Miccichè e De Luca, le spine nel fianco di Schifani - Live Sicilia

Miccichè e De Luca, le spine nel fianco di Schifani

Una certezza che viene fuori dalla seduta fiume di ieri a Sala d’Ercole.

PALERMO – Cateno De Luca e Gianfranco Miccichè saranno due spine nel fianco di Renato Schifani. È una certezza che viene fuori dalla seduta fiume di ieri a Sala d’Ercole nel giorno in cui il presidente presenta le linee programmatiche che orienteranno l’azione del governo.

L’aplomb istituzione del Presidente e le spine De Luca e Miccichè

Il presidente si gioca la carta dell’aplomb istituzionale sia nel corso del discorso di apertura dei lavori sia nelle controrepliche ai deputati, discettando punto su punto, senza scomporsi e dimostrando che il passaggio più politico del suo lungo intervento, cioè la centralità del Parlamento, è già prassi della sua azione di governo. Nel solco dell’esperienza di arbitro a Palazzo Madama, Schifani prova a sfoderare tutta la sua abilità di mediazione per tenersi a cavallo tra la piena e totale continuità con Musumeci e la discontinuità che in tanti reclamano (dentro e fuori la maggioranza).
C’è anche un’esigenza tattica dietro l’apertura ai deputati: la consapevolezza che i numeri della maggioranza sono fragili. L’aula rischia di trasformarsi in un Vietnam alla prima occasione utile. Ieri i due ordigni più insidiosi li hanno piazzati Cateno De Luca e Gianfranco Miccichè che, a parte qualche parola di troppo, hanno condotto due interventi pregni di significato.

De Luca pronto a dare battaglia

De Luca ha puntato tutto sulla grande conoscenza che possiede della macchina burocratica per smontare le operazioni finanziarie portate avanti dal vecchio esecutivo e per mettere i bastoni tra le ruote alle prossime mosse dell’assessore all’economia Marco Falcone. In attesa di capire che cosa verrà fuori dall’udienza di parifica di sabato alla Corte dei Conti, De Luca punta tutto sul ddl sulle variazioni di bilancio preannunciando battaglia. Fonti vicine all’ex sindaco di Messina sussurrano che la seduta d’aula del sette dicembre sarà un capolavoro di ostruzionismo da manuale. L’idea è quella di presentare centinata di emendamenti al testo e imbastire interventi fiume. Per il resto la disponibilità a collaborare con il governo c’è ma a condizione che si segni una netta discontinuità con il passato.

Le sciabolate di Miccichè

Un leitmotiv che ricorre anche nelle parole acuminate pronunciate dal coordinatore di Forza Italia, Gianfranco Miccichè all’indirizzo dell’amico-nemico di sempre, Renato Schifani. Quattro le frecce al curaro dal sapore pienamente politico scagliate nel corso della seduta di ieri: avere inglobato in squadra alcuni assessori della vecchia giunta Musumeci, avere affidato la delega alla programmazione a Marco Falcone cedendo lo scettro della “visione”, avere ristretto il perimetro della propria maggioranza e avere indossato i panni del “capocorrente” nelle vicende azzurre invece di giocare un ruolo di arbitro come l’incarico che ricopre suggerisce. Anche Miccichè promette che non farà sconti al governo ma dichiara di sentirsi pienamente dentro la maggioranza.

Schifani tira dritto

A Schifani non resta altro da fare che smontare pezzo per pezzo le accuse ricevute e sottolineare le pecche del discorso del coordinatore. “Mi spiace che in questo luogo istituzionale, siano state fatte polemiche sul mio partito. Quest’aula e il mio ruolo non meritano questo. Se avessi la tendenza al correntismo non sarei arrivato a fare il presidente del Senato, chiamato dal presidente Berlusconi. La critica interna va bene, purché non si trasformi in mancanza di sostegno in aula, questo è il mio auspicio è di essere coerenti col voto degli elettori hanno dato a questa maggioranza. La mia presenza in aula sarà sempre vigile. Chiederò al Parlamento contributi sulle grandi riforme da fare”. Con queste parole Schifani si congeda. E la nuova legislatura inizia davvero.


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