06 Febbraio 2015, 17:10
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PALERMO- Così rinasce e viene riscritta una meraviglia antica e intramontabile, un cocktail di opulenza e tinta nera, di miserie e nobiltà, che Marcello Sorgi – palermitano illustre – racconta, su ‘La Stampa’ di oggi: “Per chi è nato a Palermo, i mercati di strada che ormai tendono a essere soppiantati dai centri commerciali, hanno sempre rappresentato un pezzo dell’anima della città. La Vucciria, il Capo, Ballarò (che tra l’altro ha dato il nome a un talk show di successo) colpivano, dei visitatori, la vista, per quel tripudio di colori dominato dal rosso del sangue di animali appena uccisi, ma soprattutto l’udito, per via del coro assordante di “abbanniate”, le grida dei venditori in dialetto, così simili a quello che si ascoltano per strada a Tunisi o a Marrakech. Per queste stesse ragioni, quarant’anni fa, quando Renato Guttuso dipinse La Vucciria, colpiva di quel quadro il silenzio. Ma ora che la Vucciria diventerà un’opera, un pezzo di teatro e un film, il limite connaturato a ogni dipinto che raffiguri la realtà cadrà tutt’insieme sotto gli occhi degli spettatori del Teatro Massimo e a poche centinaia di metri dal luogo vero del mercato in via Roma, ormai luogo di ritrovo della movida giovanile”.
Accade dunque che un celeberrimo – forse il più celebre – quadro di Guttuso, ‘La Vucciria’ passi dalla tela immobile a una storia in movimento, con una riscrittura sonora, un’opera di Roberto Andò e Marco Betta, con testi di Andrea Camilleri (il racconto, ‘La ripetizione’), per la serata inaugurale della stagione sinfonica del Teatro Massimo. Appuntamento domani, sabato 7 febbraio, alle 20.30 con ‘Il quadro nero, ovvero La Vucciria, il grande silenzio di palermitano’, per la prima assoluta. Sempre a ‘La Stampa’ Andrea Camilleri – che ha incontrato Guttuso con un testo che narra una storia nella storia – dice: “Sono certo che la trasposizione fatta da Roberto Andò e Marco Bettà arricchirà il mio racconto”. “Un progetto di parole e musica – spiega il compositore Marco Betta – . Le immagini mostreranno Francesco Scianna e Giulia Andò come voci recitanti e interpreti di due dei personaggi che si muovono nel dipinto”. “Se la Vucciria di Guttuso – dice Roberto Andò – si occupa del tempo e della morte, l’opera da noi concepita, affidata esclusivamente al video, alla musica di Marco Betta e alla drammaturgia del silenzio tracciata da Camilleri, insegue quel tempo, scegliendo di tessere il filo mentale delle figure che vi scorrono dentro, l’apparire e lo svanire di un’illusione, ciò che sarebbe potuto essere e non è avvenuto”.
“Un progetto – dice il sovrintendente della Fondazione Teatro Massimo, Francesco Giambrone – che raccoglie talenti, idee, passioni, energie di tanti siciliani contemporanei illustri, da Camilleri a Betta, da Andò a Francesco Scianna, nel nome di un grande artista, siciliano anche lui. Un patrimonio straordinario di questa terra che si rinnova di generazione in generazione e che il Teatro raccoglie e fa suo”.
Ed è così che l’immobilità del dipinto diventerà narrazione, profondità di cose e persone che si muovono. Perché quel titolo? Lo spiega a Sorgi, Fabio Carapezza, figlio adottivo di Guttuso: “Quel quadro fu interpretato dal grande critico Cesare Brandi come ‘il quadro nero’, come se l’opulenza di quel momento fosse l’anticamera di un senso di morte, una forma di presagio”. In una parola, Palermo. E forse tutto il resto.
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06 Febbraio 2015, 17:10