11 Maggio 2016, 09:03
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MESSINA – La polizia di Stato ha fermato a Messina un ginecologo ed un anestesista accusati di ‘spingere’ le pazienti a scegliere un intervento di interruzione di gravidanza in uno studio privato a pagamento. Il provvedimento eseguito dalla squadra mobile e dalla Stradale, che ipotizza i reati di concussione e peculato, è stato emesso dal procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci e dal sostituto Marco Accolla. Agenti della polizia postale del compartimento Sicilia orientale di Catania stanno eseguendo perquisizioni nel server dei due ospedali dove gli indagati lavorano: il Papardo e il Piemonte.
I due medici fermati sono Giuseppe Luppino, primario del reparto di Anestesia e rianimazione dell’ospedale Papardo-Piemonte, e il dirigente medico Giovanni Cocivera, della divisione di Ostetricia e ginecologia, sempre del Papardo. Sono considerati responsabili di avere convinto, con l’inganno, donne in stato di gravidanza ad abortire nello studio privato di uno dei due. Struttura che, secondo gli investigatori, sarebbe stata priva dei prescritti requisiti igienico-sanitari ed ostetrico-ginecologici. Le pazienti erano ‘dirottate’ dalle strutture pubbliche alle quali le donne si rivolgevano. Per la Procura di Messina ginecologo ed anestesista ingannavano le vittime sostenendo falsamente che un intervento in ospedale non fosse possibile, per mancanza di posti disponibili e per lunghissime liste di attesa, costringendole quindi ad affrontare l’intervento in studio privato e a pagamento, opzione presentata come l’unica strada percorribile.
*Aggiornamento ore 14.15
“Abbiamo preso dei provvedimenti che sono quelli previsti dalla legge, cioè la sospensione dei due medici (Giuseppe Luppino, primario del reparto di Anestesia e rianimazione e Giovanni Cocivera della divisione di Ostetricia e ginecologia) coinvolti in questa vicenda”. Lo dice il direttore generale del Papardo-Piemonte, Michele Vullo, durante la conferenza stampa seguita all’arresto del ginecologo e dell’anestesista del nosocomio, accusati di praticare aborti in una clinica privata non del tutto attrezzata per questo genere di interventi, attestando falsamente che nella struttura pubblica ci sarebbero state lunghe attese. “Questa è un’indagine autonoma della magistratura – aggiunge Vullo – della quale eravamo informati ma della quale non conoscevamo i contenuti. Quando l’autorità giudiziaria ci ha chiesto notizie abbiamo dato il nostro contributo. Già nel novembre 2014, dopo aver ricevute segnalazioni su alcune pratiche abortive al Piemonte, mi sono rivolto all’assessorato e ci siamo attivati per trasferire l’unità operativa di Ginecologia al Papardo e la nomina del nuovo primario. Questo percorso non è stato facile e addirittura c’è stato ostruzionismo e minacce di sanzioni, nel silenzio complice dei politici. Temo che questa sia la punta di un iceberg. Avevamo notato anche un aumento inspiegabile dei cesarei che dopo la nuova nomina del primario sono scesi dal 60% al 21%”. “Noi – prosegue – ci costituiremo parte civile; ci sono prassi consolidate che hanno danneggiato l’erario e i cittadini non offrendo prestazioni che oggi i nostri ospedali possono dare. Queste sono mele marce ma la maggior parte dei nostri professionisti è preparata e perbene”.
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11 Maggio 2016, 09:03