15 Settembre 2016, 11:56
3 min di lettura
PALERMO – Ancora nulla di fatto all’Ars. La mancanza del numero legale inchioda il governo. E il cammino della mini finanziaria si conferma sempre più impervio. Lo scoglio sul quale l’aula si è infranta è l’articolo 25. La norma prevede che le spese dei gruppi parlamentari, relative ai consumi di energia elettrica, idrici e per i servizi di pulizia dei locali, passino interamente a carico dell’Ars. Il copione, sempre identico, si è ripetuto per tre volte. Il M5S ha chiesto il voto palese sulla soppressione dell’articolo. Richiesta sulla quale ha prevalso però lo scrutinio segreto voluto della maggioranza. E sul voto segreto, l’aula non era in numero legale. La seduta è stata rinviata a martedì prossimo.
Il vice presidente di Sala d’Ercole Antonio Venturino, a margine della seduta, se la prende con i Cinquestelle, accusati di “gravissima irresponsabilità politica. Fanno mancare il numero legale, dimenticando che in questa manovra ci sono nove milioni destinati al pagamento degli stipendi dei precari delle ex Province, che guardano a questa assemblea con ansia. Il ‘cittadino’ Cancelleri si ricordi – conclude Venturino – che proprio il gruppo del M5S costa il doppio rispetto a tutti gli altri”.
“È sgradevole leggere le parole di un presidente dell’Ars che nell’esercizio delle sue funzioni dovrebbe essere super partes, scagliarsi con un gruppo parlamentare”, è la replica del capogruppo del M5S Matteo Mangiacavallo. “Alzare il tesserino fa parte delle nostre prerogative. Se vogliono questo articolo, si ‘pieghino’ al voto palese – aggiunge Mangiacavallo -. Noi irresponsabili? Eravamo qui anche il 10 agosto, disposti ad andare avanti mentre altri deputati pensavano alle vacanze. E abbiamo anche proposto lo stralcio delle norme più urgenti”. Secondo Mangiacavallo “è paradossale che si pretenda da noi il voto su un testo che non ci ha visti minimamente coinvolti. Per ciò che riguarda le spese del gruppo – conclude -, sono da calcolare diversamente. Innanzitutto vorremo sapere quali sono le spese effettive di tutti i gruppi. E poi ci sono voci di spesa che hanno un peso diverso nel computo finale. Molti gruppi ad esempio, hanno componenti all’interno del consiglio di presidenza, a differenza nostra”.
Un primo stop, in apertura di seduta, si era reso necessario per un confronto tra i capigruppo di maggioranza, l’assessore al Bilancio Alessandro Baccei e il presidente della commissione Bilancio Vincenzo Vinciullo. Il governo, dopo la clamorosa debacle di martedì scorso, ha provato a trovare una difficile quadratura del cerchio. Al vertice, a quanto si apprende, non ha partecipato Sicilia futura, i cui banchi oggi sono rimasti pressoché vacanti. Tramontata sul nascere l’ipotesi di uno stralcio, per salvare alcune norme, tra le quali quelle relative allo stanziamento di nove milioni di euro in favore delle ex Province e al contributo di 2,4 milioni di euro per le scuole paritarie.
Insomma, la maggioranza annaspa, come si era visto l’altroieri. I numeri mancano e la tensione è palpabile. Tanto che Rosario Crocetta ha convocato un vertice di coalizione per martedì prossimo.
Nel corso dell’esame della manovrina, Sala d’Ercole ha approvato appena due articoli. Via libera, con un emendamento del M5S, ad alcune modifiche in materia di assegnazione dei punteggi ai Confidi, istituti che svolgono attività di garanzia collettiva per agevolare le imprese nell’accesso al credito bancario. Approvata anche la proroga dei termini in materia di cooperative giovanili.
Pubblicato il
15 Settembre 2016, 11:56