15 Giugno 2016, 15:38
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PALERMO – “Chiediamo un contratto nazionale degno di questo nome, l’aumento salariale, vogliamo discutere dell’orario di lavoro e rivedere il sistema degli appalti”. Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom Cgil ha chiuso dal palco di piazza Verdi a Palermo la giornata di mobilitazione dei metalmeccanici siciliani. Uno sciopero, organizzato da Fiom, Fim Cisl e Uilm, che si è svolto contemporaneamente in Calabria e Sardegna. “Abbiamo scelto una data diversa dal resto d’Italia, per dire al governo nazionale che queste regioni hanno pagato la crisi il doppio rispetto alle altri parti del Paese”, ha spiegato Landini.
Secondo il leader della Fiom, c’è in atto il tentativo di “Federmeccanica e Confindustria di eliminare il contratto nazionale del lavoro”. Un grave rischio che si tradurrebbe nel “cancellare la garanzia che qualsiasi lavoratore, in qualsiasi parte del Paese e in qualsiasi azienda lavori, abbia gli stessi diritti e le stesse tutele”. Sostituire i contratti nazionali con quelli aziendali, aggiunge Landini, porterebbe a un abbassamento delle tutele lavorative, perché si metterebbero “in competizione i lavoratori. Ogni azienda avrà le sue condizioni. E se qualcuno non le accetta, ci saranno altri lavoratori che le accetteranno, pronti a prendere qual posto”.
E in quest’ottica, secondo il sindacalista, è fondamentale affrontare in modo unitario le questioni del contratto e dell’occupazione, soprattutto al Sud, perché “se passa l’idea che per lavorare si deve accettare qualsiasi condizione, la partita è finita. Sarebbe una porta aperta verso lo sfruttamento”. Il tutto in quadro già dalle tinte fosche: “Non solo l’aumento dell’età pensionabile deciso dal governo – spiega Landini -, ma adesso Federmeccanica propone un aumento delle ore lavorative. Sono tutte misure che vanno contro l’occupazione. E noi siamo già il Paese con il tasso più alto di disoccupazione in Europa. A Palermo ci sono tanti posti di lavoro a rischio e tante aziende che hanno chiuso”.
Il segretario generale della Fiom non risparmia nuove critiche al Jobs Act, che “facilita i licenziamenti e crea un meccanismo per il quale all’azienda costa meno licenziare piuttosto che accedere ai contratti di solidarietà”. Secondo Landini “il governo deve cambiare posizione” perché fino a questo momento “ha dato una mano alle imprese, non certo ai lavoratori”. E per evitare una “nuova, drammatica, fase di licenziamenti occorre rifinanziare gli ammortizzatori sociali ed estenderli a tutte le forme di lavoro e di imprese”.
A manifestare il proprio sostegno alla giornata di mobilitazione unitaria dei metalmeccanici siciliani anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Che ha voluto ribadire “l’impegno a salvaguardia delle attività industriali locali per una prospettiva che garantisca il futuro delle produzioni metalmeccaniche della città metropolitana. Proseguiremo nelle interlocuzioni già attive con il Governo nazionale e Regionale – aggiunge Orlando -, per misure e interventi di politica industriale atti al rilancio delle vocazioni produttive più qualificate del territorio”.
Alla manifestazione, questa mattina, anche gli operai della Rsu Fiom della Fincantieri di Palermo. “Chiediamo di avere lo stesso trattamento di tutti gli altri cantieri italiani”, dicono Francesco Foti, Giuseppe Pirrotta e Serafino Biondo. Secondi i quali “mentre qui c’è la cassa integrazione e la fame di lavoro ha raso al suolo l’indotto, nel resto d’Italia l’attività va avanti. Prima del contratto ci vuole il lavoro, dobbiamo superare la grave emergenza occupazionale che sta vivendo Palermo”.
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15 Giugno 2016, 15:38