16 Maggio 2013, 20:12
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PALERMO – E’ una comunità sconvolta, che si chiede il perché di tanta atrocità, di tanta rabbia. La notizia si è diffusa velocemente tra le centinaia di romeni che vivono a Palermo: nella zona in cui è avvenuto il duplice omicidio c’è un folto gruppo di donne che si incontra ogni pomeriggio, al termine del turno di lavoro. C’è chi fa la badante, chi effettua soltanto le pulizie presso diversi privati o chi fa la baby sitter. Tutte sanno cosa è successo alla loro connazionale e all’amica polacca della moglie di Gabriel Dumitru, l’assassino romeno che si sarebbe poi gettato sotto un treno.
“Ci vergogniamo per lui – dice una di loro -. Noi qui siamo soltanto ospiti. Lavoriamo, paghiamo le tasse, cerchiamo di rispettare questa città stupenda e i suoi abitanti, ma quando qualcuno agisce in questo modo non possiamo fare altro che indignarci”. Sono una ventina le romene che di pomeriggio si incontrano al Giardino Inglese: nella zona residenziale della città è quello il luogo in cui trascorrono insieme il tempo libero. La domenica – come raccontano alcuni residenti – molte di loro si incontrano nella villetta vicina, in piazza Alberico Gentili, per mangiare un gelato e scambiare quattro chiacchiere.
Di solito è proprio la domenica il giorno in cui sono più libere, considerando anche che la maggior parte di loro fa da badante ad anziani non autosufficienti ed è quindi impegnata soprattutto la notte. Proprio come lo era stata Mihaela Gravil, la moglie dell’assassino. Due notti fa, infatti, la donna si trovava al lavoro, per questo sarebbe ormai certa la fascia oraria in cui sarebbe avvenuto il delitto: nella mattina di mercoledì, proprio quando la vicina di casa avrebbe avvertito un rumore sospetto.
Quello che però rende adesso più complicata la ricostruzione del duplice omicidio e il collegamento stesso al movente che ha mosso la mano di Dumitru, è ciò che è emerso dall’ispezione cadaverica del medico legale: a morire per prima è stata infatti Henryka Piechulska, 37 anni, la coinquilina di Gavril. Poi sarebbe toccato alla romena, assassinata a colpi d’ascia: da escludere, quindi, che la polacca sia corsa in soccorso della moglie di Dimitru, come si era ipotizzato in un primo momento. Ma l’ora esatta del decesso delle due donne sarà stabilita soltanto dopo l’autopsia che verrà eseguita nelle prossime ore.
I punti oscuri della terribile vicenda non finiscono però qui: la polizia, coordinata dal sostituto procuratore Caterina Malagoli, vuole vederci chiaro sul riconoscimento del presunto assassino, Gabril Dumitru: il corpo dell’uomo, essendo finito sotto il treno, era massacrato, ma addosso aveva le chiavi di casa dell’appartamento di via Di Marco nel quale, in base al racconto dei vicini, si recava saltuariamente. Salvo colpi di scena, dunque, il suicida dovrebbe essere il marito della Gavril: un primo indizio è dato da una tatuaggio trovato sul cadavere che, secondo testimoni, aveva anche il romeno.
Le indagini non sottovalutano alcuna ipotesi: il massacro potrebbe essere avvenuto per motivi di gelosia, ma gli inquirenti, al momento non escludono nulla. “Mihaela era una persona limpida – racconta una romena che abita a pochi metri da via Di Marco – sempre molto disponibile e pronta ad aiutare noi connazionali. Ci scambiavamo i contatti – continua – se c’erano offerte di lavoro in giro ce le comunicavamo. Tra di noi è fondamentale aiutarci a vicenda”.
“Io – dice un’altra donna – non so cosa ci fosse di preciso tra loro due, ma credo fossero separati. Conoscevo lei, ma l’uomo non l’ho mai visto. Credo che uccidere in questo modo sia possibile soltanto per motivi di gelosia”. “Non possiamo sapere se lei aveva un amante – continua una connazionale -. Non riusciamo davvero a spiegarci tale ferocia. Di sicuro, noi romeni, non vogliamo che i palermitani abbiano adesso pregiudizi sulla nostra comunità, fatta anche di gente lavoratrice e onesta”.
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16 Maggio 2013, 20:12