Politica

Minori entrate dall’Irpef, la Sicilia sul piede di guerra contro Roma

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27 Febbraio 2024, 06:45

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PALERMO – La Regione Siciliana è pronta a impugnare i due commi della legge di stabilità nazionale che stabiliscono le compensazioni dello Stato nei confronti Regioni autonome per la riduzione del gettito Irpef figlio della riforma delle aliquote attuata dal governo Meloni. Si tratta di due commi che tagliano fuori la Sicilia dai ristori previsti, invece, per Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Province autonome di Trento e Bolzano. Il via libera al ricorso di legittimità costituzionale da parte di Palazzo d’Orleans è arrivato nell’ultima riunione di Giunta.

Riforma dell’Irpef, meno soldi alla Sicilia

Il nodo è quello relativo agli effetti della riforma Irpef varata dal governo nazionale. Le aliquote sono state ridotte da quattro a tre, con una conseguente diminuzione del gettito che per le Regioni e le Province autonome si aggira sui trecento milioni di euro. In Sicilia verranno meno, secondo le stime del ministero dell’Economia e finanze, 164 milioni di euro.

Le altre Regioni e Province autonome hanno chiuso un accordo con lo Stato per compensazioni dal valore complessivo di 105,5 milioni di euro per il solo 2024: quell’intesa, contenuta proprio nei commi 450 e 451 dell’articolo 1 della legge di stabilità nazionale, ha tagliato fuori la Sicilia, che pure aveva avviato una trattativa con il Mef insieme con le altre regioni. La trattativa è stata portata avanti dal dipartimento Economia e finanze della Regione, guidato da Silvio Cuffaro. In un primo momento la soluzione sembrava vicina ma il Mef ha chiuso le porte. A questo punto la Regione pensa di andare contrattacco sollevando la questione di legittimità sui due commi.

Gli uffici dell’assessorato regionale all’Economia a Palermo, in via Notarbartolo

“Nessun ristoro per la Sicilia”

Una mossa figlia anche dei pareri legali arrivati sul tavolo della giunta guidata da Renato Schifani. Il primo allarme porta la firma della Ragioneria generale della Regione: è il 2 febbraio quando una nota mette in evidenza “le potenziali ripercussioni” per le casse regionali a causa dei due commi della legge di stabilità. Quelle disposizioni, infatti, non contengono nessuna previsione “di ristoro finanziario – scrissero gli uffici di via Notarbartolo – a seguito della riforma delle aliquote Irpef”.

Le richieste di aiuto partite da Palermo all’indirizzo di Roma, come ricordato sempre dalla Ragioneria generale, “non hanno trovato riscontro da parte del Mef”. La Sicilia, quindi, “subirebbe per intero gli effetti finanziari negativi delle minori entrate determinate dalla riforma statale”. Da qui il suggerimento sulla “possibilità di tutelare la sfera giuridica regionale” che agli uffici appare “lesa” da norme che sarebbero in contrasto con gli articoli 3 e 81 della Costituzione.

Le due norme che creano “squilibri finanziari”

Secondo gli uffici regionali, infatti, la riforma dell’Irpef “pregiudica unilateralmente il rapporto tra competenze statuariamente attribuite e assegnazioni finanziarie riconosciute per espletarle”. Una situazione che darebbe vita a “conseguenti squilibri finanziari” visto che non c’è “un congruo ristoro per riequilibrare l’impatto negativo sotto il profilo economico”. Sul piatto anche il parere dell’ufficio legislativo e legale della Regione: la decisione “unilaterale” di “escludere” con i due commi incriminati la Sicilia da qualunque forma di ristoro “sembra determinare – è la tesi di Palazzo d’Orleans – una lesione delle prerogative statutarie”.

Tutto ciò sarebbe “in contrasto” con il principio che regola i rapporti finanziari tra lo Stato e le Regioni a statuto speciale. Lo scontro, però, potrebbe essere ancora evitato. A sottolinearlo è la stessa Ragioneria generale, evidenziando l’opportunità comunque di intraprendere “tutte le iniziative di confronto istituzionale per una soluzione condivisa” della controversia. Una via d’uscita potrebbe arrivare attraverso uno dei tanti tavoli aperti sull’asse Roma-Palermo.

Falcone: “Il dialogo con Roma resta aperto”

Sulla vicenda è intervenuto l’assessore all’Economia Marco Falcone, che getta acqua sul fuoco rispetto anche ad alcune interpretazioni pessimistiche delle interlocuzioni con Roma. Secondo Falcone la mossa della Regione “ha natura cautelativa”, mentre comunque “rimane aperto” il canale di dialogo con il Mef.

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27 Febbraio 2024, 06:45

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