portato avanti da Salvatore Cardinale con la sua Federazione dei Moderati, battezzata con il “patto dei ricci”, che ha allargato gli orizzonti dei Drs. Ma i “megafonisti” non sarebbero interessati a confluire nella “cosa” di Cardinale, con il quale non ci sarebbe troppo feeling. Qualche giorno fa, anzi, i deputati del Megafono avevano criticato l’eccessivo spazio concesso da Crocetta a Cardinale e Leanza.
E così l’idea che prenderebbe corpo è quella di dar vita a un nuovo gruppo parlamentare, che superi il Megafono ma rimanga ancorato nel centrosinistra, dando corpo a quell’area centrista che dovrebbe affiancare il Pd nel tentativo di Renzi di raggiungere alle prossime elezioni quota 37 per cento, la soglia necessaria per ottenere il premio di maggioranza, nel nuovo schema di legge elettorale.
A scatenare i malcontenti dei deputati del gruppo crocettiano sarebbe stato il rimpasto, con la scelta di Crocetta di imporre al suo gruppo la “adozione” politica di Michela Stancheris. Un “sacrificio” a cui non sarebbe seguita una revisione dell’ufficio di gabinetto dell’assessore. L’ultima goccia che avrebbe portato il gruppo all’implosione. E all’idea di un nuovo progetto politico, al quale potrebbero accodarsi, raccontano, anche altri deputati.
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30 Aprile 2014, 20:51