12 Marzo 2009, 00:51
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“Sono la madre della ragazza di 15 anni che ha subito alla fermata dell’autobus, insieme al fidanzato di 17, un tentativo di violenza sessuale, vicino allo stadio delle palme durante una violenta rapina ad opera di tre rom provenienti dal vicino Campo nomadi”. comincia così una toccante lettera scritta da una donna che non sa darsi pace e inviata alla stampa. In calce c’è la firma che preferiamo omettere perché c’è di mezzo una minorenne. Una ragazzina vittima di un brutale assalto nel corso di una tranquilla serata di paura. Lei stessa ci aveva confessato in un’intervista esclusiva: “Pensavo di morire”. Ora è sua madre a vegare una drammatica lettera aperta. Dice la signora: “Scrivo questa lettera alla stampa, perché sono amareggiata da quello che ho letto sui giornali in questi ultimi giorni. Mi sembra quasi, leggendo ciò che è stato scritto, che il problema non sia più presente e ciò mi preoccupa talmente tanto perché ciò che avviene una volta può sempre succedere ancora. L’amarezza, che è condivisa anche da mia figlia, mi ha spinto a cercare un parente diplomato che mi aiutasse a dare forma corretta ai pensieri che affollano la mia mente, in modo da esprimere chiaramente quello che proviamo dopo la violenta aggressione che ci ha colpito. Vero è che sono parzialmente soddisfatta del rapido esito della vicenda, ma ho l’impressione che si voglia troppo rapidamente dimenticare, in seguito alle scuse fornite dai rom, quello che è successo che è molto grave. Pur apprezzando le scuse, voglio precisare che non si è trattato di una marachella di bambini che rubano la marmellata ma di una rapina a mano armata molto violenta con una tentata violenza sessuale. I responsabili erano rom che provenivano dal vicino campo nomadi, che non so se sia autorizzato o regolare, e seppure a quanto sembra minorenni, hanno agito come delinquenti abituati a compiere simili cattive azioni. Questi delinquenti, non credo che si sia trattato della loro prima rapina con un coltello a serramanico, si sono poi rifugiati presso quel campo nomadi e da quel posto provengono. Mia figlia non può perdonare, quasi come fosse accaduto uno ”spiacevole episodio”, chi le ha fatto tanto male; chi ha mostrato verso di lei tanto odio e disprezzo, chi ha puntato alla gola del suo ragazzo un coltello, chi lo ha picchiato; attende la restituzione di quanto rubato, non è vero che ci hanno già riconsegnato tutto, e soprattutto il giorno del riconoscimento per indicare con certezza quelle facce che non dimenticherà”.
Logico e giusto non accanirsi contro i rom per pregiudizi razziali. Ma – dice la signora – non sarebbe nemmeno corretto essere troppo buonisti. La missiva continua: “Non ho, né lo ha mia figlia, alcun intento di tipo razzista, semmai fosse il caso di precisarlo, ma non posso metterci una pietra sopra, chiedo piena giustizia e mi aspetto la certezza della pena, a questo proposito do notizia che intendo costituirmi parte civile al processo. Quello che vedo è che i responsabili sono liberi e sono tornati in quel campo nomadi, la cui presenza non mi pare sia rassicurante. Un altro fatto che mi ha amareggiato è stato il comportamento della stampa, prima che la giornalista Lara Sirignano dell’Ansa, che non finirò mai di ringraziare, mi ascoltasse e pubblicasse per prima la notizia. Mi ero rivolta al Giornale di Sicilia già dal pomeriggio di giovedì 5 marzo, ma un cronista dal citofono della portineria di via Lincoln mi ha detto: ‘Sono dispiaciuto per l’accaduto, ma non posso farci nulla, provi a scrivere una lettera’. Un altro giornalista, dello stesso giornale, dopo avermi ascoltata, mi ha chiesto il perché della mia iniziativa e dell’insistenza nel chiedere di essere ascoltata, ho risposto che era mio desiderio che si sapesse ciò che era accaduto affinché non si verificasse più. Ma non ha fatto niente, solo dopo l’articolo Ansa tutti hanno scritto. Nessuno pareva interessato, poi tutti i giornali hanno dovuto parlarne. A questo proposito, è giusto che io ringrazi anche il prezioso interessamento del partito Forza Nuova. Li ho informati dei fatti, avevo conservato un loro volantino con il recapito telefonico, e loro ci hanno fatto visita la sera stessa , ci hanno consigliato di fare subito la denuncia, ci hanno fornito i contatti con i giornalisti, ci hanno offerto assistenza legale. Ho detto queste cose ai giornalisti ma nessuno di loro ha scritto nulla, la notizia dopo alcuni giorni era solo le scuse dei nomadi. Mi chiedo, se non mi fossi data tanto da fare e se non avessi avuto i numeri telefonici giusti, grazie a Forza Nuova, le cose sarebbero andate nello stesso modo? O il tutto avrebbe seguito i tempi lunghissimi della giustizia italiana? Ho l’impressione che in tutta questa storia ci sia qualcosa che non quadra. In ogni modo, intendo andare fino in fondo, non ho nessuna intenzione di accontentarmi di generiche scuse e stringerò la mano dei genitori dei colpevoli, come ho detto ai giornali, solo dopo aver ottenuto giustizia, dopo che saranno giustamente condannati per quello che hanno fatto, anche se mi resta il dubbio che per la sola violenta rapina, a quanto scrivono i giornali, da parte loro non ci sarebbero state scuse. Ringrazio la Polizia, Forza Nuova e quei giornalisti che vorranno pubblicare questa mia lettera, le mie considerazioni sono condivise anche dalla famiglia del fidanzatino di mia figlia”. Tante le domande contenute in una lettera scomoda. E le risposte?
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12 Marzo 2009, 00:51