23 Gennaio 2023, 06:08
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CATANIA. Sebastiano Ardita è raggiante e prudente al tempo stesso. Non si tratta di una contraddizione. E nemmeno dell’affrancarsi rispetto al ruolo di consigliere togato del Csm che ricopre dopo avere toccato con mano, attraverso le indagini di mafia seguite tra Catania e Messina nel corso degli anni recenti, attività, modi e comportamenti dell’azione mafiosa.
Più semplicemente, si tratta di riconoscere un messaggio forte, e che non andrebbe sminuito in alcun modo, come l’arresto del boss (ex)latitante Matteo Messina Denaro e, dall’altro, riuscire a leggere (“Non abbiamo certo le sfere di cristallo ma un’analisi approfondita fa assolutamente portata avanti“, spiega il magistrato) cosa sta accadendo già adesso all’interno dell’organizzazione criminale di Cosa Nostra.
Che chiave di lettura possiamo dare all’arresto di Messina Denaro e a tutto quello che ne è conseguito?
Intanto, partiamo dal risultato. E’ importante avere assicurato alla giustizia quello che rimaneva di una lunga latitanza che dovrà rispondere di processi e sentenze. E questo è un fatto altamente positivo.
Poi, c’è ovviamente la questione legata proprio alla lunghezza della latitanza e alle domande che dobbiamo porci.
Il fatto che sia passato tutto questo tempo prima che venisse consegnato alla giustizia deve imporci una riflessione che può aiutarci ad intraprendere un percorso che sia una tappa iniziale e non certo finale.
Cosa ne emerge da questa riflessione?
Ne emerge che, evidentemente, per anni lo Stato non è riuscito a consegnarlo alla giustizia. Chiaramente questa persona ha ricevuto delle coperture e oggi va chiarito cos’è successo in questi anni. Dopodiché va fatta anche un’analisi su quella che è l’evoluzione di Cosa Nostra e non solo sotto l’aspetto militare ma anche a quello legato all’omertà, alle complicità, alle collusioni che non mi sembra siano venute meno: dato che è ancora possibile trovare una copertura per un tempo così lungo.
Un fatto assodato.
Ma tutto questo ci serve anche a capire cosa è accaduto all’interno di Cosa Nostra. Se, ad esempio, è accaduto quello che accadde con la strage di Ciaculli e la reazione dello Stato. In quell’epoca, dal 1963 in poi noi sappiamo, perchè ce lo hanno detto i collaboratori di giustizia, che si era addirittura sciolta la “Commissione di Cosa Nostra”.
Adesso, invece, cosa può essere accaduto? La Storia può esserci utile nel comprendere ma al tempo stesso ci mette in allarme perchè come accadde dopo il 1963, Cosa Nostra si riorganizzò sfociando in una fase violenta. Corsi e ricorsi storici.
Stiamo leggendo un pò di tutto. C’è addirittura chi ipotizza che Cosa Nostra non abbia più una guida: è davvero ipotizzabile?
Ritengo che non sia ipotizzabile. Cosa Nostra è organizzata in maniera gerarchica e piramidale ed è evidente che, finché esiste, avrà quella struttura. Per cui non è pensabile che possa esservi l’assenza di una leadership.
Potrebbe, semmai, essere accaduto che in questo momento l’organizzazione funzioni più sul piano territoriale e meno sotto il punto di vista della centralità: è una ipotesi che si fonda sull’osservazione storica.
E’ immaginabile che il boss Messina Denaro possa, non dico collaborare perchè sarebbe esagerato ipotizzarlo, ma in qualche modo raccontare alcuni fatti ancora occulti?
Anche in questo caso, la prudenza e la razionalità ci inducono – più che fare considerazioni avventate – a guardare a quello che è accaduto storicamente. E storicamente i capi di Cosa Nostra come Riina e Porvenzano o soggetti comunque di grande spessore come Santapaola e Bagarella, non hanno mai collaborato con la giustizia. E questo è un dato storico sul quale riflettere e ripartire.
E’ difficile che un capomafia, specialmente se ha avuto il tempo di temere sulla propria cattura, poi collabori. E’ chiaro che ogni cosa è possibile: ma oggi risulta davvero difficile immaginarlo e prevederlo.
Mi dice cosa ne pensa degli interventi del Ministro Nordio a proposito dello strumento delle intercettazioni?
E’ un dibattito che esiste da molto tempo. Diciamo che la logica delle cose vuole che sia un ragionamento da parte di chi utilizza questi strumenti per salvaguardare questi stessi strumenti. E’ come se si dicesse a un chirurgo di operare senza utilizzare un bisturi elettrico.
Non si tratta qui di fare una sterile polemica tra garantisti ed efficientisti. Si tratta solamente di comprendere l’utilità di questi strumenti che appaiono fondamentali se si vogliono ascrivere fatti di reato. Con tutti i limiti del sistema penale. Ma questi sono strumenti che sono sempre serviti.
Nel passato e nel presente.
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23 Gennaio 2023, 06:08