03 Aprile 2020, 13:32
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PALERMO – “Non esiste esigenza cautelare che possa sopraffare il diritto alla tutela della salute”. Con queste parole l’avvocato Stefano Santoro spiega le ragioni dell’istanza con cui chiede la scarcerazione del boss Settimo Mineo. Il capomafia di Pagliarelli è anziano (ha 82 anni) e soffrirebbe di patologie gravi. Il contagio dal Coronavirus, dice il legale, “potrebbe essere fatale”.
Secondo Santoro, le condizioni di Mineo, che ha presieduto l’ultima cupola di Cosa Nostra, sono incompatibili con il regime carcerario. Nella richiesta inviata al giudice per le indagini preliminari Rosario Di Gioia che sta processando Mineo, Santoro ha allegato la cartella clinica del carcere di Sassari, dove l’anziano boss è recluso al 41 bis, e la consulenza di un cardiologo palermitano. Entrambe certificano i problemi cardiovascolari del padrino di Pagliarelli. In realtà si tratta di un’integrazione a una precedente istanza di scarcerazione, presentata un mese fa, alla luce della nuova emergenza sanitaria e alla morte, avvenuta due giorni fa a Bologna, di Vincenzo Sucato, presunto boss di Misilmeri e sotto processo con Mineo (leggi l’articolo sul decesso di Sucato).
Per Mineo, già condannato in passato, la Direzione distrettuale antimafia ha chiesto 20 anni di carcere (leggi tutte le richieste di pena). Santoro nel corso dell’arringa difensiva ha sostenuto che Mineo non può avere partecipato all’assise mafiosa del maggio 2018 perché si trovava in ospedale (l’accusa ritiene invece dimostrata la piena compatibilità fra i suoi spostamenti e la partecipazione alla riunione, e la sua piena operatività mafiosa). Il ritorno al potere di Mineo è stato ricostruito in capitoli di informative, zeppe di intercettazioni ed esiti di pedinamenti. Nell’attesa della sentenza il legale chiede che al boss siano concessi gli arresti domiciliari.
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03 Aprile 2020, 13:32