Palermo, Messina Denaro: architetto e radiologo condannati

Messina Denaro, architetto e tecnico di radiologia condannati. Un assolto

Cadono le accuse per un bracciante agricolo

PALERMO – Dieci anni per l’architetto Massimo Gentile e otto anni per il tecnico di radiologia Cosimo Leone. Assolto il il bracciante agricolo Leonardo Gulotta. Si chiude davanti al giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta il processo di primo grado per i tre imputati, accusati di avere avuto un ruolo nella latitanza di Matteo Messina Denaro.

Le accuse all’architetto

Gentile è stato condannato per associazione mafiosa (è caduta l’aggravante del reimpiego dei soldi di provenienza illecita), mentre per Leone il reato è stato derubricato in concorso esterno. Per entrambi la Procura aveva chiesto 12 anni di carcere. erano imputati per mafia. Gulotta (l’unico a piede libero) rispondeva di favoreggiamento aggravato (richiesta 6 anni e 8 mesi).

Le accuse al tecnico di radiologia

Il tecnico dell’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo lo scorso novembre è tornato in carcere. La Cassazione aveva annullato il provvedimento del Tribunale del Riesame, riqualificando l’ipotesi di concorso esterno in favoreggiamento. La Direzione distrettuale antimafia ha fatto ricorso ed è stato accolto dai supremi giudici.

Leone avrebbe avuto un ruolo nella trafila sanitaria di Messina Denaro, visitato all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo Il 6 novembre e operato pochi giorni dopo. Avrebbe potuto contare sull’appoggio di Leone che gli avrebbe anche fornito un’utenza telefonica “pulita”.

Gentile quando fu arrestato era responsabile dei procedimenti del servizio Lavori pubblici del Comune di Limbiate in provincia di Monza-Brianza. Avrebbe messo a disposizione del latitante la sua identità, coprendolo nel tempo.

Ad esempio all’architetto era intestata una Fiat 500 usata dal latitante. Gentile ha negato di esserne a conoscenza, ma oggi i pubblici ministeri hanno depositato le cartelle esattoriali che gli sono state notificate per i bolli non pagati. Secondo l’accusa, sarebbe una ulteriore prova che non poteva non sapere.

Gulotta, invece, avrebbe messo a disposizione del latitante il suo numero di cellulare in occasione dell’acquisto di una macchina. Ma l’ipotesi non ha retto al vaglio del giudice.

La difesa ha sempre sostenuto che si sia trattato di un errore. Il numero di Gulotta sarebbe uguale a quello di una donna frequentata da Messina Denaro. Differiscono solo per una cifra.

Delle due l’una, secondo l’avvocato Mariella Gulotta: o il padrino ha volutamente indicato un numero sbagliato per impedire che si risalisse alla donna oppure aveva inavvertitamente sbagliato.

Gulotta inoltre avrebbe iniziato a usare il numero al compimento dei 18 anni, mentre ne aveva solo quindici quando, nel 2015, Messina Denaro fornì il numero alla concessionaria. Una brutta coincidenza, dunque.

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Pedine della rete di uomini a disposizione del boss. Una scelta non casuale, secondo il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Gianluca De Leo, Bruno Brucoli e Pierangelo Padova. Fanno parte del nucleo familiare dei Bonafede. I padri di Massimo (l’architetto) e Salvatore Gentile (il marito ergastolano della maestra Laura Bonafede) sono figli di fratelli e dunque cugini di primo grado. Leone è cognato dell’architetto Gentile, ma anche cugino dell’ergastolano Salvatore Gentile.


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