Miss, mia cara miss

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27 Settembre 2015, 09:03

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Miss, mia cara Miss, io faccio il fesso ma fesso non so’
Miss, mia dolce Miss son genuflesso ai tuoi piedi però

Cara Miss Italia,

a distanza di una settimana non si è ancora spenta l’eco della tua elezione nobilitata, oltre che dalla tua bellezza, dalla risposta al dotto quesito del giurato Amendola. Alla domanda “In quale periodo storico avresti voluto vivere ?”, tu hai gelato la Nazione fremente con la risposta: “Nel 1942, nel periodo della guerra. Tanto so’ donna, il militare non l’avrei fatto e sarei rimasta a casa”. L’illuminante rivelazione mi ha riportato alla mente una battuta di Silvio Berlusconi, noto cultore della bellezza in boccio, riferita a una tua non-concorrente come Rosy Bindi bollata con un “Più bella che intelligente”. Ho letto che userai parte del premio in denaro per pagarti un corso di recitazione. E magari anche qualche lezione di dizione per correggere quell’accento che fa tanto Francesco Totti. Ebbene, io ti vorrei consigliare di spendere pochi spiccioli per comprare un paio di libri. Magari da leggere a tempo perso, tra una sfilata e un calendario, per capire che pur senza un’uniforme indosso, le “donne del ’42” pagarono alla guerra un contributo di dolore e morte simile a quello degli uomini.

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Il primo libro che vorrei consigliarti è “La storia” di Elsa Morante che narra le vicende di Ida, un’insegnante vedova del quartiere romano di San Lorenzo che muore in manicomio dopo la perdita della sua ultima ragione di vita, il figlioletto Useppe frutto di una violenza carnale subita da un soldato tedesco ubriaco. Nel libro rivivono molte altre “donne del ‘42”, tra cui Costanza, che Ida incontra alla Stazione Tiburtina e che, dopo esser sfuggita per caso al rastrellamento del Ghetto di Roma, si consegna alle SS per seguire il marito e i cinque figli nel treno che li porterà ad Auschwitz. Capisco però, mia cara Miss, che con tutti gli impegni che ti sono piovuti addosso forse non potrai dedicare tutto questo tempo a un libro. Anche i libri, come le miss, hanno le misure e questo è alquanto “curvy”. E allora ti basterà qualche ora per leggere un solo capitolo del saggio “Controstoria della liberazione” di Gigi Di Fiore. Ti consiglio il settimo che narra la vicenda delle “marocchinate”, “donne del ’42” i cui corpi furono oltraggiati dalla bestialità delle truppe d’assalto marocchine (i cosiddetti “goumiers”) al comando del generale francese Juin. Donne di paesi come Esperia, Lenola, Patrica, non lontani dal tuo. Donne laziali come te. E non ribattere che sei romanista.

Ma se proprio sei allergica ai libri, ti racconterò la storia di mia nonna Dora che nel ’42 aveva quattro figli da sfamare in qualche modo e che costruì per loro un Presepe. Perché anche le “donne del ’42” erano mamme e per i loro bimbi persino nel ’42 a Natale era Natale. La grotta costruita con pezzi di sughero incollati su una scatola di biscotti Mellin, uno specchietto rotto per fare un laghetto, per pecorelle i tappi di sughero con la bambagia al posto del vello e quattro stuzzicadenti al posto delle zampe. E molte di esse tenevano appuntata sul petto, accanto al crocifisso, la foto dei loro uomini lontani e non la figurina di un calciatore.

Un’ultima cosa, mia cara miss: se c’è una cosa che più delle altre m’ha sconvolto nelle tue parole è che, per quanto tragica fosse la guerra, tu “tanto saresti rimasta a casa”. Come se l’evento che speravi di vivere fosse un film da vedere alla TV stravaccata su un divano con una busta di patatine in mano. E che la guerra la facessero gli altri, mentre te la godevi da casa. Tu, la più bella del reame, con le tue parole che più brutte non si può.

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27 Settembre 2015, 09:03

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