Cronaca

Mercato ortofrutticolo off-limits|La rabbia dei commercianti

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14 Ottobre 2020, 17:43

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PALERMO – Attese e lunghe file in via Monte Pellegrino, a Palermo. Dopo i dipendenti comunali e i concessionari degli stand, oggi è toccato a 200 ‘portantini’ del mercato ortofrutticolo sottoporsi al test per rilevare l’eventuale presenza del coronavirus.

Ieri erano risultate positive tredici persone, mentre oggi si attende la comunicazione ufficiale dell’Asp sui numeri registrati. Intanto, il mercato resterà chiuso anche domani. Nel frattempo cresce l’agitazione tra i lavoratori che hanno dovuto interrompere l’attività e che a distanza di cinque giorni dalla chiusura non conoscono né i tempi né le modalità di riapertura della struttura.

Una delle soluzioni al vaglio sembrerebbe quella di ritornare a un ingresso contingentato. Ma sarà braccio di ferro con l’associazione dei grossisti e commissionari ortofrutticoli, contraria al provvedimento adottato nei mesi post-lockdown e che aveva messo in ginocchio il settore. “Assolutamente no – dice il presidente dell’associazione Alberto Argano -, è come se in un supermercato venisse messo un limite di cento persone al giorno. Non è un sistema accettabile e idoneo al settore. Non siamo tenuti in considerazione nella trattativa tra dirigente e Asp”.

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Da sabato non è stato consentito più a nessuno di entrare nella struttura e i prodotti sono rimasti nei frigoriferi. Soltanto domani i concessionari dei vari stand potranno tirare fuori la merce ma forse sarà troppo tardi: molta frutta e verdura andrà al macero. “Il mercato è stato sequestrato con tutto quello che c’è dentro, siamo stati tagliati fuori – spiega Argano –, ci è stato impedito di controllare le derrate e svolgere la registrazione della non conformità della merce così come previsto dal regolamento europeo. Il nostro legale sta già valutando le azioni da intraprendere per chiedere i danni”.

A determinare la chiusura dello storico ‘scaro’ palermitano tre casi di lavoratori privati risultati positivi. Di fatto da lunedì 69 aziende presenti in oltre 45mila metri quadri di spazio per un’attività che si svolge all’aperto non sono potuti più tornare a lavoro. Una decisione considerata “esagerata e drastica”. “Continuando così rischiamo di chiudere definitivamente le saracinesche – commentano alcuni commercianti -, se per ogni caso positivo si chiude l’intera struttura non abbiamo lunga vita. Sono restrizioni non adatte a un posto dove ognuno ha il proprio stand e lavora all’aria aperta. Nelle scuole quando si registra un solo caso di positività viene fatta restare a casa solamente la classe coinvolta. Così come negli uffici pubblici viene sospeso solo il personale del settore in cui è stato registrato il caso. Ogni giorno di chiusura è un mancato guadagno oltre che una perdita economica”.

La chiusura in via precauzionale di tutto il mercato ortofrutticolo è considerata inadatta anche da Argano. “Andavano isolati i casi, in tutta Italia non succedono queste cose – dice il presidente dell’associazione – non si può fermare un comparto grande come il nostro in maniera così brusca. Dietro di noi c’è la filiera alimentare dei produttori anche loro nel limbo. I contadini bloccati non possono raccogliere i prodotti e quindi vanno persi. I danni provocati sono ingenti. Per non parlare dei prezzi lievitati in giro per i fruttivendoli”.

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14 Ottobre 2020, 17:43

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