Meloni, Salvini e Tajani puntano sulla "roccaforte" di Catania - Live Sicilia

Meloni, Salvini e Tajani puntano sulla “roccaforte” di Catania

Più incerto l'esito degli altri tre comuni capoluogo al voto.
VERSO IL VOTO
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CATANIA – Il centrodestra è pronto a sfoggiare i muscoli a Catania. La partita che si gioca nona città d’Italia sarà un test di caratura nazionale. E dopo i risultati del primo turno delle amministrative al di sopra dello Stretto, Meloni e company puntano le loro fiches sul “porto sicuro” etneo. 

Il gran finale di una campagna elettorale, a dire il vero abbastanza sonnolenta, promette fuochi d’artificio: Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini sullo stesso palco in Piazza Università a sostegno del candidato sindaco Enrico Trantino. I tre non sono soltanto i leader dei principali partiti della coalizione ma rispettivamente il presidente del consiglio e i suoi due vice, un filo rosso quello con l’esecutivo nazionale da fare valere in campagna elettorale e che dimostra in modo lampante la valenza di “Catania come test nazionale”. 

La partita della coalizione sotto il Vulcano, in realtà, è una sorta di matrioska che ne contiene al suo interno molte altre: tra partiti e tra correnti interne agli stessi. I cinque partiti hanno designato un assessore a testa (ad esempio Forza Italia ha puntato sul coordinatore regionale palermitano Marcello Caruso in attesa di trovare la quadra tra le varie anime del nuovo corso azzurro).  

Le liste Caterpillar si sfideranno all’ultima preferenza anche, ma non solo, in virtù (“in caso di vittoria” dicono tutti con un pizzo di scaramanzia) del completamento del puzzle della giunta (in primis il vice sindaco). Un’operazione che qualcuno considera già sigillata secondo i crismi di un manuale Cencelli in salsa rossazzurra (che tiene conto anche del fatto che gli autonomisti scendono in campo con due liste e che Fratelli D’Italia è il socio di maggioranza della compagine legata al sindaco). 

Meloniani, azzurri, leghisti e autonomisti puntano ad occupare il gradino più alto del podio. Anche se c’è chi guarda più in là. Il prossimo appuntamento, tempi tecnici dell’Ars e delle Camere permettendo, saranno le elezioni provinciali. 

Non sono passate inosservate le parole pronunciate dal vice presidente della Regione, Luca Sammartino alla presenza di Salvini lunedì scorso. “Abbiamo le carte in regola per essere il primo partito in provincia di Catania”. Sammartino insomma allarga il raggio di azione a tutti i comuni del Catanese chiamati alle urne. 

Che sia un modo per rivendicare la presidenza della provincia? Molto probabile. Un posto, va detto, che sembrerebbe non dispiacere affatto nemmeno agli autonomisti di Raffaele Lombardo. E se sotto il Vulcano, al netto dei riti scaramantici, si pensa al post voto lo stesso non si può dire negli altri tre capoluoghi di provincia chiamati al voto: Siracusa, Ragusa e Trapani. Qui i bookmakers puntano tendenzialmente puntano sul secondo turno. Match più aperti e più insidiosi per la coalizione e per la nuova Forza Italia. Al netto del tavolo regionale gestito dal neo coordinatore regionale Marcello Caruso, sceso in trincea con l’elmetto del “mediatore” per conto di Renato Schifani, c’è da tenere d’occhio la corsa del candidato azzurro Fernando Messina nella città aretusea da vincere a tutti i costi. Oggi a Siracusa Antonio Tajani e il presidente della Regione, saranno sul palco per la chiusura della campagna elettorale. 

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