11 Novembre 2015, 06:15
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ALIMENA (PALERMO) – Ha chiesto del suo papà. Ha voluto sapere dalla madre dove si trovasse, perché non tornava a casa. “Non c’è più, è volato in cielo insieme ai nonni”, ha detto Daniela al suo bambino di quattro anni. Il piccolo è scoppiato in lacrime. Disorientato e singhiozzante ha continuato a fare domande. “Mi ha chiesto chi sarebbe stato adesso suo padre, gli ho risposto che da oggi in poi sarò io a fargli sia da mamma che da papà”. Daniela Oddo è una donna di 33 anni a cui sono stati strappati gli affetti più cari. I suoi punti di riferimento se ne sono andati con l’incendio che la notte del 2 novembre ha distrutto l’abitazione della sua famiglia ad Alimena, la stessa in cui da alcune settimane si era trasferita insieme al marito e al loro bambino per affrontare la seconda gravidanza.
I suoi genitori ed il marito Fabio non hanno avuto scampo e lei, suo figlio e il fratello Domenico di 31 anni, sono gli unici sopravvissuti a quell’inferno. Un inferno da cui un padre ha messo in salvo il suo bambino sacrificando la sua stessa vita. Un gesto di amore assoluto quello di Fabio Rosario Oddo, morto da eroe in ospedale sei giorni dopo il rogo. Durante quei momenti drammatici in cui il fumo e le fiamme rendevano impossibile qualunque movimento, ha tentato il tutto per tutto: ha sollevato il bambino impaurito dal letto, gli ha versato sopra dell’acqua, poi lo ha avvolto in una coperta stringendolo forte a sé. “Gli ha detto che erano in pericolo, che non doveva avere paura perché con lui c’era il suo papà”.
Domenico Oddo, figlio dei due anziani che hanno perso la vita nel rogo e cognato del padre-eroe di Alimena, ha sentito con le proprie orecchie quelle parole: “Sono le ultime che Fabio ha pronunciato prima che si lanciasse dalla finestra col bambino. Poco dopo l’ho visto fuori, a terra. Non dava segni di vita. Ero andato io a svegliare lui e mia sorella – racconta -. Sono stato il primo ad accorgermi di quello che stava accadendo. Ancora in dormiveglia mi sono alzato, non vedevo nulla, raggiungere i miei genitori bloccati dalle fiamme nella loro stanza è stato impossibile. Stavo per svenire, mi mancavano le forze. Non so ancora come, ma sono riuscito a scendere le scale. Dietro di me c’era mia sorella, entrambi ci siamo ritrovati fuori dalla palazzina, non eravamo molto lucidi, avevamo respirato una quantità di fumo indescrivibile. E il tempo che scorreva ci faceva rendere conto che stavamo per perdere nostri genitori. Ho provato ad arrampicarmi, ad entrare dal balcone. Nessuno è stato in grado di salvarli”.
E’ un racconto disperato, scandito dalle lacrime e dal senso di impotenza: “Non siamo riusciti a metterli in salvo – dice Domenico – ci sono giorni in cui penso che avrei preferito morire anche io: amavo i miei genitori eravamo una famiglia molto unita, che aveva poco, ma condivideva tutto. Quando anche Fabio ci ha lasciati, questa sensazione si è fatta più forte. Cerco ogni giorno di trovare il coraggio di andare avanti per aiutare mia sorella, il bambino e quello che nascerà. Quella che Fabio ci ha lasciato è una lezione di vita per tutti. Ha fatto ciò che di più grande un uomo possa fare: per attutire il colpo e salvare il suo bambino si è gettato dalla finestra di schiena. Ha riportato ferite gravissime, è morto per l’amore che solo chi è padre può comprendere. Ed io sono fiero ed onorato di averlo conosciuto – aggiunge – di avere vissuto fianco al fianco, fino all’ultimo. Quella sera avevamo mangiato insieme una pizza, eravamo tutti sereni, felici. L’incubo è cominciato mentre eravamo a letto, stavamo dormendo tutti profondamente. Io, Daniela e Giusi, l’altra mia sorella, abbiamo così perso le persone che amavamo, quelle per cui vivevamo”.
“Quando ho aperto gli occhi – aggiunge Daniela Oddo – sono stati necessari alcuni minuti per rendermi conto di cosa stava succedendo. Il cuore mi batteva forte, io Fabio e il bambino eravamo terrorizzati. Poi ho visto mio marito a terra, fuori, una scena straziante. In quegli stessi istanti mi è venuto incontro un vicino di casa, aveva in braccio mio figlio. Fabio mi ha lasciato questo regalo, ha permesso al nostro piccolino di continuare a vivere sapendo che quel volo probabilmente lo avrebbe ucciso. Adesso ho tre angeli in cielo ed uno che nascerà tra alcuni mesi: sarà un maschietto – dice Daniela – e lo chiamerò come il suo papà, un uomo che non mi ha mai fatto mancare nulla, che ha dato tutto a nostro figlio e che voleva con tutto se stesso un altro bambino, nei quali occhi so che lo rivedrò. Gli racconterò di lui, del grande uomo che mi è stato accanto per quasi vent’anni. Eravamo giovanissimi quando ci siamo fidanzati, da otto anni eravamo sposati. La mia vita accanto a lui è stata un sogno”.
Generoso, grande lavoratore, Fabio viveva per la sua famiglia. Per la sua morte un paese intero è ancora sotto choc, lo conoscevano tutti. Era titolare di una ditta di produzione finestre in pvc nel vicino paese di Blufi e gestiva anche un’azienda agricola con tanto di allevamento di galline. “Vivevamo del suo lavoro – dice Daniela – adesso oltre a dovere accettare questa realtà straziante, ci ritroviamo in una situazione economica critica. Non ho più nemmeno mio padre e mia madre, io e mio fratello siamo rimasti da soli”. Per aiutare Daniela l’opera di Misericordia del paese ha messo a disposizione il proprio conto corrente per far partire una gara di solidarietà. “La famiglia – spiegano – ha adesso bisogno dell’auto di tutti. Daniela, il suo bambino e quello che sta per arrivare devono poter contare sulla generosità della gente, che non deve abbandonarla. Ci auguriamo che l’appello venga accolto e che a lei giunga tutta la forza necessaria per affrontare questa situazione”. Chi vorrà dare una mano alla famiglia potrà effettuare un versamento al conto Banco Posta intestato a “Confraternita di Misericordia di Alimena”, Iban IT75D0760104600000009602405 con causale “Offerta in favore delle famiglie Oddo”. Oppure, tramite bollettino postale al conto corrente numero 9602405, con stesso intestatario e stessa causale.
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