Mafia, Messina Denaro "mandante e non esecutore stragi"

“Messina Denaro fu mandante e non esecutore delle stragi”

La requisitoria del pg al processo di Caltanissetta

CALTANISSETTA, 12 SET – “L’accusa che si muove a Matteo Messina Denaro è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore”. L’ha detto il procuratore generale Antonino Patti che oggi ha iniziato la sua requisitoria nel processo che si celebra in Corte d’assise d’appello a Caltanissetta, nei confronti di Matteo Messina Denaro, accusato di essere stato tra i mandanti delle stragi del 1992 a Capaci e in via D’Amelio. In primo grado Messina Denaro è stato condannato all’ergastolo.

“L’imputato – ha continuato Patti – entrò a far parte di un organismo riservato direttamente alle dipendenze di Totò Riina, il gruppo denominato la ‘Super cosa’. L’attività deliberativa, organizzativa di Messina Denaro in favore delle stragi ha cominciato a esplicarsi nell’ottobre del 1991, che coincide con le riunioni in provincia di Enna. Chi è Matteo Messina Denaro? E’ certamente un mafioso. Ha quattro condanne per 416bis, riferite a tempi diversi. E’ certamente un assassino perché dal casellario giudiziale mi risulta essere stato condannato per sette stragi e una ventina di omicidi”.

Patti ha poi continuato: “La riunione per gli auguri di Natale del 1991 avviene prima del 13 dicembre. I nomi delle persone da eliminare, ha riferito Antonino Giuffrè, si sapevano: Falcone, Borsellino, Salvo Lima, Martelli e Mannino. Giuffrè rimase impressionato da quella riunione perché era finito il tempo delle chiacchiere e bisognava agire. Venne etichettata come la riunione della resa dei conti. Dopo le parole di Riina scese un silenzio assoluto”. Il Pg si è anche soffermato sulla missione romana, quando un commando partì dalla Sicilia per eliminare Giovanni Falcone e Maurizio Costanzo. Riina da tempo aveva in cantiere di assassinare Falcone. La requisitoria proseguirà il 27 ottobre nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta.


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