22 Febbraio 2019, 11:42
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PALERMO – “Calogero John Luppino e Salvatore Giorgi risultano aver condotto la campagna elettorale per l’elezione di Stefano Pellegrino (candidato nella lista ‘Forza Italia’) all’Assemblea regionale siciliana nel novembre 2017 e in favore di Toni Scilla (primo candidato della lista ‘Forza Italia Berlusconi Presidente’) per la scelta dei componenti del Senato”. Inizia così il capitolo più delicato dell’inchiesta che ha portato in carcere tre persone a Campobello di Mazara.
Pellegrino stamani ha ricevuto un avviso di garanzia per corruzione elettorale, ma l’indagine è molto più ampia. Si parte dalle elezioni comunali a Campobello di Mazara e si arriva alle Nazionali del 2018, passando per le Regione del 2017. Secondo la ricostruzione della Dda di Palermo, sarebbero stati i candidati a rivolgersi a Salvatore Giorgi e Calogero Luppino, zio e nipote, “confidando nel largo consenso dagli stessi acquisito in occasione delle precedenti elezioni comunali di Campobello di Mazara attraverso il movimento politico, dagli stessi indagati rappresentato, denominato ‘Io amo Campobello'”. Luppino è stato anche consigliere comunale dal 2006 al 2011.
In realtà dietro ci sarebbe stata la regia di gente che conta nella mafia trapanese, a cominciare dal boss detenuto Franco Luppino. “… perché quello… quello già ha dato ordini… infatti tutti Pellegrino hanno votato”, diceva Calogero John Luppino.
A partire dal mese di agosto 2017 da una serie di conversazioni emergeva che Stefano Pellegrino aveva cercato un contatto con Luppino e Giorgi. A fare da tramite era stato Andrea Passanante, più volte consigliere comunale e assessore nella giunta dell’ex sindaco Ciro Caravà. Passanante chiese a Luppino di organizzare un incontro fra Giorgi e Pellegrino: “… l’altro giorno avevo parlato con Mario Giorgi, c’era Stefano Pellegrino, diciamo che vi voleva incontrare so che tu sei fuori per ora e quindi diciamo..”. Un invito a cui Luppino rispondeva: “…se c’è da dare una mano di aiuto a qualche amico, uno anche… meglio avere amici che avere nemici”.
L’incontro fra Luppino, Giorgi e Pellegrino avvenne il 3 ottobre successivo, un mese prima del voto, nella sede del movimento politico “Io amo Campobello”, in via Risorgimento, nel paese in provincia di Trapani. Un incontro anticipato da Luppino con un Sms allo zio: “Lunedì ore 19:00 incontro con Stefano Pellegrino, io e tu”. Il 5 ottobre 2017 Luppino contattava Giorgi per rassicurarlo: “…allora mi ha chiamato ieri l’avvocato Pellegrino… e mi ha detto che lui ha depositato l’accettazione della candidatura…”.
La macchina elettorale si mise in moto. Fin qui niente di illecito. Uno dei primi ad essere contattato per chiedere il sostegno elettorale fu Daniele Mangiaracina, ex sindaco di Campobello. “Poi ho telefonato a Daniele Mangiaracina – spiegava Luppino – gli ho detto abbiamo chiuso con Stefano Pellegrino… voialtri avete preso tutti impegni… sapete che se… questi impegni presi oggi, avranno conseguenze domani. È giusto che lo sapete tutti, no? Perché è… gli impegni che prendete oggi, domani avranno conseguenze”.
La seconda persona contattata fu Felice Scaglione che, sebbene nelle stesse elezioni sostenesse ufficialmente il castelvetranese Giovanni Lo Sciuto, rassicurò Luppino che si sarebbe mosso riservatamente per fare campagna elettorale a Pellegrino. “Ma tu con Lo Sciuto sei? Come sei combinato?”, chiedeva Luppino. “… ma io per chi devo votare Calò?”, rispondeva Scaglione. Ancora Luppino: “Noi abbiamo chiuso con Stefano Pellegrino”.
Non solo politici, durante la campagna elettorale Luppino contattò anche Benedetto Riti, citato dagli investigatori come “soggetto mazarese che lavora nel settore delle slot machines e vicino alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo”. Quest’ultimo ricevette l’ordine di “non fare più riunioni con Scilla, non fare più niente con nessuno ed inizia… perché ti porto i fac-simile e pure i manifesti… quindi ti devi esporre in prima persona, non cominciare a fare la carta tre… noi siamo andati avanti, e facciamo continuare ad andare avanti con Stefano qualsiasi cosa serve. Anche perché è uno contro uno, qua. E siamo avanti. Che fa? Se dobbiamo vincere, non dobbiamo rischiare di perdere”. Riti lo rassicurava: “… il lavoro io posso farlo anche da qua, perché oramai qua ci sono un sacco di picciotti che… 18-19 anni”.
Insomma, si doveva indirizzare il voto su Pellegrino e non su Scilla. Il 27 ottobre 2017 Luppino confidava a sua moglie e a quella di Francesco Catanalotto (pure lui fermato oggi dai carabinieri, ndr): “Certo ‘ddoco appena gli do i soldi quello a lampo quelli… però accuchiatemi 7 – 8 voti. Gli dico in famiglia…”. Si cominciava, dunque, a parlare di “comprare” le preferenze. Non era più una campagna elettorale pulita.
Non poteva esserlo, dicono gli investigatori, visto che della strategia di Pellegrino e Giorgi era stato informato anche il capo mandamento Dario Messina (successivamente arrestato, ndr). Quest’ultimo veniva aggiornato sullo spoglio in tempo reale mentre si trovava con Bruno Giacalone: “Pellegrino momentaneamente primo, l’ho portato io dove doveva andare Toni Scilla che io solo tra parenti gli ho portato 162 voti… Calogero, Mario e coso Pellegrino sono tutta una cosa… amici stretti, stretti, stretti. Calogero lo ha aiutato a lui… assai… su Mazara lui ha preso qualche mille e due o mille e tre”.
Anche Saro Allegra, cognato di Messina Denaro, avrebbe fatto la sua parte: “… neanche la volevo fare campagna elettorale, ma poi all’ultimo mi hanno presentato a quello ed ho detto: ‘tinto per tinto’ che mi finisce… è buono per altre cose”.
È nel marzo 2018, quando era in corso un’altra campagna elettorale, quella per le elezioni politiche, che emergeva il lavoro sporco dell’anno precedente per fare eleggere Pellegrino all’Ars. Giorgi ne parlava con uno che si era prestato al gioco: “… a fine ottobre vero che gli portai la spesa pure a loro… quando fu per Pellegrino… ti ho portato la spesa e 50 euro la settimana dopo… a novembre”. Stessa cosa era avvenuta con “Mariella la palermitana” che contattò direttamente Pellegrino. “Volevo ringraziarla… stamattina mi è arrivata un po’ di spesa”. Ed è sempre la stessa donna la protagonista di un sms inviato a Pellegrino dalla sua segretaria: “Buongiorno Stefano, la signora… mi ha chiesto se puoi parlare di nuovo con Giorgi per un po’ di spesa per Capodanno. Mi tormenta con chiamate e messaggi… fammi sapere”. Infine a gennaio Pellegrino rassicurava la donna: “Ora ci telefono a Giorgi”.
Centrato l’obiettivo, il 16 dicembre 2017, i grandi elettori di Pellegrino iniziarono a muoversi per monetizzare l’appoggio che avevano garantito. “Stefano Pellegrino oggi ci sono andato con Nino e poi abbiamo parlato di politica e compagnia bella – spiegava Giorgi – domani si fanno i deputati questori. Lui, non so cosa minchia gli spetta, lui mi ha detto: ‘io ho già parlato con l’assessore quelli di… tutti gli assessori disponibili a venire in provincia di Trapani… ha parlato addirittura con Sgarbi per le Cave di Cusa, e compagnia bella’ mi ha detto, dice: ‘e vediamo rispetto agli assessorati dove possiamo… mettere, tutti… anche persone nostra di fiducia’ ed ha detto che vuole un curriculum per quanto riguarda un revisore dei conti all’assessorato all’Agricoltura… che è un assessore di Forza Italia questo… chi fu, diciamo, nominato di… dal partito, dice: ‘datemi un curriculum di un revisore dei conti iscritto all’albo… e cose, e poi vediamo le altre cose che possono nascere’”.
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22 Febbraio 2019, 11:42