"Milani, Artioli e il Festino |Orlando ricorda Cammarata" - Live Sicilia

“Milani, Artioli e il Festino |Orlando ricorda Cammarata”

L'ex candidato sindaco Fabrizio Ferrandelli su Orlando: "Mi aspettavo più discontinuità. Le partecipate? Si è preferita la logica dell'appartenenza. Il caso del dirigente condannato? Non aveva senso metterlo in quell'ufficio".

L'intervista
di
4 min di lettura

Due mesi fa, quando il ballottaggio ne ha sancito la sconfitta, aveva detto che sarebbe stato “il secondo cittadino”. Adesso, a due mesi dalle Amministrative, Fabrizio Ferrandelli prova a tracciare un bilancio dell’amministrazione Orlando. Con un punto di partenza: “Due mesi sono troppo pochi per potere trarre conclusioni su un’azione amministrativa. L’augurio per questa città è che l’amministrazione operi bene”. Subito dopo, però, Ferrandelli fa una pausa. E si lancia in un “però”: “Però ci saremmo aspettati più discontinuità con l’amministrazione Cammarata”.

In che senso?
“Avremmo voluto vedere un po’ di discontinuità sui dirigenti, sulla nomina dei cda delle partecipate, eccetera. E poi avremmo voluto un po’ più di tempestività: ad esempio, l’ufficio Europa doveva essere organizzato subito, in modo da permettere al Comune di mettere subito mano ai fondi comunitari. Invece la sensazione è che all’interno degli uffici ci sia una sostanziale paralisi, con dirigenti e funzionari che non sanno bene come allocarsi”.

Eppure una rotazione è stata fatta. E su questo fronte si è registrata la prima polemica, con la nomina al servizio Fitti di Alfredo Milani, che negli anni Novanta ha ammesso di avere intascato una mazzetta. Qual è la sua valutazione di questa vicenda?
“Credo che il caso Milani sia emblematico di quel che stavo dicendo. Un sindaco che vuole segnare un punto di rottura col passato avrebbe dovuto dare un segnale di discontinuità anche in questo. Noi non avremmo mai messo in un punto così sensibile un dirigente con un passato del genere”.

Sulle partecipate, invece, la discontinuità è stata forte.
“Ma c’è stato un ritorno al passato da un lato e un ritorno al metodo del sostegno elettorale dall’altro. Non si è tenuto conto solo di una logica di competenza e indipendenza, come si dovrebbe fare in questi casi, ma piuttosto a una logica di appartenenza: penso ad Ettore Artioli, ma anche ad Emilio Arcuri”.

Intanto, sul Massimo si registra un assedio ad Antonio Cognata. Si è parlato persino di un commissariamento…
“Ecco, su questo argomento credo di avere più di tutti le carte in regola. In passato le mie battaglie sul teatro Massimo sono state eclatanti, ho persino denunciato i dirigenti alla Corte dei conti. Su questo fronte, però, ci aspettiamo trasparenza nella scelta dei vertici: insomma, non vorremmo che ci fosse la cacciata dei vecchi di marca cammaratiana per inserire al loro posti gli altrettanto vecchi di matrice orlandiana”.

Un altro punto sul quale la polemica si è infuocata è stata la pedonalizzazione dell’Acquasanta: ieri l’assessore alla Mobilità Tullio Giuffré ha revocato il provvedimento. Aveva ragione prima o ha ragione adesso?
“Il punto è un altro: i piani non possono essere calati dall’alto. Prima bisogna dialogare con i residenti e con le associazioni di categoria e solo dopo si deve assumere una decisione. E poi non si può arrivare con piani di chiusura random: c’è un piano urbano del traffico che aspetta ancora in consiglio comunale. Noi vorremmo che si partisse da quello, anche perché non vogliamo che la giunta si sostituisca al consiglio. E poi c’è il problema Bellolampo…”.

Orlando dice: “Non controlliamo noi la discarica”.
“Certo, e ovviamente l’amministrazione non ha responsabilità. Ma sta di fatto che c’è un quartiere in rivolta, ci sono nuvole di fumo che lo assediano. Lo capisco bene: non bisogna fare allarmismo, ma bisogna informare i palermitani. La gente non sa se stare barricata in casa o uscire”.

Lei dice che due mesi sono pochi per tracciare un bilancio, ma questa sembra una stroncatura.
“Non mi fraintenda: crediamo ci sia buona volontà, ma non vogliamo che rimanga solo in via Libertà. Lì i dossi sono stati rimossi, la strada è stata riasfaltata e tutto è andato per il verso giusto. Ma noi avremmo dato priorità ai problemi complessi delle periferie, dove ci sono i liquami per strada. Insomma: ci auguriamo che questa non sia un’amministrazione che va avanti per slogan, alla Cammarata, come ad esempio è stato per il Festino”.

Il Festino? Eppure è stato giudicato positivamente.
“Sì, ma vediamo segnali che ci allarmano. Penso ad esempio al trasporto dei disabili rimasto bloccato: avremmo preferito avere un elefantino in meno e un servizio per i disabili in più. Oppure: è stato un bel segnale coinvolgere i ragazzi di Addiopizzo, ma la nomina di Ettore Artioli appena qualche giorno dopo è andata in direzione opposta”.

Un’ultima domanda su Fabrizio Ferrandelli. Al momento lei non ha incarichi politici…
“Sto dimostrando che la politica non è solo l’occupazione di una poltrona, ma una prassi quotidiana del vivere civile. Al momento lavoro e dedico il mio tempo libero al radicamento del movimento. E poi, ovviamente, c’è un contatto costante con gli eletti, un grande movimento che ci consente di far sentire la nostra voce al Comune”.

Si parla di lei come di un possibile candidato all’Ars. È questo il suo futuro?
“Su questo stiamo a guardare. Noi siamo a disposizione, con il nostro patrimonio politico, e di certo non spariremo: il nostro punto di vista ha dimostrato di essere quello di una buona fetta di palermitani, che ci hanno permesso di arrivare al secondo turno, e quindi è una componente politica importante di questa città. Io e la mia squadra capiremo come fare proseguire questo percorso”.


Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI