06 Gennaio 2017, 05:35
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PALERMO – Il corridoio è pieno, ma silenzioso. Le persone attendono di essere chiamate nel piccolo ambulatorio, ricevere il vaccino anti-meningite e uscire dopo qualche minuto. In poche ore ne sono passate venti e ce ne sono altrettante in attesa, ma nessuno si lascia andare a scene di impazienza o di paura. La psicosi della meningite, nel Centro di Vaccinazioni Internazionali dell’Asp di Via Onorato, a Palermo, sembra lontana dalle notizie che arrivano da altri centri italiani, in cui si parla di lunghe file e di corse ansiose ad accaparrarsi il vaccino. Qui, tra i pazienti in attesa, in una mattinata trascorsa in ambulatorio, prevale un atteggiamento di prudenza. Giusto vaccinarsi e mettersi al riparo da eventuali rischi di contagio ma niente panico. E fa anche piacere registrare una volta tanto che Palermo si distingue per compostezza e diligenza. Per avere però un’idea del boom di richieste di vaccinazione basta pensare che in appena cinque mesi sono stati somministrati 116mila vaccini anti meningite a Palermo e provincia, una media di 770 al giorno.
“So bene che non c’è nessuna epidemia in corso – dice Giorgio, un giovane in attesa di vaccinarsi per la meningite – ma dato che vivo a Bologna, dove c’è stato qualche caso in più, ho pensato che è meglio essere prudenti”. Giorgio è uno degli studenti, lavoratori e viaggiatori che hanno approfittato della pausa natalizia per vaccinarsi, facendo lievitare la somministrazione di vaccini nelle ultime settimane. Tra di loro anche Greta e Salvatore, una coppia di giovani insegnanti con sede a Milano, a cui il medico ha consigliato il vaccino per la loro professione che li mette a contatto con molte persone.
A vaccinare i cittadini è la dottoressa Grazia Valentina Pittera, che dicendosi convinta della necessità di informare il più possibile per evitare allarmismi, prima dell’iniezione parla ai pazienti della meningite e degli effetti del vaccino. Nonostante l’allarme epidemia sia del tutto ingiustificato Pittera consiglia lo stesso la vaccinazione, perché quello per la meningite è “un ottimo vaccino sintetico, ovvero non contiene il batterio della malattia e che ha pochissimi effetti collaterali”.
Il vaccino assicura protezione a partire da dieci giorni dopo la somministrazione e ha funzioni preventive, non terapeutiche: non può debellare un’infezione già in atto, che si manifesta in un primo momento come una forte influenza a cui poi si aggiungono dolore e rigidità sotto la nuca dovuti all’infiammazione delle meningi. Se si ha in incubazione la malattia, il vaccino non può fare nulla e ci si deve rivolgere agli ospedali per ottenere le cure esistenti per la meningite.
A preoccupare le autorità sanitarie non è però la diffusione della meningite, sotto controllo e in linea con la media degli ultimi anni, ma l’ansia crescente tra la popolazione. Negli ultimi cinque mesi le domande di vaccinazione sono cresciute del 500 per cento solo nella provincia di Palermo, per far fronte alle quali l’Asp ha utilizzato le riserve del centro di via Onorato, che funge anche da centro di distribuzione per i 21 centri vaccinazione sparsi nella provincia. Qui le dosi di vaccino sono stoccate in celle frigorifere e vengono distribuite sul territorio a seconda della necessità, non solo per la meningite ma anche per gli antinfluenzali e i vaccini obbligatori per l’infanzia. L’assenza occasionale di vaccini in un centro periferico quindi non è dovuta alla fine delle dosi nella provincia di Palermo, ma solo alla fine momentanea in quel centro specifico. Basta aspettare qualche ora e i farmaci vengono inviati dal centro di via Onorato, che ha distribuito anche il mezzo milione di vaccini distribuito in tutta la provincia.
“Per questo a Palermo non ci si deve preoccupare della fine dei vaccini, come è successo in altre città italiane – dice il direttore generale dell’Asp di Palermo Antonio Candela, mostrando le celle frigorifere piene di Infantrix, Prevenar, Nimenrix e Bexero, i farmaci per la prevenzione da meningococco e pneumococco –. Abbiamo avuto un caso in cui, in un centro vaccinazioni, un utente ha affisso un cartello in cui dichiarava finiti i vaccini, seminando la paura tra l’utenza”.
L’Asp ha denunciato l’utente alla procura, dato che in questo momento di domanda massiccia non ci si può permettere un’ondata di panico. Le vaccinazioni vanno invece gestite nei tempi giusti, perché non esiste una “catena di montaggio” del vaccino ma una procedura precisa in cui chi chiede di essere vaccinato deve essere sottoposto ad anamnesi, una serie di domande sulla sua situazione medica che richiedono almeno venti minuti. Non serve, rassicurano gli operatori del centro internazionale di vaccinazioni, accorrere nei centri di vaccinazione: basta consultarsi con il medico per sapere se si è nelle condizioni in cui il vaccino è consigliabile o raccomandabile, e seguire il suo consiglio.
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06 Gennaio 2017, 05:35