“Metalli riciclati e false fatture”| Blitz della finanza, tutti i nomi

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16 Gennaio 2020, 07:14

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PALERMO – Due persone arrestate, altre tredici raggiunge da misure interdittive, obbligo di dimora e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, 146 indagati in tutto.

È una maxi inchiesta sullo smaltimento illecito dei rifiuti quella dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria e del Nucleo speciale di polizia valutaria. La Procura di Palermo, l’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto Andrea Fusco, contesta agli indagati i reati di traffico illecito di rifiuti, emissione di fatture false e occultamento di documentazione contabile.

L’indagine è partita dalla segnalazione di una sfilza di operazione bancaria sospette. L’allarme antiriciclaggio ha funzionato. Gli accertamenti fiscali sono stati incrociati con il contenuto delle intercettazioni telefoniche.

Il meccanismo per smaltire i rifiuti metallici al di fuori del circuito legale era piuttosto complesso. Un ruolo sovraordinato avrebbero avuto le due persone finite ai domiciliari: Baldassare e Vincenzo Marino, di 67 e 65 anni, originari di Carini, amministratori della Fondi Metal srl nei cui stabilimenti venivano raccolti i metalli. 

L’interdittiva di esercitare uffici direttivi in imprese e società e l’obbligo di dimora è stata decisa per Giovanni Visconti e Antonino Visconti (amministratori della Nuova Recicling Metalli srl), Gaetano Marino, Francesco e Domenico Monti, Rosario Marino. Obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria per Francesco Paolo Castelli, Vincenzo Lo Piccolo, Luigi Luciotto, Alfonso Vela, Paolo D’Anna. Solo obbligo di presentazione per Fabio e Riccardo Greco.

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In particolare è emerso che titolari di ditte individuali – evasori fiscali totali e privi di autorizzazione ambientale – hanno movimentato, nel periodo dal 2014 al 2017, solo cartolarmente metalli 3,5 milioni di euro, in realtà non corrispondente a effettivi conferimenti.

La principale funzione delle ditte era quella di creare fatture false da consegnare a 6 società specializzate nella raccolta e nel trattamento dei rifiuti, con sede a Palermo, Carini e Capaci, che a loro volta avevano la necessità di acquistare il materiale a prezzi stracciati nei canali non ufficiali di raccolta per poi rivenderlo a prezzo di mercato.

I “cenciaioli” raccoglievano i metalli per strada. Facevano il lavoro sporco, recuperando rame, ferro, ottone, alluminio anche nella spazzatura e lo consegnavano alle piccole imprese, le quali emettevano fatture gonfiate e non dichiarate al fisco. Poi giravano il materiale al livello superiore dell’organizzazione che pagava con bonifici e assegni bancari i cenciaioli che, ed è l’ultimo passaggio della catena, prelevavano in contanti le somme e le restituivano, trattenendo per sé solo un piccolo compenso.

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16 Gennaio 2020, 07:14

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