Messina Denaro, mafia, rifiuti, Pnrr: il rapporto Zuccaro

Messina Denaro, mafia, rifiuti, Pnrr: il rapporto Zuccaro

Intervista al Procuratore Capo di Catania: che traccia un "dossier" a tutto campo.

CATANIA. Le parole sono misurate. Dirette e chiare. Nessuno spazio all’interpretazione. Il Procuratore Capo di Catania, Carmelo Zuccaro, ha ben in mente quale possa essere l’apparato criminale-affaristico-politico pronto a mettersi in moto sul fronte delle centinaia e centinaia di milioni di euro piovuto con i fondi del Piano nazionale di resistenza e resilienza. Un capitale non solo economico: ma anche di manovalanza per i clan. Allettante anche, e forse soprattutto, per i cosiddetti colletti bianchi.
Zuccaro traccia una sorta di “rapporto” allarmante anche sul fronte del business mafioso: dai rifiuti, all’agroalimentare, all’edilizia.

Eppure, sarebbe quasi anacronistico non toccare la vicenda che tiene banco da giorni a proposito dell’arresto del supelatitante Matteo Messina Denaro.

Procuratore Zuccaro, che aria tira dalle parti di piazza Verga sul fronte delle inchieste legate alla criminalità organizzata?
Il contrasto alla criminalità organizzata, e in particolare ma non solo a quella di tipo mafioso costituisce l’obiettivo prioritario dell’attività di questa Procura della Repubblica, unitamente alla lotta alla corruzione e alla persecuzione dei delitti di violenza di genere.

Sembra strano domandarlo: in che modo Cosa nostra riesce ancora ad esistere?
Il Contrasto alla criminalità mafiosa ha la forza di un imperativo cogente e ineludibile in un momento storico nel quale i sodalizi mafiosi, abbandonata la stagione stragista che li ha visti alla fine perdenti ma non prima di aver arrecati gravi lutti alla Comunità italiana, è tornata alla sua tradizione di inabissamento per potere perseguire al meglio i propri affari, contando su di una liquidità che non è stata mai così consistente, soprattutto in rapporto alla crisi economica che attanaglia il Paese, nonché sulle numerosi collusioni con ambienti della società civile e delle Istituzioni.

Qual è, oggi, il volto reale della mafia etnea?
Proprio le abbondanti risorse economiche e la ricca rete di collusioni costituiscono i tradizionali punti di forza di Cosa Nostra che non sono stati significativamente indeboliti e questo spiega perché essa, come le altre mafie storiche, continua ad esistere e prosperare. Nulla a che vedere con il mito dell’invincibilità della mafia, ma solo con la constatazione che per batterla non ci si può limitare a contrastarne gli aspetti militari ma bisogna attaccarla nei suoi punti di forza.

Quali sono i settori più delicati dell’economia nei quali le mafie riescono a trovare terreno fertile? E’ solo l’ambito dei rifiuti?
La mafia etnea, che si caratterizza – a differenza di quella palermitana e trapanese – per la molteplicità dei sodalizi mafiosi non riconducibili ad un unico vertice ma tra loro in posizione di conflittualità più o meno latente, che però non esclude profili di cointeressenza nella gestione di alcune attività lucrose, continua a rimanere saldamente ancorata alla propria vocazione affaristico – imprenditoriale e quindi si infiltra pesantemente in settori dell’economia solitamente caratterizzati da un basso livello di capitalizzazione, da una forte liquidità delle transazioni e/o dalla gestione in appalto di servizi pubblici. Il settore della raccolta dei rifiuti e quello dello smaltimento degli stessi è tra i maggiormente infiltrati, ma diversi altri settori, da quello agroalimentare, a quello della distribuzione commerciale, a quello edilizio sono campi ai quali tradizionalmente la mafia, anche quella etnea, ha rivolto la propria attenzione, con controlli diretti o indiretti dell’assetto proprietario e gestionale.

Tiene banco, da giorni ormai, l’arresto di Matteo Messina Denaro: era davvero lui – a Suo avviso – il capo di Cosa nostra?
Matteo Messina Denaro era l’ultimo dei maggiori protagonisti della strategia stragista di Cosa Nostra ancora in libertà, ma non era il capo di Cosa Nostra per quello che è dato sapere.

Qual è il ruolo della politica nel sistema criminale?
La cattiva gestione della cosa pubblica in vari settori ha, purtroppo, contribuito a creare nella coscienza comune la convinzione che il cittadino non possa far valere i propri diritti nei confronti di chi gestisce a qualsiasi livello un potere, ma debba trovarsi una raccomandazione per poter ottenere ciò che non gli spetta o persino ciò che gli spetterebbe se si seguisse il percorso della legalità. Per modificare tale convinzione e le cattive prassi che ne conseguono è necessario da un lato agire sotto il profilo culturale nella formazione della coscienze dei più giovani ma anche contrastare non solo a livello penale la cattiva gestione del potere che fomenta queste prassi e le rende proficue per il raccomandato ma certamente non per l’interesse pubblico.

A Catania, come in troppi pezzi di Sicilia, chi ha l’amico giusto riesce sempre a risolvere qualsiasi problema anche, e soprattutto, con mezzi illeciti. Riusciremo mai a liberarci di questa cattiva abitudine?
Quanto più i fenomeni criminali sono diffusi e radicati nei costumi e nella prassi tanto più difficile è l’azione di contrasto che la magistratura e le forze di polizia possono svolgere. In questi casi l’attività repressiva da sola non è mai sufficiente, perché occorre agire, come ho detto prima, anche sul piano preventivo della formazione e dell’educazione alla cultura della legalità e inoltre anche sul piano del rafforzamento dei controlli amministrativi e dell’opinione pubblica, perché non tutti i comportamenti scorretti e lesivi dell’interesse pubblico hanno un rilievo penale.

Non è difficile immaginare che i clan abbiamo messo gli occhi sui fondi del Pnrr. Come si interviene per contrastare l’appetito economico della criminalità?
I fondi messi a disposizione dal PNRR certamente saranno oggetto di attenzione da parte dei sodalizi mafiosi, abituati a intercettare parte delle risorse pubbliche per stornarle a loro beneficio. Senza poter entrare per ovvie ragioni nello specifico, posso dire che la magistratura e la polizia giudiziaria hanno approntato degli indici di rischio per monitorare tali fenomeni e contrastarli.

Lei rappresenta per i catanesi un simbolo, un punto fermo. Che messaggio vuole mandare alla città e al territorio?
Alla comunità etnea e dei territori del distretto in cui si esercita l’attività giudiziaria della Procura che ho l’onore di dirigere, rinnovo l’impegno del mio Ufficio a prestare la massima attenzione al contrasto dei fenomeni criminali che maggiormente frenano lo sviluppo economico e limitano il libero esercizio dei diritti dei cittadini e ribadisco loro che questa attività di contrasto per essere veramente efficace ha bisogno del più vasto e convinto coinvolgimento da parte di tutti coloro che nella società civile  hanno fiducia nel fatto che la via della legalità è l’unica che alla fine può sconfiggere la prepotenza dei poteri illegali.


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