Clandestini stipati nella stiva | “Fu omicidio volontario”

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29 Gennaio 2016, 16:54

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PALERMO – Fu omicidio volontario. La Cassazione dà ragione alla Procura della Repubblica che si era vista annullare l’ordine di arresto di cinque scafisti dal giudice per le indagini preliminari.

Nell’agosto scorso si registrò l’ennesima tragedia del mare a largo delle coste siciliane. Infernale era l’unico aggettivo per descrivere la situazione nella stiva dove erano stati stipati oltre cento dei 492 migranti partiti dalla Libia. In 26 morirono durante la traversata. I poliziotti della Squadra mobile arrestarono i cinque presunti scafisti, libici e algerini: Ali Rouibah, Imad Busadia, Suud Mujassabi, Abdullah Assnusi e Shauki Esshaush. Il Gip Giuliano Castiglia, però, non convalidò l’arresto per l’accusa di omicidio, ma solo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. No era stata verificata la causa del decesso.

Il procuratore aggiunto Maurizio Scalia e i sostituti Claudio Camilleri, Calogero Ferrara e Renza Cescon hanno fatto ricorso. La causa della morte, dicevano, era tristemente sotto gli occhi tutti: asfissia. Il Riesame prima e la Cassazione ora hanno dato loro ragione. Stipare gli immigrati fino all’inverosimile in una stiva, bastonarli per impedirgli di mettere il naso fuori e respirare, affrontare un lungo viaggio con un’imbarcazione fatiscente: tutto ciò significa, secondo la Procura, mandare i disperati incontro alla morte.

 

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29 Gennaio 2016, 16:54

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