10 Gennaio 2023, 18:29
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CATANIA – L’attesa a tempo indeterminato è probabilmente il problema più pressante. Al quale, però, se ne aggiungono altri, non da meno. Da settimane l’ex hub vaccinale di via Forcile è stato trasformato nel centro di prima accoglienza per migranti del Comune di Catania. Spenti i riflettori sugli sbarchi delle ong, poco si parla di quelli gestiti dalla Guardia costiera. Che pure ci sono. Lo dimostrano le oltre cento persone che da poco meno di una settimana sono in attesa di ricollocamento a San Giuseppe La Rena.
Si tratta degli ultimi naufraghi rimasti, per lo più egiziani, pakistani e qualche siriano. Ma all’ex hub ci sono stati momenti in cui erano ospitate trecento persone. Nei giorni scorsi, il sindacato di polizia Siap Catania ha accusato il Comune di essere assente nella gestione dei migranti. Responsabilità che l’amministrazione rimanda al mittente: “Noi ci siamo ventiquattr’ore su ventiquattro, la polizia nemmeno entra nell’hub”, replica a LiveSicilia Marco Romano, responsabile della Protezione civile per conto di Palazzo degli elefanti.
A gestire la macchina dell’accoglienza è la prefettura etnea. Che coordina municipio, Croce Rossa e Asp nell’attesa che si conoscano le destinazioni delle persone arrivate all’ombra dell’Etna dopo il viaggio a rischio della vita attraverso il mar Mediterraneo. Ma l’hub non era ancora pronto per diventare un centro di prima accoglienza: le docce non ci sono ancora e non era prevista, fino a pochi giorni fa, la divisione tra maggiorenni e minorenni. Che devono seguire, com’è ovvio, percorsi diversi.
“Al momento i minori sono sei. Hanno circa 17 anni e hanno un loro spazio all’interno dell’hub. Quella criticità è risolta – spiega Romano – Ma anche prima avevamo fatto in modo che non fosse un problema: i minori, dopo un iniziale periodo di convivenza, erano stati portati al PalaSpedini”. Dopo una rissa che ne ha coinvolti diversi e che ha complicato una situazione già difficile. “Non si può dire, però, che sia stata una rissa tra minori e maggiorenni. Le parti non erano così definite”, aggiunge il responsabile della Protezione civile.
Il Comune avrebbe comprato sapone, biancheria intima, “anche giubbotti e abbigliamento pesante”. Ma solo quaranta migranti di quest’ultimo gruppo di cento hanno deciso di andare a fare la doccia al PalaSpedini, coi pullman per essere trasferiti dall’hub alla struttura sportiva di Cibali. “Per protesta – conferma Romano – Non vogliono stare qui”. L’attesa, appunto, per un tempo ancora indefinito.
“La prima accoglienza per molto tempo è avvenuta sul molo del Porto di Catania. E chiaramente non si poteva continuare in questo modo”, commenta Stefano Principato, presidente del Comitato di Catania della Croce Rossa. “È stata fatta una cosa buona a spostarla al PalaSpedini e, adesso, in via Forcile – continua – Forse però questo ha fatto pensare che si potesse attendere di più per il ricollocamento. O forse è solo che gli sbarchi sono tanti e il ministero è oberato”. Fatto sta che aspettare senza sapere quanto “è difficile per le persone che vivono l’attesa. Ci sono molte cose da limare, anche adeguare i menù alle diverse culture, ma il problema più grande è accorciare i tempi per la distribuzione di queste persone sul territorio nazionale”, conclude.
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10 Gennaio 2023, 18:29