Messina Denaro curato all'estero prima di tornare a Campobello

Messina Denaro si è curato all’estero, poi è tornato in Sicilia

Le indagini sulla latitanza del padrino corleonese

PALERMO – Matteo Messina Denaro si è curato, e probabilmente operato, all’estero prima affidarsi ai medici siciliani. È stato il cancro a cambiare la sua strategia. I suoi parenti hanno sussurrato qualcosa sulla sua malattia, che le microspie hanno intercettato e si è aperta, pochi mesi fa, la pista che ha portato alla cattura.

Le cure in Europa

Ci sono tracce che portano con certezza in Europa, dove il padrino trapanese ha affrontato patologie – i suoi problemi agli occhi sono noti – diverse dal tumore che si è manifestato tra il 2019 e il 2020. A quel punto è stato operato prima all’Abele Ajello di Mazara del Vallo e poi alla clinica La Maddalena di Palermo, dove è stato arrestato lo scorso 16 gennaio.

Chi gli ha diagnosticato il cancro?

Ed è probabile che a diagnosticargli il cancro sia stato un medico non siciliano. Su chi e come abbia dato il via al suo percorso sanitario c’è il massimo riserbo. Di sicuro serviva una richiesta di ricovero per accedere in ospedale, visto che Messina Denaro non è passato dal Pronto soccorso in regime di urgenza.

Prima c’era “solo” il Matteo Messina Denaro sanguinario sterminatore di uomini e donne, in fuga da quasi tre decenni. Poi è diventato anche bisognoso di cure specialistiche. Il primo Messina Denaro ha viaggiato, intessuto relazioni e portato avanti affari di vecchia data che gli hanno consentito di vivere di rendita.

I soldi non gli mancavano. Nella contabilità rinvenuta nel covo a Campobello di Mazara sono annotate spese per 10 mila euro al mese. In casa c’erano anche le carte d’identità con cui si muoveva in Italia e all’estero.

Una vita guardinga, poi…

Una cosa, però, è aprire un conto corrente con una carta d’identità intestata ad un’altra persona, o presentarsi in una clinica privata per sottoporsi ad un intervento chirurgico a pagamento; altra cosa è accedere alle cure specialistiche contro il tumore. Quando si è ammalato Messina Denaro ha smesso di condurre una vita guardinga e nascosta, ed è uscito allo scoperto in maniera plateale.

La cerchia dei mafiosi che lo proteggeva, che via via si assottigliava con i continui blitz, non bastava più. Ed allora ha deciso di diventare il geometra Andrea Bonafede a cui venivano prescritti farmaci e visite dal medico di base Alfonso Tumbarello.

Non si trattava più di recarsi all’estero dove pagando si riceve assistenza e si resta anonimi. Gli serviva maggiore e continua assistenza, e qualcuno che gli stesse accanto in un percorso difficile. Avrebbe così deciso di tornare in Sicilia, non a Castelvetrano dove il muro di omertà – il pentimento di Lorenzo Cimarosa, lo dimostra – poteva creparsi, ma a Campobello di Mazara e cioè a casa di Franco Luppino, uno dei suoi uomini più fidati. Luppino lo scorso settembre è stato arrestato di nuovo, ed è venuta meno un’alta pedina della rete di fiancheggiatori.

Affari risalenti nel tempo

Nel covo di vicolo San Vito sono state trovate tracce dei due Messina Denaro. Il latitante, di tanto in tanto, si faceva sentire con suoi referenti trapanesi, specie quando c’era da prendere qualche decisione importante.

La documentazione trovata dai carabinieri del Ros nel covo rimanda soprattutto ad un reticolo di interessi economici. Interessi anche risalenti nel tempo, ma i cui profitti sono ancora attuali. Il lavoro del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido è appena iniziato. Ci vorrà tempo per ricostruire tre decenni di latitanza.


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