29 Ottobre 2018, 17:25
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PALERMO – “Leo Sutera conosce la storia recente di Matteo Messina Denaro”,dice qualcuno bene informato. Uno di quelli che dà la caccia al latitante di Castelvetrano. Il boss di Sambuca di Sicilia è tornato in carcere. Secondo la Procura di Palermo è lui che guida l’intera mafia agrigentina. In attesa di una nuova sentenza definitiva progettava di trasferirsi in Ungheria. Da qui l’urgenza di fermarlo con un provvedimento firmato dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Alessia Sinatra, Calogero Ferrara e Claudio Camilleri
Il nome di Sutera è legato all’ultima stagione in cui si ha certezza che i boss di tre province – Palermo, Trapani e Agrigento – hanno agito per interessi comuni. La conferma è arrivata dalla ricostruzione di alcuni summit. All’ultimo, super riservato, avrebbe partecipato Matteo Messina Denaro, ispiratore della stagione del dialogo.
Carabinieri del Ros e poliziotti della Mobile monitorarono gli spostamenti di Cosimo Michele Sciarabba e Gaetano Maranzano. Il primo per mesi era stato l’ospite misterioso della riunione convocata dal boss di San Loreno, Giulio Caporrimo, al maneggio Villa Pensabene di Palermo. Ad ottobre 2012 lo arrestarono perché considerato vicino ai pezzi da novanta dei mandamenti di Misilmeri, Porta Nuova, Pagliarelli e Noce. Maranzano, invece, era indicato come il capo della famiglia mafiosa di Cruillas.
Il 18 giugno 2012 Sciarabba stazionava davanti all’agenzia di pompe funebri del fratelli D’Ambrogio, in via dello Spasimo. Alessandro D’Ambrogio è stato il capomafia di Porta Nuova. Sciarabba e Maranzano, a bordo di una Toyota Yaris, raggiunsero un abbeveratoio nei pressi dello svincolo della strada statale 624 Santa Margherita Belice-Contessa Entellina. Scesero dalla macchina e salirono a bordo di un mezzo guidato da un altro uomo in direzione del quadrivio Campofiorito-Corleone, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice. Da qui al bivio Miccina e poi a piedi fino ad un casolare in disuso. Lungo il percorso si era aggiunta una quarta persona, Leo Sutera. I quattro si fermarono in aperta campagna, dove era impossibile piazzare delle microspie. Cosa avevano i boss di Palermo e Agrigento di tanto importante da discutere?
Cinque giorni prima, l’11 giugno, in contrada Pandolfina, nelle campagne di Sambuca di Sicilia i carabinieri del Ros filmarono un uomo muoversi tra i vigneti. Quell’uomo, ancora una volta, era Sutera che prelevò dal casolare un pizzino scritto, secondo gli investigatori, da Matteo Messina Denaro. Sarebbe la conferma che i contatti fra i palermitani e gli agrigentini erano voluti dal capomafia di Castelvetrano?
Il 7 febbraio 2012 Sutera attendeva i palermitani nel casolare di contrada Miccina assieme a Vito Campo. Gli investigatori erano riusciti a piazzare le microspie nel terreno captando 4 dei 45 minuti di dialogo fra i due. Campo fece a Sutera il resoconto di un inaspettato incontro. Un soggetto mai identificato, che Campo definiva genericamente “il palermitano”, lo aveva invitato a recarsi con lui in un posto per mangiare un agnello. Era un posto sudicio, “vomitevole”. Campo si era ritrovato faccia a faccia con una persona dal viso familiare: “… entro e chi c’è ?… la faccia era conosciuta… però un po’ più asciutto… però era lui…”. Discussero di un lavoro che interessava il boss di Castelvetrano, che per prudenza aveva preferito non rivolgersi direttamente a Sutera “… dopo che sono salito che mi sono allontanato una ventina di metri… lui se ne è andato…”.
L’arresto di Sutera allora spaccò la Procura guidata da Francesco Messineo. C’era chi era convinto di potere giungere a Messina Denaro seguendo il mafioso di Sambuca di Sicilia e non era d’accordo al suo arresto. Ora nel nuovo provvedimento di fermo si torna a parlare della triangolazione Palermo-Trapani-Agrigento con la regia del latitante di Castelvetrano.
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29 Ottobre 2018, 17:25